Google Ireland Limited ha presentato un ricorso al Tar del Lazio per contestare la sanzione da 450.000 euro imposta dall’Agcom per la violazione del divieto di pubblicitĂ dei giochi, contenuto nel Decreto DignitĂ del 2018.
Il Collegio ha considerato che ad un sommario esame, tipico della presente fase, “il ricorso non appare assistito da idoneo fumus boni iuris attesa la non pertinenza dei plurimi richiami, contenuti nel ricorso, alla disciplina sul commercio elettronico e posto che non sembra che la ricorrente abbia provato la sussistenza di elementi idonei ad escludere la propria colpa, essendosi limitata ad affermare che “nella specie, non è stata mai selezionata la casella della promozione a pagamento nei dettagli relativi ai Video Contestati” e che la mancata selezione della suddetta casella le avrebbe impedito di “controllare a priori se il contenuto promosso violi o meno le policy di YouTube”.
Il Tar del Lazio ha ritenuto che “l’istanza cautelare non sia assistita dal prescritto requisito del periculum in mora, che la ricorrente ha enunciato muovendo dal presupposto secondo cui l’AutoritĂ avrebbe imposto in via generalizzata “la rimozione di tutti i video che potrebbero essere potenzialmente in violazione del Decreto Dignità ”, posto che l’ordine contenuto nel provvedimento impugnato risulta, viceversa, espressamente limitato ai soli “video caricati dal content creator in questione, come si evince dal tenore testuale del dispositivo dell’ordinanza”.
Per questi motivi il Tar del Lazio ha deciso di respingere l’appello cautelare proposto da Google contro la sanzione. ac/AGIMEG