Divieto pubblicità giochi, Nielsen: “Previsti cali introiti per 40-50 milioni nel 2019 e fino a 70 milioni a partire dal 2020”

Il decreto Dignità giunto alla Camera introdurrà il divieto di qualsiasi forma di pubblicità relativa ai giochi d’azzardo. Secondo i dati di Nielsen comporterà un calo di introiti pubblicitari pari a 40-50 milioni di euro nel 2019 con i contratti in essere che andranno in scadenza e a 60-70 milioni a regime, a partire dal 2020. L’impatto dei mondiali di calcio in Russia, trasmessi in esclusiva sui canali Mediaset ha contribuito sul totale dei ricavi pubblicitari per l’1% circa, pari a 40-50 milioni di euro aggiuntivi. L’anno si chiuderà con una crescita compresa fra l’1,5% secondo Upa (Utenti pubblicità associati) e l’1,7% la stima Nielsen, con un fatturato intorno agli 8,5 miliardi di euro. Il comparto digitale, che comprende anche i big Google Facebook, crescerà del 7,8% quest’anno pari a 2,650 miliardi di euro di ricavi. Quanto alle prospettive per il 2019, Upa e Nielsen non si sbilanciano a fare previsioni prima di settembre, anche per valutare meglio quale sarà il reale impatto dei mondiali di calcio sugli investimenti pubblicitari e gli effetti dello stop alla pubblicità sui giochi d’azzardo previsto dal decreto Dignità. “Se si considera che i ricavi aggiuntivi dai mondiali di calcio sono storicamente intorno ai 40-50 milioni, che verranno meno il prossimo anno, mentre lo stop alla pubblicità sui giochi è visto avere un impatto dello stesso importo nel 2019; complessivamente il prossimo anno vedrà una contrazione dei ricavi intorno ai 100 milioni“, ha spiegato Alberto Dal Sasso, Ais managing director di Nielsen, nel corso della presentazione alla stampa della piattaforma web congiunta Upa-Nielsen sull’evoluzione dell’adversting in Italia nei vari decenni. Dal Sasso ha poi aggiunto che relativamente al 2019, “potrebbe trattarsi di un rallentamento della crescita nella migliore delle ipotesi”. Nonostante il trend del mercato sia in ripresa nel medio periodo non ha ancora raggiunto il picco pre-crisi mondiale del 2008, così fanno notare Upa e Nielsen. mo/AGIMEG