Consiglio di Stato su distanziometro Bolzano: “Norma rischiosa per giocatori problematici e patologici”

La riduzione degli spazi disponibili per le sale gioco rischia di portare a una «modifica della struttura dell’offerta» molto rischiosa per i giocatori problematici e patologici. È quanto si legge nella relazione del consulente tecnico d’ufficio nominato dal Consiglio di Stato, Cesare Pozzi, docente di Economia dell’impresa presso l’Università LUISS di Roma, in merito all’applicazione del distanziometro di Bolzano e provincia, che dispone almeno 300 metri di distanza fra sale gioco e luoghi considerati sensibili come scuole o chiese. Nella relazione, che Agimeg ha potuto visionare, si sottolinea che la distanza minima di 300 metri non determina di per sé un “effetto espulsivo” di tutte le attività di gioco, visto che per ogni Comune sono presenti aree disponibili sufficienti a collocare le sale gioco, ma è tuttavia necessario tenere conto della possibile contrazione di mercato dovuta allo spostamento delle aree accessibili, in considerazione del fatto che non tutte tali aree «saranno disponibili per limiti tecnici ed economici». La misura avrebbe effetti rilevanti in particolare a Bolzano, il comune più grande della Provincia, in cui le sale sarebbero costrette a spostarsi a più di due chilometri: nel breve periodo la distanza non comporterebbe un rischio economico rilevante per i gestori delle sale, ma a lungo andare causerebbe un forte calo di affluenza soprattutto tra i “giocatori sociali”, ovvero quelli caratterizzati dall’assenza o da un basso rischio di dipendenza patologica. Per tale categoria di consumatori «la bassa propensione allo spostamento costituisce un fattore in grado di ridurre l’affluenza alle sale e di indirizzarli verso altre forme di gioco». Sarà diverso invece l’atteggiamento dei giocatori a rischio moderato o alto: in questo caso l’affluenza non dovrebbe subire variazioni significative, in quanto questo tipo di giocatore è maggiormente disposto a spostarsi per soddisfare il bisogno del gioco. In altre parole, il distanziometro paradossalmente non avrebbe alcun effetto su quei giocatori che invece si vorrebbe tutelare.
Il cambiamento della clientela, secondo la perizia, potrebbe portare anche ad altre conseguenze, come un «incremento dei processi di concentrazione» da parte delle società di gioco, in particolare attraverso l’acquisto e la gestione diretta delle sale da parte dei concessionari, oppure attraverso la creazione di catene brandizzate dedicate al gaming. Servirebbero tuttavia «capacità strategiche adeguate», la cui mancanza penalizzerebbe i piccoli operatori locali, cosa che «impone alcune considerazioni» sulla proporzionalità della norma rispetto agli obiettivi per i quali è nata. L’analisi inoltre prende in considerazione anche la valutazione del nuovo segmento di mercato a cui si rivolgerebbero le sale dislocate, che andrebbero a focalizzazione su servizi per attirare giocatori problematici e patologici, arrivando nel lungo periodo ad avere effetti totalmente contrastanti con le finalità che si vorrebbero invece perseguire. lp/AGIMEG