“Un così importante inasprimento delle sanzioni penali, con l’inserimento anche di nuovi istituti, meriterebbe un’attenta e approfondita discussione parlamentare che il provvedimento in esame, data la ristrettezza dei tempi non giustificati sotto il profilo dei presupposti di necessità ed urgenza, in attesa della conversione in legge del medesimo provvedimento, non può senz’altro essere garantita. Analoga riflessione va fatta relativamente alla scelta di introdurre, nelle disposizioni in materia di giochi, sanzioni palesemente sproporzionate come il divieto di esercizio dell’attività imprenditoriale commerciale, all’interno della quale venga offerto gioco pubblico, in caso di violazioni agli obblighi di pagamento delle imposte e dei contributi previdenziali (art. 30) o la chiusura dei punti vendita di raccolta delle scommesse in caso di debiti d’imposta, relativi all’omesso versamento dell’imposta unica (art. 31), di qualunque entità”. E’ quanto sottolineato da R.E TE. Imprese Italia, audita sul Decreto Fiscale, nella memoria depositata in Commissione Finanze alla Camera. “Sempre in tema di giochi, riteniamo che sia opportuna una più approfondita riflessione in merito all’art. 26 con cui viene disposto un incremento del prelievo erariale unico sui giochi (PREU). In particolare, l’ulteriore inasprimento del tributo di oltre un punto percentuale, comporta un prelievo complessivo con un’incidenza sui ricavi fino al 75%. Si tratterebbe di una riduzione ulteriore della marginalità economica non in grado di remunerare adeguatamente investimenti passati, intrapresi sulla base di condizioni fiscali diverse. Al riguardo, occorre considerare che gli operatori del settore hanno già versato nelle casse dell’erario oltre 900 milioni a inizio affidamento e che, a legislazione vigente, la tassazione sugli apparecchi già genera un gettito complessivo di 6.7 miliardi di euro. Il tema della modifica “in pejus” del prelievo unico e degli effetti che tale scelta determina nel settore dei giochi è stato peraltro ampiamente illustrato nel rapporto dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio del 2018 ove è stato rilevato che gli aumenti delle aliquote, a fronte di una domanda di giochi che mostra generalmente una elevata elasticità al prezzo e, soprattutto, la riduzione dei punti di vendita potrebbero comportare una significativa flessione della raccolta complessiva, indebolendo la stabilità economica della filiera e causando una riduzione delle entrate erariali oltre ad ingenerare uno stato di crisi generalizzato per l’intera filiera del comparto”, ha aggiunto. “Nel medesimo solco di misure tese a incentivare emersione di base imponibile relativamente alle transazioni con il consumatore finale, si colloca la c.d. “lotteria degli scontrini”. Il meccanismo premiale appare certamente suggestivo, ma ad oggi non ci sono le condizioni per poter ipotizzare l’avvio della “lotteria degli scontrini” a partire dal prossimo 1° gennaio. Per consentire, infatti, tale avvio è necessario attivare procedure di adeguamento degli attuali registratori telematici, con interventi sull’organizzazione delle imprese, specie quelle che sinora hanno certificato i corrispettivi mediante ricevuta fiscale, e sui sistemi informativi. Si tratta di attività che interesseranno un’ampia platea di operatori e che richiederanno, necessariamente, dei tempi tecnici di medio termine (solo lo scorso 31 ottobre sono state ufficializzate dall’Agenzia delle Entrate le modalità e le procedure operative). E’ auspicabile, pertanto, la previsione di una proroga della decorrenza dell’avvio della lotteria, almeno al 1° luglio 2020, nonché una riduzione delle sanzioni previste dall’art. 20 del decreto in esame. La proroga al 1° luglio 2020 consentirebbe, tra l’altro, anche una partenza uniforme da parte di tutte le imprese, evitando distorsioni concorrenziali che, inevitabilmente, andrebbero a colpire quegli operatori che, sulla base delle tempistiche di adeguamento previste dalla legge, non hanno ancora avviato la trasmissione telematica dei corrispettivi”, ha concluso. cdn/AGIMEG