Decreto Dignità, divieto pubblicità gioco: Tar Lazio conferma sanzioni Agcom a quotidiano online per articolo con link a siti di gioco

IL Tar Lazio conferma le sanzioni inflitte dall’AgCom al Giunco – un quotidiano online della Maremma – per aver pubblicato un articolo che pubblicizzava il gioco online. In sostanza la testata ha pubblicato un articolo che conteneva dei link ipertestuali, questi ultimi poi riportavano a un sito di di promozione e comparazione.
Il Tar ricorda le linee guida pubblicate dall’AgCom per definire i limiti del divieto, e spiega quindi che “la condotta della ricorrente rientra nell’ipotesi vietata di pubblicità indiretta, non ravvisandosi nella specie quella derogatoria delle comunicazioni di tipo informativo”. Il Garante delle Comunicazioni infatti aveva stabilito che il divieto non si applica alle “informazioni limitate alle sole caratteristiche dei vari prodotti e servizi di gioco offerto, laddove rilasciate nel contesto in cui si offre il servizio di gioco a pagamento”. Per il Tar invece l’articolo del Giunco aveva una finalità promozionale, visto che il link veniva “enfatizzato mediante colori e particolari caratteri in evidenza, così differenziati rispetto al resto del testo e pertanto in grado di attirare maggiormente l’attenzione del lettore. La pagina collegata tramite il link riporta poi l’indicazione dei “migliori casinò on line”, promuovendo direttamente i portali in essa contenuti, con i relativi annessi bonus di benvenuto messi a loro volta in risalto”.
Secondo i giudici, in questo messaggio, quindi “Non vengono quindi fornite informazioni, su richiesta del cliente, in ordine al funzionamento consapevole del gioco, né sono indicate, a scopo comparativo, informazioni circa le quote o offerte commerciali dei diversi competitors o bookmakers, che sole potrebbero giustificare simili comunicazioni”.
Il Tar ha anche respinto le critiche sull’entità della sanzione – appunto 50mila euro – del tutto sproporzionata rispetto ai ricavi della testata. Il Giunco peraltro aveva anche chiesto di rinviare la questione alla Corte Costituzionale, per violazione dell’art. 41, e aveva fatto leva su una pronuncia – di qualche settima fa – con cui la Consulta ha bocciato delle sanzioni previste dal decreto Balduzzi per le sale da gioco che non espongono i cartelli di avvertimento.
Per il Tar tuttavia questa vicenda “non è tuttavia pienamente sovrapponibile a quella in esame.” La Corte Costituzionale ha infatti bocciato il Balduzzi perché commina la stessa sanzione “per l’inosservanza di plurimi obblighi di condotta, (…) di «diversa gravità concreta”. Nel caso del decreto Dignità, invece “il legislatore non ha individuato una pluralità di illeciti di diversa gravità, necessitanti pertanto una graduazione della sanzione, ma ha definito un’unica condotta illecita, ovvero la violazione del divieto di qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta,
relativa a giochi o scommesse”. Inoltre “ha previsto una forbice edittale, seppure di marcata severità, non avulsa dal caso concreto, avendo infatti stabilito una sanzione di importo pari al venti per cento del valore della sponsorizzazione o della pubblicità e in ogni caso non inferiore, per ogni violazione, a 50.000,00 euro”. In sostanza “La severità della sanzione censurata è quindi inestricabilmente connessa allo scopo di fissare una soglia minima funzionale a evitare il radicale svilimento della capacità deterrente della norma”. lp/AGIMEG