Decreto Dignità, Carnevali (PD): “Il Governo ha abbandonato Regioni e Comuni. Di Maio, si vergogni di rivolgersi a noi come i difensori del mercato del gioco”

E’ stato un lungo intervento, tutto sull’articolo 9 sui giochi, quello dell’on. Carnevali (PD) in Aula alla Camera. Ricordiamo che Carnevali aveva presentato numerosi emendamenti in Commissione sul Decreto Dignità, tutti bocciati. “Insieme a molti colleghi, nella scorsa legislatura ed in questa abbiamo fatto parte di un intergruppo a contrasto del gioco d’azzardo e ci siamo presi l’impegno di porre un argine sia alla diffusione del gioco d’azzardo patologico e all’aumento dell’offerta pubblica del gioco – ha detto Carnevali -. Parliamo di un settore economico che equivale al 3% del Pil che ha significativi risultati sia in termini di occupazione che di fatturato, ma tutti noi abbiamo la consapevolezza di quanti problemi sta causando in termini di salute e sul piano sociale. Il gioco ha avuto grande diffusione anche grazie a pubblicità pervasiva e accattivante che spesso ricorre a messaggi ingannevoli ed illusori rispetto alla possibilità reale di vincita. E’ stata sicuramente complice la crisi economica che nella speranza del colpo di fortuna ci possano essere condizioni migliori. Stiamo parlando di un settore che fattura oltre 100 miliardi di euro. Va detto che queste forme di intrattenimento non garantiscono una buona socialità, al contrario siamo spesso di fronte a situazioni di solitudine che incoraggiano anche atteggiamenti molto preoccupanti in comportamenti compulsivi. La consapevolezza della gravità è cresciuta non solo tra l’opinione pubblica ma anche nelle istituzioni. Questo è un tema che richiede una strategia di carattere nazionale in vista peraltro della contraddizione tra la rilevanza economica del settore da un lato, il gettito fiscale che produce dall’altro e le conseguenze negative che possono derivare da una diffusione incontrollata del gioco. E ci hanno pensato anche altri. Ci pensò il decreto Balduzzi e lo stesso ministro Balduzzi di iniziare l’inserimento nei Lea ed è merito del Governo precedente se i Lea fanno parte del nostro ordinamento. Mentre arrivavamo lì abbiamo di fatto investito 50 milioni per ogni anno, fino a 150 milioni, per sostenere le risorse alle regioni sulla cura al gioco d’azzardo patologico. L’azioni concreta più importante è quella che è derivata dalla delega fiscale del marzo 2014, che non ha fatto un favore alle cosiddette lobby e che hanno visto peraltro nel tempo numerosi interventi rispetto alla riduzione della diffusione del gioco, in particolare le slot. Nel frattempo le regioni hanno legiferato in materia e i comuni hanno fatto le loro ordinanze. E’ stato grave bocciare le decisioni prese nell’intesa di settembre 2017 tra Stato e Regioni. Molto grave perché conseguentemente a molte delle ordinanze che singolarmente i sindaci hanno adottato, i risultati si vedono. Sulla materia, oltre ad aver messo a disposizioni risorse, aver creato l’Osservatorio, aver inserito i Lea, il punto vero è la Legge di Stabilità del 2016. Cosa è successo in conseguenza a questa legge? E’ stata prevista e realizzata la riduzione del 30% delle awp. Parlo di una diffusione di 400mila slot che sono diventate ora 265mila. Si prevedeva la determinazione di un numero massimo di 10mila sale e 5mila corner per le scommesse, con la conseguente concentrazione dei punti vendita in previsione dei tre anni, impegno tra l’altro ribadito nel contratto di Governo di Lega e 5 Stelle ma respinto dagli emendamenti. Il passaggio delle awp solo da remoto, che prevede, tra l’altro anche questo contenuto nell’intesa, un’accelerazione della rottamazione delle vecchie slot, anche questo respinto negli emendamenti che avevamo presentato. Andava fatto se vogliamo veramente incidere sul contrasto soprattutto al riciclaggio di denaro, alla manomissione che spesso viene fatta in particolare in questo tipo di giochi ed anche il lavaggio del denaro sporco. Siamo convinti che il gioco d’azzardo patologico è una battaglia culturale prima che legislativa. La consapevolezza è la prima arma per ricondurre i numeri del gioco in un ambito non allarmante quanto lo è oggi. Nel contratto di Governo c’erano punti per normare e ridurre il gioco: strategia d’uscita delle machine gambling, forte diminuzione di azzardo con puntate ripetute, imposizione dei limiti di spesa, tracciabilità dei flussi di denaro per contrastare l’evasione e l’infiltrazione delle organizzazioni mafiose, rilascio dell’autorizzazione all’installazione delle slot e delle vlt solo in luoghi ben definiti, no bar, no distributori. Tutto quello che di fatto era previsto nell’intesa è stato respinto dalla maggioranza. Credo vada dato merito al Partito Democratico se è riuscito a migliorare questo decreto inserendo alcune cose. La prima la battaglia per l’introduzione della tessera sanitaria. Abbiamo l’esigenza che nelle sale gioco non entrino i minori ma così non è. Con la tessera sanitaria li tuteliamo. La cosa che è contraddittoria è che di fronte a questa disponibilità, dall’altra parte avete bocciato anche l’emendamento sui tagliandi che si usano sulle sigarette, i “nuoce alla salute” che pur a costo zero per l’erario, è stata affossata senza un’argomentazione. Ci troviamo di fronte ad un decreto che dopo questo intervento, verrà archiviato il contrasto al gioco d’azzardo patologico, esaurendo l’impegno ad una vigorosa scelta di riordino dei giochi, rendendo di fatto inefficacie la lotta al gioco d’azzardo e soprattutto la capillarità sul territorio italiano. Altrimenti non si capisce perché avete voluto bocciare gli emendamenti che abbiamo presentato. Un secondo atto non ci sarà. La coda di paglia si è avvertita quando il vice presidente Di Maio ha sentito l’esigenza di dire che questo era il primo atto, che poi ce ne sarebbe stato un secondo. Ma di fatto, è difficile pensare che ci sarà un secondo atto con tutti gli impegni che naturalmente in continua campagna elettorale permanente state promettendo in particolare ai cittadini. Ma lascia a bocca asciutta le Regioni e gli Enti Locali. Il Governo inganna le Regioni ed i Comuni con le scelte di questo decreto e con le scelte soprattutto di non dare seguito per nessuna ragione, anzi il dramma vero è che con il voto di questo decreto, decreteremo la morte di quell’intesa e di quegli impegni che abbiamo assunto con tutte le Regioni e con gli interventi fatti. Quella manina che ha scritto degli 8mila posti di lavoro in meno all’anno, ha fatto anche un’altra cosa. Ha scritto che l’impatto in particolare sulla pubblicità delle slot e vlt, che sono quelli ritenuti a forte rischio, è un impatto praticamente pari a zero, la stessa cosa per il Bingo. Sapete di che cosa stiamo parlando? Dobbiamo fare il calcolo sul valore del giocato. Per le awp parliamo di 24 mld di euro per le vlt 23,5 miliardi di euro e di 17 miliardi per il gioco online. Questo vuole dire che solo awp e vlt, che voi avete negato di fatto di fare una battaglia per la loro riduzione e contro la loro diffusione, rappresentano il 53% delle quote di mercato e quindi la domanda è qui e dovete rispondere a questa domanda. Chi tra di voi ha scelto di contrastare le fantomatiche lobby? Date una risposta agli amministratori che avete abbandonato, rispetto alla richieste di una regolamentazione nazionale di riduzione dei punti gioco, dei volumi. In tutto questo voi avete scelto di lasciare soli Regioni e Comuni. Il divieto era necessario, ma il punto vero è che ci siamo esclusivamente fermati a questo punto. La preoccupazione è che noi spostiamo di fatto una parte del gioco legale sulla parte del gioco illegale. Secondo l’Università di Trento, il valore mondiale del gioco illegale vale 140 miliardi di dollari. Il vicepresidente Di Maio ci dovrà rispondere se vuole andare veramente nella riduzione dell’offerta e quindi anche delle entrate, come noi pensiamo sia giusto fare o se mantiene l’idea che il gioco d’azzardo debba di fatto finanziare il reddito di cittadinanza, come scriveva in un disegno di legge nella passata legislatura. Perché o si fanno scelte chiare e coraggiose, anche se costose o rischia di essere un provvedimento non solo insufficiente ma direi anche molto di apparenza. Rivolgo un’appello alla maggioranza: non siete più all’opposizione, ora avete la responsabilità di governare. A questo atteggiamento di totale chiusura, questa incapacità di cogliere le proposte migliorative e, ve lo anticipiamo, vi ripresenteremo naturalmente esattamente gli stessi emendamenti che avete bocciato in Commissione, non per ragioni di ostruzionismo ma perché pensiamo che la scelta che avete fatto, è assolutamente sbagliata. E presidente, vista l’assenza, dica lei al ministro Di Maio, si vergogni! Si vergogni di rivolgersi a noi come i difensori del mercato del gioco, per scaricare le responsabilità sugli altri. Governare significa prendere decisioni e non fare lo scarica barile. Governate con due forze che hanno interessi contrapposti e politiche differenti. Avete scelto di far rimanere sole le forze del territorio – ha concluso Carnevali – e per chi ha scelto di fare una battaglia sulla riduzione del gioco non avete fatto nulla. Insomma questo è il fine atto, cala il sipario, il secondo non lo vedremo. Con buona pace delle promesse e delle battaglie fatte in tanti anni e un secondo copione che qui non vedremo mai”. lp/AGIMEG