Nonostante sia stato previsto dalla legge Balduzzi, l’aggiornamento dei Lea con l’inserimento del gioco d’azzardo patologico non è stato ancora effettuato. Un’eventuale legge approvata dal Parlamento non può disporlo, perché la procedura da seguire è quella prevista dalla legge 405/2001: un Dpcm, su proposta del ministero della Salute di concerto con l’Economia e d’intesa con la Conferenza Stato-Regioni. A ricordarlo sono i presidenti delle Regioni, che partono da qui nel commentare le proposte di legge in materia di azzardo appena riunite dalla commissione Affari sociali in un testo unificato. Buona parte delle disposizioni previste dalle Pdl in questione – si legge nelle osservazioni condivise delle commissioni salute e politiche sociali, approvate dalla Conferenza delle Regioni – «sono già presenti nella normativa» vigente (la legge Balduzzi e il Dl 98/2011 che vieta ai minorenni la partecipazione ai giochi pubblici con vincite in denaro). I governatori chiariscono che la posizione delle Regioni resta quella di otto mesi fa, quando avevano fatto notare che i servizi per le dipendenze sono allo stremo e «trovano molto difficoltoso affrontare nuovi e gravosi carichi di lavoro». Ora ribadiscono di apprezzare l’idea, ripresa dai deputati, di istituire un Fondo per la prevenzione, la cura e la riabilitazione del gioco d’azzardo (il testo unificato propone che sia finanziato con le somme derivanti dalla riduzione dell’1% delle percentuali delle somme giocate destinate alla remunerazione degli operatori e dei concessionari). Ma affermano che «sarebbe quanto meno opportuno quantificare l’ammontare stimato dell’impatto della norma». Ricordando infine che la maggioranza delle Regioni ha già organizzato servizi e interventi per contrastare il fenomeno del gioco d’azzardo, i presidenti tornano a sollecitare un’assunzione di responsabilità da parte del livello centrale. «È da ritenersi indispensabile – scrivono – una presa di posizione dello Stato di fronte al moltiplicarsi delle sale da gioco». lp/AGIMEG