Eurispes, Gioco pubblico e dipendenze nel Lazio: si gioca meno su videolottery e slot, distanziometro inapplicabile. Solo 691 i casi di ludopatia

dai nostri inviati – Si gioca meno su videolottery e new slot nel Lazio ma aumenta il gioco on line. Distanziometro “inapplicabile”: escluderebbe il gioco dal 99% della Capitale e metterebbe a rischio il 95% dei posti di lavoro. Sono alcune delle stime che emergono dalla nuova ricerca dell’Eurispes “Gioco pubblico e dipendenze nel Lazio”, realizzata attraverso le attività del suo Osservatorio su Giochi, Legalità e Patologie, diretto da Chiara Sambaldi e Andrea Strata.

La ricerca sul Lazio, che arriva dopo i precedenti studi territoriali in Puglia e Piemonte, si apre con l’illustrazione dell’evoluzione dei consumi delle diverse tipologie di gioco sul territorio regionale e, in particolare, su quello di Roma Capitale. Viene riproposto il quadro normativo che discende dalla legge regionale 5 agosto 2013 (e successive modifiche), Disposizioni per la prevenzione e il trattamento del gioco d’azzardo patologico (GAP), dal Regolamento sulle sale da gioco e i giochi leciti (n. 31 del 2017) di Roma Capitale, e dall’Ordinanza della Sindaca (n. 111 del 26 giugno 2018). Si passa poi al bilancio dell’attività dei Dipartimenti delle Dipendenze Patologiche gestiti dalle Asl regionali, aggiornato al 2018. Si riportano, inoltre, le linee di intervento recentemente (ottobre 2019) illustrate dall’Assessorato regionale alle Politiche Sociali nel Piano di formazione del contrasto al gioco patologico. In relazione allo strumento del distanziometro vengono forniti i risultati di un’analisi sul territorio di Roma Capitale che intreccia i “luoghi sensibili” (così come identificati nel Regolamento del 2017), e la distanza di “500 metri” indicata nelle modifiche della legge regionale (ottobre 2018) che supera quella di 350 metri indicata nel medesimo Regolamento comunale, entro la quale non è possibile l’offerta di gioco legale. Per quanto riguarda l’efficacia della compressione degli orari di offerta derivante dall’Ordinanza della Sindaca n. 111, dal confronto dei volumi di gioco precedenti e successivi alla sua entrata in vigore risulta evidente che le diminuzioni riscontrate siano da accreditare ad un consumo di gioco più ridotto da parte dei giocatori così detti “sociali”, e non alla contrazione del gioco da parte di quelli problematici o patologici. Lo studio produce, poi, la prima realistica lettura della dimensione occupazionale della filiera del gioco pubblico nella Ragione Lazio. Passando al decisivo tema dell’illegalità, lo studio illustra i comportamenti della criminalità organizzata rilevati dalla Direzione Nazionale Antimafia (DNA), e presenta i risultati della Direzione Investigativa Antimafia (DIA) e del III Reparto della Guardia di Finanza, relativamente al territorio laziale. Si propone, inoltre, un’intervista in profondità al Magistrato Stefano Musolino, Sostituito Procuratore della Procura della Repubblica di Reggio Calabria e della Direzione Distrettuale Antimafia, e membro del Comitato Scientifico dell’Osservatorio Eurispes su “Giochi, Legalità e Patologie”, attraverso la quale si illustrano le modalità operative della criminalità organizzata nell’area del gioco. Spiega Alberto Baldazzi, curatore della ricerca: «Il “caso Lazio” può essere considerato pienamente rappresentativo di quello che è il quadro nazionale, caratterizzato da un confuso federalismo del gioco pubblico che genera spinte contrastanti che minano gli stessi obiettivi di chi correttamente denuncia le problematiche socio-sanitarie connesse al DGA, ma anche le prospettive imprenditoriali della filiera». cdn/AGIMEG

Eurispes, Gioco pubblico e dipendenze: nel 2018 nei SerD del Lazio circa 17mila soggetti presi in carico. Solo 691 per disturbo da gioco d’azzardo

dai nostri inviati – Secondo la Relazione 2018 sul fenomeno delle dipendenze nel Lazio, gli operatori che operano nei SerD sono 539, a cui vanno aggiunti gli addetti delle strutture del privato sociale che operano in convenzione e che, solo residualmente, trattano il DGA. Dei 16.822 soggetti presi in carico, 13.060 sono dipendenti da droghe, 2.887 da alcol, 691 sono soggetti con Disturbo da Gioco d’Azzardo, 184 hanno altre dipendenza patologiche. Dunque, per ogni paziente con DGA preso in carico, ve ne sono 4,18 per alcol, 18,9 per droghe. Sono alcuni dei dati che emergono dalla nuova ricerca dell’Eurispes “Gioco pubblico e dipendenze nel Lazio”, realizzata attraverso le attività del suo Osservatorio su Giochi, Legalità e Patologie, diretto da Chiara Sambaldi e Andrea Strata. Questi dati inducono, per un verso, a ritenere assai scarsa la capacità delle strutture pubbliche di intercettare i giocatori che, una volta diagnosticati in quanto affetti da DGA, devono essere curati secondo il protocollo disposto dai LEA del 2017; per altro verso, suggeriscono che l’allarme sociale intorno alle dipendenze da gioco sia eccessivo, o, quanto meno, sovrastimato rispetto a quello che dovrebbe essere espresso relativamente ad altre e più incidenti dipendenze. Si segnala, inoltre, che le “nuove dipendenze” (da Internet, da social network, da smartphone, da videogioco, o quelle dei disturbi alimentari) non sembrano entrare nel radar dei SerD. I presi in carico per DGA nelle strutture del Lazio rappresentano il 5,3% del dato nazionale: una percentuale che, riparametrata al dato complessivo dei residenti (circa 6 milioni su circa 60 milioni) attesta una scarsa efficacia della risposta socio-sanitaria della Regione. Il rapporto maschi/ femmine è 5 a 1. Il comportamento prevalente (poco meno del 60%), è relativo al gioco attraverso apparecchi (AWP, VLT). Da segnalare un aumento nella platea dei nuovi presi in carico in relazione all’area delle scommesse e del gioco attraverso internet. Più del 30% gioca tutti i giorni. Considerando che dichiarare il ricorso ai circuiti illegali rappresenta una sorta di auto-denuncia, è comunque significativo che il 15% dei soggetti presi in carico ammetta di utilizzare circuiti di gioco illegale. Interessante il dato che riguarda i fallimenti terapeutici: il 23% degli utenti totali che soffrono di DGA abbandona la terapia, contro il 14% per i pazienti dei SerD in trattamento per alcol e l’8% di dipendenti da droghe. Commenta Alberto Baldazzi, Vicedirettore della ricerca dell’Eurispes: «Volendo trarre un bilancio complessivo dell’attività dei SerD del Lazio, non si può che prendere atto che sia quantitativamente, sia qualitativamente, essa risulta insufficiente. Forse è per questo, in una anche non dichiarata consapevolezza dei limiti dell’offerta socio-sanitaria, che le autorità regionali nelle scorse settimane nell’ambito dell’illustrazione del nuovo Piano Sociale hanno privilegiato una comunicazione incentrata proprio intorno alla lotta al DGA». cdn/AGIMEG