Curcio (procuratore Catania): “Scommesse su corse clandestine di cavalli hanno un ritorno economico di alcune decine di migliaia di euro per ogni gara fatta”

Presso l’aula del V piano di Palazzo San Macuto, la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari della Camera, ha svolto l’audizione del procuratore di Catania, Francesco Curcio, nell’ambito del filone d’inchiesta riguardante le attività illecite legate al fenomeno delle cosiddette “zoomafie” e la verifica della corretta applicazione del titolo IX-bis del libro secondo del codice penale.

Al centro dell’audizione l’analisi dei fenomeni criminosi, anche legati a fenomeni di criminalità organizzata, connessi alle corse clandestine di cavalli nel territorio catanese. Una delegazione della Commissione ha effettuato sopralluoghi nel 2024 presso un maneggio a Piazza Nerina in cui si trovano cavalli sequestrati durante un’operazione di contrasto alle corse clandestine e a Catania presso stalle clandestine sequestrate in cui venivano tenuti animali destinati alle corse illegali e altre pratiche criminose.

“La Procura di Catania opera in un contesto territoriale e sociale in cui il fenomeno delle corse clandestine è di vasto seguito sociale. Il cavallo è un attrazione popolare per tutto il ciclo della sua vita. Oltre alle corse vi è anche un problema di macellazione degli animali. Il cavallo viene considerato un simbolo di potere delle famiglie che lo allevano e lo conducono alle corse clandestine. A questo fenomeno sociale si accompagna un fenomeno di carattere criminale che ha anche risvolti in contesti di criminalità organizzata. Il problema di contrasto a questo fenomeno è l’inadeguatezza delle norme. Per poter fare un’indagine di sistema sul fenomeno sarebbe necessario svolgere le attività non solo di contrasto sul territorio. Non sono consentite attività di intercettazione e non ci sono pene che superano i cinque anni. La gare hanno un seguito enorme, sono seguite da centinaia di persone. C’è gente armata. Spesso questi fenomeni vengo pubblicizzati sui social. C’è l’opportunità di una norma speciale che consenta il sequestro del cavallo maltrattato, ma anche l’ablazione dei siti in cui vengono trattenuti gli animali illegalmente. Questo potrebbe scoraggiare il fenomeno che alla sua base ha l’allevamento clandestino del cavallo da corsa. Sarebbe il caso anche di aumentare le pene per le gare illegali, perchè, anche se sono legate alle scommesse, la legge speciale dell’89 prevede una pena di 4 anni. Suggerirei di prevedere, sulla falsariga del traffico dei rifiuti, un’attività organizzata finalizzata ai combattimenti e alle competizioni non autorizzate. Questa struttura di reato sarebbe perfetta. Prevedendo una pena di 6 anni consente attività di intercettazione telefonica e ambientale, punisce più gravemente un fenomeno grave. Sono fenomeni che dobbiamo conoscere in anticipo, deve esserci un’indagine precedente l’intervento che monitora i soggetti”, ha dichiarato Curcio.

“L’organizzazione dell’evento non è competenza del sodalizio mafioso, che partecipa con i suoi cavalli e scommettono su questi. E’ sintomatico il fatto che a Catania il Gruppo Santapaola ha come simbolo la bandiera del Brasile, mentre il clan dei Cappello ha come simbolo quella americana. Nelle stalle i calessini riportano tali bandiere. L’interesse del clan è quello di avere il cavallo e farlo vincere. C’è poi un’altra struttura che organizza l’evento. Si scommette, ma il traffico di droga rende mille volte di più. E’ un fenomeno che ha un ritorno economico di alcune decine di migliaia di euro per ogni gara fatta. Si tratta del corrispondente di 2kg di cocaina che viene trafficata”, ha aggiunto. cdn/AGIMEG