Covid, in Lombardia zone arancioni rafforzate nella provincia di Brescia ed in otto comuni del Bergamasco e del Cremonese. Presto restrizioni anche in Emilia-Romagna

Colpisce ancora la pandemia in diverse aree del nostro Paese e si rafforzano così le misure di contrasto sul territorio. Nella regione Lombardia il presidente Attilio Fontana ha istituito “zone arancioni rafforzate” sino al 2 marzo in tutta la provincia di Brescia ed in otto comuni del Bergamasco e del Cremonese. In estrema sintesi in tutta la provincia di Brescia e in alcuni comuni delle province di Bergamo e Cremona, viene istituita una ‘fascia arancione rafforzata’ con la totale sospensione della didattica in presenza, nonché la sospensione dei servizi socio-educativi per la prima infanzia e dei servizi educativi delle scuole dell’infanzia. Nel contempo l’assessore regionale al welfare, Letizia Moratti, ipotizza una rimodulazione della strategia vaccinale dando priorità alle zone più colpite. Anche nella regione Veneto si è registrato un aumento della pandemia, mentre nella regione Lazio sono state istituite la zona rossa nel comune di Torrice, in Ciociaria, per la variante inglese. Dovrebbe essere firmata oggi anche l’ordinanza che istituisce la zona arancione scuro, da giovedì e fino all’11 marzo, per 14 Comuni dell’Emilia-Romagna. Una misura che dovrebbe riguardare tutti i Comuni che fanno capo all’Ausl di Imola, come Imola, Castel San Pietro, Medicina, Mordano, Castel Guelfo, Dozza, Casalfiumanese, Fontanelice, Borgo Tossignano, Castel del Rio; e quelli confinanti di Bagnara di Romagna, Conselice, Massa Lombarda e Riolo Terme, in provincia di Ravenna, che ricadono nel territorio dell’Ausl Romagna. Ma, intanto, in vista del DPCM del 5 marzo si valutano anche possibili riaperture. L’assessore regionale al Turismo e Commercio della regione Emilia-Romagna, Andrea Corsini, ha confermato: “pensare alla maggiore riapertura in zona gialla di bar e ristoranti, piscine e palestre, luoghi della cultura, anche rivedendo i protocolli di sicurezza”, dove le condizioni epidemiologiche lo consentano. “Aperture serali e non solo a mezzogiorno nella ristorazione, lezioni individuali nelle palestre e frequenza ancor più contingentata nelle piscine, lo stesso nei contenitori culturali e luoghi di spettacolo”, ha spiegato. cdn/AGIMEG