Il titolare di un esercizio commerciale ha fatto ricorso alla Corte d’Appello di Torino per contestare la sentenza del Tribunale ordinario che lo obbliga a pagare l’ingiunzione di pagamento (per un totale di 69mila euro) emessa dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli per la presenza di tre apparecchi da gioco non conformi alle normative.
La difesa dell’appellante ha dichiarato che gli apparecchi non potessero essere qualificabili come apparecchi da gioco o intrattenimento, ma come strumenti di utilità sociale per il contrasto al gioco d’azzardo patologico poiché le macchine non offrivano vincite in denaro.
La Corte d’Appello di Torino ha precisato che tali macchine “risultavano dotate di tutte le caratteristiche tipiche degli apparecchi da gioco disciplinati dal comma 6 lett. a) dell’art.110 TULPS ma, di fatto, la scheda di gioco non risultava essere di tipo approvato e omologato dall’ADM”.
In più, “la prospettata gratuità dei gettoni necessari per l’utilizzo degli apparecchi per un’attività che, da qualsiasi ottica la si consideri, è di gioco poiché essi simulano il funzionamento delle slot. Non risulta vi fosse un contenitore pieno di gettoni a disposizione di chiunque con sopra la scritta gratis e la consegna dei gettoni al richiedente da parte del gestore ben avrebbe potuto essere accompagnata dalla richiesta di una dazione, anche contenuta, di denaro al di fuori di qualsiasi possibile controllo, pure di carattere fiscale; in tal modo il gettone, sia per l’utilizzo sia per l’eventuale vincita simulata, avrebbe la stessa funzionalità della moneta senza i controlli relativi (data l’assenza di messa in rete degli apparecchi) ponendo in radice gli apparecchi e la loro operatività non tanto al di fuori del ma contro il disposto dell’art.110 TULPS.
“La pretesa di messa a disposizione di apparecchi sostanzialmente funzionanti come slot ma completamente privi di qualsivoglia autorizzazione e delle garanzie di controllo per le slot ottenute attraverso il rispetto delle indicazioni di cui all’art.110 TULPS si presta ad evidenti forme di abuso che avrebbero come vittime prima di tutto proprio quei soggetti destinatari del preteso gioco terapeutico e che potrebbero determinare movimentazioni di denari al di fuori di qualsiasi controllo, fiscale e di ordine pubblico: l’opacizzazione delle garanzie di tutela degli interessi della collettività, comprensivi della salute pubblica, appare evidente”.
Per questi motivi la Corte d’Appello di Torino ha respinto il ricorso e confermato quanto stabilito dalla sentenza del Tribunale ordinario. ac/AGIMEG