Corte d’Appello Catanzaro: bar raccoglieva scommesse senza autorizzazione ma aveva slot collegate alla rete legale. Ecco come è andata

Il titolare di un bar ha presentato un ricorso alla Corte d’Appello di Catanzaro per contestare l’ordinanza di ingiunzione emessa dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli per il pagamento di una sanzione da 10mila euro, comminata per la mancanza dei previsti titoli autorizzatori.

Il Tribunale di Cosenza aveva già stabilito che nel locale si esercitava l’attività di raccolta scommesse per conto dell’operatore maltese Centurionbet Ltd. e che quindi non era in possesso della licenza di cui all’art. 88 Tulps. Questa attività di raccolta di scommesse però rendeva necessario il possesso dell’88 Tulps anche per l’installazione di slot all’interno del bar.

La Corte ha confermato tale interpretazione precisando che “come si è già affermato in precedenti decisioni riguardanti casi analoghi, la regola generale secondo la quale per l’installazione e il mantenimento degli apparecchi di cui all’art. 110 comma 6 lett. a in esercizi pubblici soggetti alla licenza di cui all’art. 86, sia sufficiente solo detta autorizzazione non può trovare applicazione allorquando nei predetti esercizi si svolga anche l’ulteriore attività di raccolta scommesse, di per sé subordinata al rilascio dell’autorizzazione di Polizia di cui all’art. 88. In tale ipotesi, la licenza di cui all’art. 86 è insufficiente all’installazione degli apparecchi da gioco, essendo di contro necessaria la licenza di cui all’art. 88; detta licenza diventa ‘condicio sine qua non’ non solo per l’esercizio dell’attività di raccolta scommesse, ma anche per l’installazione e il mantenimento in esercizio degli apparecchi da gioco”.

Con queste motivazioni la Corte d’Appello di Catanzaro rigetta il ricorso e conferma la sentenza impugnata. ac/AGIMEG