“Dietro alla chiusura prolungata delle imprese del nostro settore c’è una precisa volontà politica, nascosta dall’emergenza sanitaria: il mio locale ad esempio ha una superficie di 300 metri quadrati e rispetta tutte le prescrizioni. Dove è il pericolo di contagio, paragonato a quello di un supermercato? Ma chi ci governa non capisce che così favorisce solo la ripresa dell’attività sommersa”. E’ l’accusa che lancia Iari Fondi, titolare di una sala da gioco ad Altopascio, in provincia di Lucca.
Come qualunque altra agenzia di scommesse o sala bingo, quella di Fondi è chiusa dal 26 ottobre nel rispetto delle misure stabilite dal Governo per arginare la seconda ondata di Covid. E la chiusura che si aggiunge agli oltre 3 mesi di lockdown (dall’8 marzo al 15 giugno) imposti nella scorsa primavera. “Assieme ai miei soci” spiega ancora Fondi al Corriere Fiorentino, “ero arrivato ad avere 6 sale, poi qualche anno fa ci siamo divisi le attività e oggi me ne è rimasta soltanto una, al cui interno abbiamo postazioni per le scommesse, slot e videolottery. Ma già mandare avanti questa sta diventando proibitivo, con 5 mesi e mezzo di chiusura nel 2020 e un altro mese e mezzo di stop davanti a noi. Dopo il quale, c’è l’ignoto”.
E ancora, “Se il 5 marzo non ripartiremo, non so cosa accadrà. I ristori non bastano, le spese ci sono e non possiamo rimanere fermi altro tempo. Peraltro la chiusura delle sale con licenza sta alimentando la ripresa del gioco sommerso, che oggi si è spostato in larga parte su siti online non controllati, a rischio del giocatore stesso“.
Inevitabili le ripercussioni sull’occupazione: l’imprenditore era arrivato ad avere 9 dipendenti, la crisi li ha ridotti a 2: “Nelle ultime settimane, sono scaduti 2 contratti a termine. E purtroppo non abbiamo potuto rinnovarli”. Nella sola Toscana le attività chiuse sono 792 (di cui 444 agenzie di scommesse), in tutta Italia invece il settore dà lavoro a oltre 120 mila lavoratori diretti per un totale, con i rispettivi nuclei familiari, si arriva a circa 400 mila persone coinvolte. L’Italia oltretutto è il Paese che ha adottato le chiusure più lunghe d’Europa per le sale da gioco (news Agimeg): 183 giorni allo scorso 15 gennaio, la Francia arriva a 160, l’Olanda con 158. Forti anche le ripercussioni sul gettito erariale: nel 2019 lo Stato aveva incassato oltre 11 miliardi di euro dal settore dei giochi, nel 2020 supererà di poco i 7 miliardi.
lp/AGIMEG