Riapertura aziende: ecco le regioni che ripartiranno per prime e come si svilupperà il piano delle riaperture nelle altre

Nonostante qualcuno dica che è troppo presto per ipotizzare l’apertura delle attività, le Regioni sono al lavoro per studiare piani di riapertura già ad aprile. La situazione è ovviamente molto diversa da regione a regione, con diversi casi di contrapposizione tra mondo istituzionale e quello imprenditoriale. Nei piani del Governo è prevista la riapertura graduale delle attività anche con differenze tra le regioni. Ma quali potrebbero essere le prime a ripartire e per chi invece i tempi potrebbero essere più lunghi? Dopo la proroga delle misure restrittive, che scadranno il 13 aprile prossimo, le prime regioni a poter “provare” il dopo Coronavirus potrebbero essere Sardegna, Basilicata, Umbria e Molise. Regioni “piccole” che farebbero da cavia al processo di riapertura. Se le prime tre sono le uniche con un tasso di letalità da Covid-19 inferiore al 5%, il Molise vanta il record di meno contagi (a ieri 224). Anche la Basilicata registra pochi contagi (278). L’unica regione, tra le quattro evidenziate, che potrebbe opporre una forma di resistenze all’apertura è la Sardegna visto che il comitato scientifico che si occupa dell’emergenza Coronavirus nella regione, ha più volte sottolineato la necessità di molta cautela nella gestione di questa situazione. Ma anche una regione molto colpita come il Veneto sta predisponendo un piano di riapertura: “penso che la riapertura sia assolutamente necessaria, ovviamente con gradualità – ha sottolineato il governatore del Veneto Luca Zaia – ma è chiaro che dovremo assolutamente confrontarci con il mondo scientifico per evitare rimbalzi dell’epidemia. La riapertura graduale non lo sarà solo per le attività produttive ma anche per i cittadini, con i giovani che potrebbero essere i primi a poter uscire e mettere in sicurezza gli anziani. Rimane valida – ha dichiarato Zaia – l’idea di una “patente di immunità certificata” per i lavoratori che supereranno i test seriologici”. Situazione simile per quanto riguarda la Liguria, regione che presenta uno dei tassi di letalità più alti (12,5% contro il il 12,3% della media italiana). Il Governatore della regione, Giovanni Toti, ha infatti dichiarato: “il rinnovo delle misure restrittive fino al 13 aprile non esime dall’iniziare immediatamente a ragionare su un piano di apertura delle attività produttive e sociale. Il processo dovrà essere graduale in base a criteri ben definiti ed in grado di salvaguardare le fasce più sensibili, evitare al massimo le situazioni di assembramento e non vanificare gli sforzi di contenimento del contagio fatti fino ad oggi”. Sulla linea di una possibile rapida riapertura di almeno alcune attività anche l’Abruzzo, regione già provata economicamente dai colpi inferti dai terremoti ed il Friuli Venezia Giulia, dove il presidente di Confindustria Udine, Anna Mareschi Danieli, ha dichiarato che: “le nostre aziende sono pronte a lavorare con il massimo standard di sicurezza. In tal senso ci tengo a sottolineare che diverse imprese hanno adottato dei tunnel a raggi UV per la sanificazione che entrano nell’azienda”. In bilico la Toscana con dati molto alti per quanto riguarda il contagio (è la quinta regione per casi totali) ma con una bassa letalità. L’area di Firenze sta infatti perdendo circa 350 milioni a settimana e l’importantissimo, per la regione, settore manufatturiero ha già lasciato a casa 215mila addetti sui 294mila impiegati. Situazione tragica a Prato, dove sono inattivi 9 operai su 10. Questa situazione potrebbe spingere la regione ad aprire alcuni “varchi” imprenditoriali. Campania e Puglia sono alle prese con due governatori molto attivi e decisi nel contrasto all’emergenza, con De Luca (governatore Campania) che ha adottato misure molto restrittive per la regione. In questi due territori difficile prevedere come si svilupperà il piano di riaperture. Discorso simile per il Lazio, regione che nonostante la popolazione numericamente importante, viaggia con un tasso di contagi assolutamente accettabile ed un indice di letalità basso. A Roma la sindaca Virginia Raggi ha tenuto in vita i mercati rionali, imponendo misure come per i supermercati, ma il governatore della regione Nicola Zingaretti non è mai sembrato troppo sbilanciato a favore di una rapida riapertura delle attività. Situazioni contrastanti anche in Sicilia con il caso Palermo, dove sono già stati riaperti i fiorai e quello di Messina dove invece il sindaco Cateno De Luca ha emesso un’ordinanza per uno stretto controllo di chi attraversa lo Stretto. In fondo alla lista delle aperture ovviamente le regioni più colpite con in testa Lombardia ed Emilia Romagna, seguite da Marche (regione seconda per letalità dopo la Lombardia) e Piemonte. Ovviamente, e questo vale per tutte le regioni, le riaperture saranno graduali, con in prima linea quelle più strategiche per il Paese quali le filiere logistiche, meccaniche ed agroalimentari. Per le altre attività, tra cui quelle legate al gioco e che sono state le prime a chiudere, ci sarà comunque un processo a scaglioni. Il tutto è comunque legato anche e soprattutto ai prossimi dati sulla diffusione del contagio. Se ci saranno indicazioni positive, le riaperture potrebbero subire delle accelerazioni. Senso inverso in caso di dati ancora alti. lp/AGIMEG