L’epidemia di coronavirus ha messo in ginocchio l’industria del gaming a livello mondiale. Nel mese di marzo le drastiche misure prese da Europa e Usa per tentare di arginare il diffondersi della pandemia hanno colpito inevitabilmente anche l’industria del gioco, che ha visto crollare i propri ricavi. Di fatto praticamente in ogni Paese le attività di gioco sulla rete fisica sono ferme. La situazione di emergenza ha bruciato il 95% del giro d’affari delle scommesse sportive a livello mondiale, a causa della cancellazione di quasi la totalità degli eventi sportivi, che ha azzerato le giocate e i ricavi degli operatori di gioco.
In Italia, dopo lo stop nelle scorse settimane a scommesse, bingo, apparecchi da intrattenimento, Lotto, Superenalotto, dal 31 marzo è sospesa anche la raccolta dei giochi rimasti ancora attivi (10eLotto, Million Day, Winforlife, Vincicasa e scommesse su eventi sportivi e non e simulati) presso le tabaccherie, tranne il Gratta e Vinci. Per il settore degli apparecchi da intrattenimento, tra esercizi con slot e sale vlt, sono state chiuse circa 68.000 attività. A queste si aggiungono circa 10.000 punti di accettazione scommesse e migliaia di tabaccherie e ricevitoria che non possono può offrire Lotto, SuperEnalotto, 10eLotto e vari altri giochi.
Industria del gaming al palo anche nella patria delle scommesse. Nel Regno Unito tutte le sale gioco, sale scommesse, bingo e casinò sono state chiuse e, dopo un primo momento in cui i lavoratori del settore erano stati esclusi, anche gli operatori del gioco – 70 mila le persone che lavorano direttamente nel comparto giochi – potranno beneficiare dei sussidi fiscali previsti dal Governo a causa della chiusura imposta a seguito delle misure per fronteggiare l’emergenza coronavirus.
L’effetto dell’epidemia sta colpendo anche il mercato dei giochi in Francia. Secondo l’autorità di regolamentazione, Francaise des Jeux, le scommesse sportive sono praticamente ferme a causa dello stop ai campionati delle diverse discipline, in Francia e nel resto d’Europa. In forte rallentamento anche le lotterie, sebbene a seguito delle disposizioni del Governo circa l’80% delle tabaccherie siano autorizzate a restare aperte. Sospesi alcuni giochi ad estrazione, per evitare assembramenti nei punti vendita davanti allo schermo. La FDJ prevede un calo dei ricavi non inferiore al 50% su base mensile nei punti fisici. Le scommesse sportive invece incideranno con una perdita stimata nel 2020 di almeno 120 milioni di euro.
Sempre in Francia, l’operatore di scommesse ippiche PMU mette in congedo quasi tutti i dipendenti (in totale 1.250). Le corse ippiche in Francia sono state sospese dal 17 marzo e la PMU ha chiuso tutta la rete a terra. Continua a commercializzare online solo il poker, le scommesse sportive e quelle ippiche sui pochi eventi internazionali che ancora vengono disputati.
In Spagna il Governo, vista la drammaticità dell’epidemia nel Paese, ha disposto la chiusura a tempo indeterminato di casinò, sale bingo, sale scommesse, ippodromi. Stop anche alla vendita dei biglietti della lotteria a partire dallo scorso 15 marzo. Tutte le estrazioni sono rimandate a data da destinarsi e i biglietti già acquistati avranno validità fino a che non avverranno le estrazioni. Inoltre, saranno prolungati i termini di riscossione delle vincite a causa dell’obbligo dei cittadini di rimanere nelle proprie abitazioni. Nessuna misura restrittiva invece per quanto riguarda il gioco online, che può continuare a svolgersi normalmente.
Situazione critica anche in Germania, a seguito della decisione del Governo che ha portato alla chiusura delle sale giochi a livello nazionale. La Deutsche Automatenwirtschaft, l’Associazione tedesca dell’industria dell’automatico, lancia l’allarme per il settore: a rischio 6.000 aziende e 70.000 dipendenti.
Anche negli Stati Uniti stop al gioco. In particolare il settore dei casinò ha già perso un miliardo di dollari a causa del lockdown in atto per arginare l’epidemia di coronavirus e il bilancio sembra destinato ad aggravarsi visto che le misure restrittive continueranno anche per tutto aprile. Al momento – tra casinò commerciali e tribali – sono chiuse 989 case da gioco. Negli Usa l’industria del gaming dà lavoro a 650 mila persone, l’indotto inoltre conta 17 mila addetti tra le aziende che forniscono servizi per le attività di gioco, e 350 mila persone impiegate presso piccole attività sostenute dal settore del gioco. Uno stop di soli due mesi causerebbe nelle stime un ‘buco’ di 43,5 miliardi di dollari.
L’emergenza Coronavirus ha colpito in misura più o meno importante tutti gli Stati. In Egitto il presidente Abdel Fatah al Sisi ha deciso di estendere la chiusura di alcune delle attività del Paese, tra cui i casinò, fino al 15 aprile.
In controtendenza invece Macao: l’ex colonia portoghese, duramente colpita durante la diffusione del coronavirus in Cina, torna a raccogliere gioco. Ad oggi circa l’80% dei tavoli verdi sono nuovamente aperti e si sta lentamente tornando alla normalità. cr/AGIMEG