Coronavirus: Friuli Venezia Giulia, Umbria, Marche e Veneto a lavoro su Fase 2 e sostegno alle imprese. Casali (FdI Veneto): “Decreto liquidità porterà solo debiti alle aziende”

L’Emergenza Coronavirus sta mettendo a dura prova le aziende e le imprese italiane. Dalle Regioni arrivano le prime misure per fronteggiare la crisi e le prime disposizione per la ripartenza delle attività economiche nella “Fase 2”. Il direttore della Confesercenti del Friuli Venezia Giulia, Alberto Cicuta, ha lanciato un appello rivolto al governatore Massimiliano Fedriga. “La Regione Campania ha stanziato oltre 600 milioni di euro a favore dei ceti meno abbienti e delle imprese, contro i circa 40 milioni della nostra Regione. Con le dovute proporzioni in termini di abitanti e di Pil la nostra Regione avrebbe dovuto stanziare a favore dei cittadini e delle imprese circa 200 milioni. In Fvg l’unica misura di contribuzione diretta alle imprese è rappresentata da un contributo pari al 20% dei canoni di locazione immobiliare a beneficio di una limitata platea di imprese”, ha detto Cicuta che chiesto quindi di trovare le risorse necessarie a sostenere le imprese”. “Le comunicazioni del presidente Fedriga sulle riaperture post Covid-19 sono confuse e contraddittorie: se da un lato riconosce l’esigenza di una ripartenza delle attività economiche e produttive, dall’altro nulla mette sul piatto in termini di proposte concrete. Parlare di riapertura di imprese significa intervenire e soprattutto riprogrammare tutto il sistema FVG e quindi, per fare ciò, è indispensabile una cabina di regia insieme a categorie e sindacati, per giungere a una proposta chiara e univoca al Governo di un progetto regionale di riapertura o Fase 2”, ha aggiunto il consigliere regionale del Pd Franco Iacop. “A fronte delle molte incertezze e preoccupazioni economiche, a oggi non c’è un chiaro segnale da parte dell’Esecutivo regionale. La ripartenza delle imprese riguarda il sistema interno a ogni azienda, in termini di sicurezza sanitaria e quindi relazioni tra il sistema datoriale e le organizzazioni dei lavoratori, per ciò che attiene alle modalità del lavoro. Ma riguarda anche e soprattutto l’organizzazione del sistema esterno, dalla logistica agli spostamenti dei lavoratori nei percorsi casa lavoro”, ha continuato.

Nelle Marche, il Consiglio regionale ha approvato la proposta di legge “Misure urgenti per il sostegno alle attività produttive e al lavoro autonomo a seguito dell’emergenza epidemiologica Covid-19”. La legge istituisce un Fondo Emergenza Covid19 di euro 3.999.522,86, per i settori dell’agricoltura, della pesca, del commercio, del turismo, dei servizi, dell’industria e dell’artigianato, con l’obiettivo di concedere benefici alle imprese e ai lavoratori autonomi titolari di partita Iva che hanno subito una crisi di liquidità per l’emergenza. Il fondo sarà destinato per il 70% all’erogazione di prestiti a tasso di interesse agevolato, per il 30% per la concessione di contributi per abbattere il costo degli interessi e delle garanzie per l’accesso ai finanziamenti presso il sistema creditizio. Previsti anche interventi a favore delle imprese agricole, con contributi per gli allevamenti di ovini e per la produzione di latte e sostegni agli agriturismi per attivare la consegna a domicilio. Il fondo ammonta in realtà a 12 milioni, perché integrato dalle risorse aggiunte dalle Province e dalle Camere di commercio per altri 4 milioni di euro e di Confidi di ulteriori 4 milioni.

“Dopo aver studiato il Decreto liquidità e aver sentito affermazioni come: “Il decreto porterà soldi alle imprese”, mi è sorto un dubbio. Chi l’ha scritto, penso che non abbia mai lavorato un giorno e sicuramente non abbia mai avuto una Partita Iva”. Ha detto in Veneto il Consigliere regionale Stefano Casali (Fratelli d’Italia/MCR) che aggiunge: “È di tutta evidenza che tale, inadeguato, provvedimento non porterà nessuna liquidità alle aziende, ma solo debiti. Oggi servono soldi a fondo perduto per far sì che centinaia di migliaia di imprese non chiudano dopo non aver potuto fatturare per mesi”.

“Dopo essersi contraddistinta a livello nazionale per le efficaci misure di contenimento del contagio da Coronavirus, la Regione Umbria si appresta a progettare la ‘Fase2’, ovvero quella della ripartenza”. È il commento del capogruppo a Palazzo Cesaroni in Umbria, Stefano Pastorelli, a nome del gruppo consiliare della Lega. “La Fase 2 dovrà procedere per gradi, valutando con responsabilità e lungimiranza le misure a tutela della salute dei cittadini contestualmente al riavvio di alcune filiere indispensabili a innescare il meccanismo di ripartenza del tessuto economico umbro. Pur nella considerazione delle criticità condivise a livello regionale, bisognerà tener conto delle peculiarità dei singoli territori umbri, interpretare le rispettive esigenze e individuare modalità e portata degli interventi da attuare. Nella strategia di azione dovremo confrontarci costantemente con tutti gli attori dell’economia regionale, tenendo conto delle necessità palesate. Alla luce di un quadro talmente complesso al suo interno, appare quindi necessario per la Regione Umbria individuare un doppio tavolo di confronto. Uno con il Governo, indispensabile per individuare la consistenza degli interventi da destinare a questa fase e un altro con le realtà del territorio, così da creare una cabina di regia per valutare in maniera condivisa tempi e modi della ripartenza, attivare le strategie più efficaci per indirizzare le risorse disponibili e rimettere in moto il cuore pulsante dell’Umbria”, ha aggiunto. cdn/AGIMEG