Il Consiglio di Stato ha emesso una sentenza che conferma la chiusura di una sala scommesse nel Comune di Perugia, rigettando l’appello presentato dalla società proprietaria dell’attività. Il caso trae origine dalla decisione del Comune di Perugia, presa nel gennaio 2018, di ordinare la cessazione immediata dell’attività di raccolta scommesse, basandosi su due motivazioni principali: la violazione delle norme del regolamento comunale relative alla distanza da luoghi sensibili e l’assenza dell’autorizzazione prefettizia prevista dal Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (TULPS).
La società aveva impugnato questa decisione davanti al Tribunale amministrativo regionale (TAR) dell’Umbria, che nel giugno 2021 aveva però respinto il ricorso, ritenendo legittima l’azione del Comune. In seguito, la società aveva presentato appello al Consiglio di Stato, sostenendo che l’attività fosse stata penalizzata da un’applicazione retroattiva delle norme comunali e regionali.
Nel respingere l’appello, il Consiglio di Stato ha ribadito che le normative regionali, e i regolamenti comunali ad esse connessi, mirano a tutelare la salute pubblica e prevenire fenomeni di ludopatia, applicando i limiti di distanza anche alle agenzie di scommesse. Inoltre, la sentenza ha chiarito che non si tratta di un’applicazione retroattiva delle norme, bensì di un adeguamento necessario alle disposizioni vigenti, che può legittimamente comportare la cessazione di attività non conformi.
La decisione sottolinea l’importanza di conformarsi alle leggi locali e regionali, specialmente in ambiti sensibili come quello del gioco d’azzardo, dove le misure sono volte a prevenire rischi significativi per la salute pubblica e la sicurezza urbana. La società è stata condannata al pagamento delle spese giudiziali, confermando così la validità dell’operato del Comune di Perugia e del Ministero dell’Interno. lp/AGIMEG