“Il vaccino è una priorità per la salute pubblica ma anche per l’economia. La ripresa dipende fortemente dai risultati che si riusciranno ad ottenere con la campagna di vaccinazione. Soltanto un pieno conseguimento degli obiettivi annunciati potrà infatti restituire alle famiglie la fiducia necessaria per riportare i consumi ai livelli pre-pandemici: possiamo stimare che ogni mese di ritardo nella campagna vaccinale determini 4,7 miliardi di mancato recupero dei consumi e una corrispondente perdita di PIL dello 0,3%. Un ulteriore costo reale che l’economia italiana non può evidentemente permettersi”. Così Confesercenti in una nota.
“Particolarmente drammatiche sarebbero poi le conseguenze per alcuni specifici comparti. Occorre infatti considerare che l’arretramento dei consumi si concentra soprattutto su alcune tipologie di spesa, che stanno sopportando l’intero onere dell’emergenza sanitaria. Il raggiungimento di una significativa soglia di immunità nella popolazione italiana restituirebbe il 30% di spesa delle famiglie al comparto degli “Alberghi e pubblici esercizi”, il 21% di spesa alla “Ricreazione e cultura”, il 17% all’Abbigliamento. Nel frattempo, questi comparti registrano il seguente ridimensionamento sul PIL: dal 6,2 al 4,4% per “Alberghi e pubblici esercizi”; dal 4,2 al 3,3% per la “Ricreazione e cultura”; dal 3,7 al 3% per l’Abbigliamento. Dinamiche che evidenziano chiaramente l’attuale impossibilità dei consumi interni di spingere la crescita dell’economia italiana”.
“I consumi contribuiscono al 60% del nostro Pil. Non è dunque possibile sperare in una ripresa dell’economia italiana fintanto che tale vuoto di spesa non venga riassorbito”, commenta la Presidente di Confesercenti Patrizia De Luise. “Il Governo confida in un aumento dei consumi del 4% per raggiungere un incremento di PIL nel 2021 del 6%. Al momento questo obiettivo sembra fuori portata, solo un’ampia copertura vaccinale potrebbe consentire di raggiungerlo. Senza una normalizzazione dei consumi interni il PIL non tornerà a crescere, e la completa normalizzazione è possibile solo con i vaccini”. lp/AGIMEG