Concessioni Bingo, la Corte Costituzionale respinge i ricorsi delle sale, ma critica l’eccessiva durata delle proroghe

La Corte Costituzionale ha dichiarato non fondati i dubbi sulla legittimità del meccanismo di proroga adottato per le concessioni del bingo. Le sale si erano scagliate contro i continui aumento del canone di concessione – inizialmente era stato fissato in 2.800 euro, poi era passato a 5mila per approdate infine a 7.500 euro – in sostanza avevano privato a sostenere che il continuo aumento dell’importo avrebbe favorito le sale di grandi dimensioni, estromettendo dal mercato invece le minori. L’importo iniziale corrispondeva sostanzialmente all’importo che veniva richiesti nel 2013 per acquistate una concessione in relazione alla durata, la gara però in questi anni non è mai stata bandita e il Governo con i successivi interventi ha ritoccato verso l’alto il canone di proroga. La Consulta ha tuttavia dato perso alla difesa dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. “Non c’è alcuna ragione che obblighi a correlare gli importi dovuti dai concessionari in proroga all’importo indicato come base d’asta delle nuove gare” osserva infatti. E ancora, “La ratio delle disposizioni censurate, volte ad allineare la situazione dei precedenti concessionari a quella di coloro che saranno i nuovi titolari di concessioni, porta a ritenere non irragionevole che il legislatore provveda ad adeguamenti nel tempo che rispondono ad una migliore valorizzazione delle risorse pubbliche e risultano d’altra parte sostenibili per gli interessati”. Ma critica anche l’eccessiva durata del regime di proroga: ” Il giudizio qui reso non cancella i gravi profili disfunzionali della prassi legislativa del costante e reiterato rinvio delle gare, mediante interventi che – anziché favorire il passaggio verso la nuova regolazione di questo settore di mercato – si limitano a estendere, di volta in volta, l’ambito temporale della disciplina transitoria della proroga tecnica delle precedenti concessioni. Ciò è fonte di incertezza nelle attività e nelle prospettive degli operatori e rende auspicabile, anche a tutela della concorrenza, l’approdo a un quadro normativo in tutti i suoi aspetti definito e stabile. lp/AGIMEG