Commissione Antimafia, controlli sul territorio: gli interventi contro il gioco illegale delle commissioni locali

E’ stata pubblicata al Senato la relazione contenente i resoconti delle audizioni effettuate da delegazioni della commissione nei sopralluoghi sui territori della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.

Nel testo anche dei riferimenti al settore del gioco e delle scommesse.

La Relazione e i fatti risalgono allo scorso anno.

Nell’Audizione dell’assessore alla legalità della regione Emilia-Romagna, Massimo Mezzetti si sottolinea: “Insieme alla consulta abbiamo condotto un lavoro serrato che ci ha consentito di redigere il testo unico della legalità, forse uno dei pochi testi legislativi approvati in assemblea senza voti contrari. Questo è stato possibile grazie ad un lavoro comune e molto utile che ha coinvolto tutti i gruppi delle commissioni consiliari. Il testo incorpora le leggi preesistenti, le armonizza, le riorganizza e le implementa anche introducendo nuove materie, come nel caso del contrasto all’usura e il supporto alle vittime dell’usura, del contrasto al gioco d’azzardo e dell’intervento sui beni confiscati – non solo i beni immobili, ma anche quelli mobili – laddove per le imprese e le aziende confiscate si istituisce un tavolo di lavoro che in qualche modo affianchi l’attività degli amministratori giudiziari, che non sempre hanno le competenze necessarie per gestire un’azienda o un’impresa confiscata, né possono impedire ai lavoratori e alle lavoratrici di un’impresa di dire che con la mafia lavorano mentre invece per colpa dello Stato non lavorano più”.

Nell’Audizione del prefetto di Modena, dottoressa Maria Patrizia Paba: “In primo luogo, vi è stato l’invio nel modenese di rappresentanti dei vertici dell’organizzazione, per la territorializzazione della consorteria criminale e il monitoraggio dei soggetti da sottoporre ad estorsione. In secondo luogo, vi è stata l’individuazione degli obiettivi ai quali inoltrare le richieste estorsive (soprattutto imprenditori edili, tutti originari dell’agro aversano, ma con attività imprenditoriali in provincia di Modena). In terzo luogo, vi sono state la consumazione delle estorsioni a Modena (specificamente nei periodi di Pasqua, Natale e Ferragosto), la gestione comune delle posizioni dei soggetti tratti in arresto e in stato di detenzione e la gestione del gioco d’azzardo (sia tradizionale, praticato nelle bische clandestine, sia online, di più moderna concezione)”.

“Concludendo quindi il tema relativo al processo Aemilia, è importante segnalare la condanna in primo grado di N. F., da sempre legato alla cosca Mazzaferro di Marina di Gioiosa Jonica (in provincia di Reggio Calabria), ritenuto padrone incontrastato dei giochi illegali online in Emilia-Romagna, e uomo forte del narcotraffico in Calabria che, dopo la condanna definitiva a 23 anni di reclusione con l’accusa di traffico di droga e la condanna in primo grado a 26 anni e 20 mesi, ha iniziato a collaborare con i magistrati”.

AGRICOLA: “Sull’operazione “Pressing”, i due albanesi coinvolti sostanzialmente rappresentavano la manovalanza nel contesto associativo camorristico dei Casalesi, senza quindi una saldatura tra l’organizzazione criminale albanese e quella dei Casalesi. Li vi è una prevalenza del contesto criminale casalese, con una manovalanza molto minoritaria di quell’etnia. Per quanto riguarda il gioco d’azzardo, il riferimento è principalmente l’operazione “Medusa”, perché, come avete potuto vedere, ha portato al sequestro di due circoli privati, il Royal e il Matrix II, dove si svolgeva attività di gioco d’azzardo, anche online (chiaramente parallela a quella legale). Faccio riferimento a questo aspetto perché nella mia pregressa esperienza di questore a Trapani ho svolto un’indagine che ha visto coinvolto un parente diretto di Matteo Messina Denaro, il cognato, che gestiva parallelamente un’attività di scommesse online con sede a Malta (che ormai è la nota base operativa di tali attività); anche in questi casi, infatti, dalle indagini emerge il riferimento a Malta”.

Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Modena, dottoressa Lucia Musti: “Le bische clandestine: non vi è notizia che ci siano altre bische clandestine in Emilia-Romagna. Anche la gestione del gioco clandestino e tutto il mercato del divertimento in Riviera erano segnali molto gravi, ma il fenomeno era sottovalutato”.

Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Taranto, dottor Carlo Maria Corrado Capristo: “Questi sono i tre momenti, ai quali, però, si sono affiancate anche due altre realtà, che stanno lievitando: il settore del gioco e delle scommesse, che è in crescita, e lo smaltimento dei rifiuti”.

Audizione del Prefetto di Taranto, dottoressa Antonia Bellomo. BELLASSAI: “Per delineare la strategia che le organizzazioni criminali sembrano aver adottato in questa Provincia, bisogna considerare, ad esempio, un tentativo da parte di alcune delle organizzazioni che si muovono sul territorio ad investire i proventi dell’attività, in particolare dello spaccio, in attività lecite. Uno dei settori che più viene preso in considerazione e utilizzato in questo senso è, per esempio, quello degli esercizi di giochi e scommesse, che è diventato anche un canale utile per ripulire il denaro provento di altre attività criminali. Il metodo che viene utilizzato è diverso a seconda dei territori per cui si va dalla gestione, attraverso dei prestanome, dei centri di gioco e scommesse (considerate che nella provincia di Trapani ce ne sono circa 300) e che i dati (che, però, sono fermi al 2017) riferiscono di un importo complessivo di circa 700 milioni di euro giocati nella sola provincia di Taranto: 688 milioni, all’incirca, su una somma complessiva di 4,5 miliardi per tutta la Puglia. Sono delle somme veramente notevoli e, per questo motivo, è un settore appetibile per le organizzazioni criminali. Ma se a Taranto, in qualche modo, vi è il tentativo, da parte delle organizzazioni, di ottenere la gestione di questi centri, diverso è il metodo utilizzato in provincia e, in particolare, nella parte orientale della Provincia, per le evidenze investigative a nostra disposizione. Il metodo consiste nell’imporre, a chi gestisce i centri scommesse, il noleggio delle apparecchiature da soggetti che sono vicini all’organizzazione criminale. Mi sembra di non dover aggiungere molto altro, tenuto conto di quello che il signor Prefetto ha già detto in ordine al quadro complessivo che riguarda la criminalità e la criminalità organizzata del territorio”.

“Per quanto riguarda il discorso delle sale da gioco, il questore, nel verificare l’esistenza delle condizioni per dare poi la propria autorizzazione, compie un’analisi ed una valutazione di tutti i dati che attengono a quella sala giochi. Ciò nondimeno, il nostro intendimento, che già abbiamo cominciato a porre in essere, è quello di effettuare un controllo a tappeto delle varie sale, per verificare poi nei fatti se le distanze che devono essere rispettate, in ragione delle normative adottate dalle varie Regioni, siano effettivamente poste in essere o meno. È stato fatto un cenno al gioco illegale. È chiaro che poc’anzi ho parlato di un interesse delle organizzazioni relativamente al gioco legale. Il nostro interesse è puntato, però, anche sul settore specifico del gioco illegale; e questo lo si fa attesa la peculiarità della natura dell’attività criminale di cui stiamo trattando e lo si fa soprattutto attraverso attività investigativa”.

Audizione di rappresentanti dell’Associazione Giovanni Panunzio-Eguaglianza Legalità Diritti, di Libera e della Fondazione Buon Samaritano. GIUVA: “Il nostro impegno è per la legalità, per l’educazione finanziaria delle famiglie. I casi che vengono alla nostra attenzione sono i più disparati; cerchiamo di educare e di invitare queste famiglie ad evitare il sovraindebitamento. Da un paio d’anni a questa parte, un aspetto che sta emergendo in maniera preponderante è la ludopatia: ci troviamo di fronte a casi di persone fortemente indebitate con il sistema perché giocano, perché lo Stato consente questi giochi ormai considerati legittimi. Abbiamo avuto un caso eclatante, forse il più eclatante tra quelli che abbiamo accolto, di un giovane ragazzo dipendente della FIAT di Melfi, con uno stipendio medio, indebitato con 15 finanziarie per un totale di 95.000 euro perché giocava online, con le macchinette, con tutto. Ci sono persone che rovinano le famiglie e lo Stato dovrebbe essere attento al riguardo. Nel 2018 in Italia sono state registrate giocate per 110 miliardi di euro e questo è molto importante perché in un territorio depresso come il nostro, dove manca il, molta gente si dedica al gioco con la speranza di poter risolvere le proprie problematiche, ma non è così, perché si creano solamente squilibri finanziari notevolissimi e poi c’è una difficoltà: le situazioni che noi tastiamo con mano realmente sono compromesse. Oggi le famiglie sono compromesse, vi do solo un dato: nel 2018 abbiamo accolto 150 famiglie; erano talmente indebitate che siamo riusciti ad aiutarne 19, però le abbiamo accolte, abbiamo registrato 150 ascolti e cercato in ogni maniera di risolvere il problema, di aiutarle, di addivenire a una soluzione che potesse tranquillizzare il nucleo familiare, ma non ci siamo riusciti”.

Audizione del prefetto di Verona. RAGUSA: “Per quanto riguarda il gioco d’azzardo, non parliamo di un soggetto che si sia aggiudicato, magari, la gara nazionale per la gestione del gratta e vinci: in quel caso sì che gli interessi economici sono davvero ingenti. Qui parliamo di un esercizio commerciale che ha un volume d’affari, per quanto rilevante, comunque contenuto rispetto alla realtà.”

Audizione congiunta del coordinatore nazionale e del coordinatore provinciale di Verona dell’associazione “Avviso Pubblico”. ROMANI: “Una di queste è importante, perché riguarda il tema del gioco d’azzardo e si intitola «Lose for life». Contiene contributi di magistrati della Direzione nazionale antimafia, sociologi, giuristi ed esperti e il lavoro di due anni di raccolta di documentazione sul tema. Nella nostra rete, che ormai ha superato i 430 enti aderenti (tra cui dieci Regioni, in particolare il Veneto), il tema del gioco d’azzardo patologico è diventato un’emergenza molto forte, sotto un duplice profilo: una parte importante della popolazione, soprattutto le persone anziane e i giovani, incappa in un discorso di dipendenza patologica da gioco; in diverse situazioni si è scoperto l’inserimento di gruppi mafiosi all’interno del comparto del gioco d’azzardo, sul versante sia illegale sia legale. I Comuni si trovano a dover affrontare questo tema quasi rincorrendolo, quindi soprattutto emanando regolamenti che stabiliscono orari di apertura e chiusura, distanze da luoghi sensibili e quant’altro. A volte ci sono state problematicità rispetto alla tenuta della giurisprudenza amministrativa nei vari gradi di giudizio. Abbiamo fatto un lavoro di raccolta e censimento dei regolamenti, delle ordinanze e dei provvedimenti che invece si sono dimostrati ben fatti, efficaci e riconosciuti dal legislatore”.

“Vi segnalo inoltre il lavoro con le prefetture: le stiamo incontrando tutte, insieme alle questure e a tutti i rappresentanti delle Forze di polizia, per dire che esistiamo, cosa siamo e facciamo. In particolar modo, con la prefettura di Verona avevamo già avuto interlocuzioni con il prefetto Mulas e ne abbiamo in corso anche con il nuovo: tramite il nostro referente regionale, A. C., sindaco di San Donà di Piave, si è lavorato a Venezia alla redazione di un regolamento di prevenzione del gioco d’azzardo patologico, che la prefettura ha proposto a tutti i Comuni del veneziano, in maniera da avere uno strumento di regolamentazione uniforme sul territorio, per evitare il turismo da gioco (se in un Comune non si può giocare, allora si va in un altro). Questo apporto per noi è stato molto interessante”.

“Vi sono poi situazioni di gioco d’azzardo dietro alle quali si scoprono circuiti usurai. Questo piccolo rapporto, con tutti i suoi limiti, permette di attivare le persone, trasferire loro un metodo e consegnare al legislatore e agli organi competenti sul territorio (quindi sindaci, prefetture e questure) un documento da cui partire per cominciare a fare riflessioni e a costruire politiche soprattutto di prevenzione. Ci fa piacere tenere questi rapporti con le autorità anche perché l’invito che ci viene rivolto periodicamente è di sollecitare le persone che sanno a dire quello che succede, perché nell’ambiente si dice che alcune cose si sanno, ma poi non ci sono avvicinamenti alle autorità preposte a svolgere indagini; pertanto, si cerca di spiegare anche questa situazione. Per farvela breve e sintetica, “Avviso Pubblico” sul fronte degli enti locali cerca di dare il proprio contributo alla costruzione di questa rete sistemica, che operi con metodo e specifici strumenti e abbia un ruolo sia di denuncia, andando al merito delle questioni di ciò che non funziona, sia di proposta al legislatore regionale o nazionale di alcune indicazioni per migliorare le leggi o i regolamenti attualmente esistenti”.

“Per quanto riguarda i regolamenti, non so dare un dato preciso. Quello che posso dire, però, è che oggi, a differenza di qualche tempo fa, si sta molto più attenti al modo di redigerli. Cito due Comuni che sono per noi diventati degli esempi: il Comune di Modena e quello di Pavia. Non si sono limitati a scrivere i regolamenti, ma hanno messo insieme le società che si occupano di gioco, sono andati ad incontrare gli esercenti e hanno messo insieme scuole e cittadini, quindi hanno creato reti, con le quali si è cercato di salvaguardare il diritto di fare impresa con il dovere di salvaguardare la salute e la sicurezza pubblica. Ho citato questi due Comuni, ma anche Napoli ha un regolamento ben fatto: i loro regolamenti e il loro modo di operare sono diventati punti di riferimento per altri Comuni e non solo per l’adozione singola di essi; sottolineo infatti l’importanza di creare regolamenti che abbiano una valenza ad ampio raggio. Questo è uno degli elementi molto importanti. Quindi, agire sulla prevenzione vuol dire creare sistema, lavorare sulla coscientizzazione, sulla responsabilizzazione e anche sull’educazione. Per ciò che concerne i controlli, anche in questo caso mi riferisco in particolar modo ad alcuni di questi enti virtuosi che vi ho detto, viene fatta una formazione specifica della polizia locale che effettua i controlli. Molto spesso succede che questi controlli o evitano il verificarsi di situazioni particolari, perché anticipano, incrociando una serie di dati in possesso del Comuni, ciò che potrebbe accadere, oppure nel corso dei controlli emergono anomalie. Qualche anno fa in alcuni comuni della Lombardia, grazie a questi controlli della polizia locale, si è scoperto che le sale erano gestite da ‘ndranghetisti e che al loro interno non si giocava soltanto, ma venivano usate anche come luoghi di incontri”.

“Agli agenti delle polizie locali sono state rivolte minacce e intimidazioni, in alcuni casi anche ad alcuni amministratori; situazioni a volte difficili si creano fra i rappresentanti delle società di gioco e gli amministratori locali. Quando gli amministratori locali emanano dei provvedimenti che limitano gli orari di apertura e di chiusura e le distanze, più di qualche volta si sono sentiti dire: adesso vi citiamo, vi chiederemo i danni. Affrontare una causa del genere per un Comune in alcuni casi medio-piccolo, perché il fenomeno non riguarda solo i grandi comuni ma anche quelli medio-piccoli dove è più facile non destare l’attenzione, fa riflettere e ci si pensa due volte prima di intraprendere una determinata azione. Per quanto riguarda il programma Smart, noi sul sito di “Avviso Pubblico” ne abbiamo dato notizia; è stata fatta una segnalazione a tutta la rete dei nostri soci e a settembre organizzeremo anche dei momenti di formazione proprio per dire che questo strumento è uno strumento estremamente importante, che dobbiamo conoscere ed imparare ad utilizzarlo. Bisogna anche imparare ad attingere da quei dati per costruire quella barriera di prevenzione sollecitata anche da parte vostra. Per quanto riguarda le white list, certamente quello suggerito dall’onorevole Migliorino può essere uno spunto interessante; mi permetto di sottoporre alla vostra attenzione due elementi. Il primo: diventa fondamentale il tema della tracciabilità dei flussi finanziari. Chi apre le imprese a che fondi attinge? Chi va a giocare quanto gioca, in che modo gioca? E via dicendo. L’altro elemento è la trasparenza rispetto all’articolazione societaria. Si apre un’impresa: chi è il titolare? Chi sono i soci e che esperienze hanno? Sarebbe interessante stilare non solo una white list, ma una black list. Se non ho letto male nei giorni scorsi, relativamente al mondo del calcio si ipotizzava proprio una black list di imprenditori e società, che si è scoperto già essere coinvolte in alcune situazioni delicati, se non addirittura criminali e illegali, da tenere fuori dal mercato. Su tutto il comparto del gioco d’azzardo – torno a dire – vi inoltreremo, in base alle domande poste, un appunto puntuale e preciso. Per quanto riguarda gli incendi, l’onorevole Paolini riferiva che dal rapporto stilato dall’Osservatorio civico ne risultavano una settantina. Noi abbiamo riportato una dichiarazione di due anni fa, se non ricordo male, del comandante dei vigili del fuoco di Verona, il quale esprimeva una particolare criticità non solo rispetto al numero. Egli faceva infatti presente che rispetto a diversi di questi incendi il sospetto che fossero dolosi era particolarmente importante”.

Audizione dei rappresentanti di “Libera”, sezione Veneto, “Affari Puliti”, e di una giornalista de «Il Gazzettino». TOMMASI: “I mercati più esposti sono in primo luogo quelli tradizionali dell’appetito mafioso, tra cui quello dell’edilizia, dei trasporti, del turismo – come dimostra la riviera che domani visiterete – dello smaltimento dei rifiuti, della grande distribuzione, dei mercati ortofrutticoli, anche con la contraffazione per nascondere altre cose. A questi si aggiungono i settori dell’intermediazione di manodopera, della contraffazione e del gioco d’azzardo, di cui sicuramente avrete parlato prima e su cui citerò poi un caso specifico. La penetrazione nel tessuto produttivo parte da settori che non richiedono particolari conoscenze tecnologiche, anche se le mafie poi si evolvono: avrete certamente sentito parlare di quello che sta succedendo nel gioco d’azzardo online”.

“Ho già accennato al gioco d’azzardo, con i punti scommessa e così via. A questo proposito voglio richiamare il caso del “Billionaire”, la sala giochi aperta nel giugno di quest’anno a Rovigo, la più grande del Veneto. Ci siamo chiesti di chi fosse il “Billionaire” ed è risultato di proprietà della società cinese Xufen Wu & C., a sua volta di proprietà della Global Starnet Limited, con sede legale a Londra, una società a socio unico che opera tramite una filiale, la Global Starnet Italia, che nel 2004 ha costituito un’associazione temporanea di imprese per ottenere, quale mandataria, la concessione da parte dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli. Questa società è presente in Italia in 11.000 esercizi con slot machine, sale giochi e così via. La concessione scadeva nel 2009, senonché, nel 2011, si accede ad una nuova gara. La società partecipa al bando e subito dopo lo impugna, sostenendo di avere titolo a proseguire con l’originaria concessione, quindi senza soluzione di continuità. Succede però che il prefetto di Roma dispone un’interdittiva per infiltrazione mafiosa nei confronti di questa società, escludendola quindi dalla gara. Il tribunale amministrativo regionale annulla l’interdittiva antimafia, anche se rimangono situazioni riguardanti contenziosi pendenti presso diverse giurisdizioni. Il socio unico viene rinviato a giudizio nel 2015 per associazione criminale e per evasione fiscale e, nel giugno del 2018, il tribunale amministrativo regionale conferma la decadenza della concessione, quindi la revoca definitiva. Naturalmente c’è il ricorso della Global, che è stato però respinto nel gennaio di quest’anno dal Consiglio di Stato. Lo scorso 22 giugno apre a Rovigo la sala slot di cui vi dicevo, la più grande del Veneto. A detta della società Xufen Wu & C., l’autorizzazione era stata chiesta al Comune tra aprile e maggio, per cui ci sono voluti due mesi per averla. A questo punto la domanda è molto semplice: se la decadenza della concessione è stata confermata dal tribunale amministrativo regionale nel giugno 2018 e nel gennaio 2019 c’è stata la pronuncia del Consiglio di Stato, come mai, né il Comune, né la questura avevano queste informazioni? Questo è solo uno degli esempi su cui riflettere”.

Audizione del prefetto di Venezia. AVITABILE: “Era stata posta una domanda dall’onorevole Nesci sul casinò di Venezia. Tale struttura è anch’essa un intermediario assimilato agli intermediari finanziari, quindi è sottoposto agli obblighi di vigilanza e antiriciclaggio; effettua l’adeguata verifica, identifica tutti i clienti; noi lo teniamo sotto controllo anche perché capita di rilevare soggetti che, attraverso il casinò, fanno giocate significative in rapporto a capacità patrimoniali e reddituali non consistenti. Quanto a connessioni con aspetti specifici di CO, io non ne dispongo. È una cosa che abbiamo rilevato talvolta con soggetti di etnia cinese frequentatori dei casinò e del gioco in generale. Anche su questo ovviamente noi manteniamo un’attenzione alta, perché siamo inseriti nel sistema di vigilanza quindi accediamo anche a delle informazioni, oltre che alle SOS, su cui facciamo approfondimenti specifici”.

“Sul gioco online e sul riferimento che ha fatto alla piattaforma: non era una piattaforma di gioco d’azzardo; era quella che ha coinvolto l’intermediario di Porto Gruaro: una piattaforma per il gioco in borsa nello scambio di valute straniere, la cosiddetta piattaforma Forex, in cui praticamente si gioca sullo spread del tasso di cambio investendo dei denari e scommettendo sostanzialmente sul valore della valuta in un determinato periodo. Era questo il meccanismo e la piattaforma su cui è avvenuta la grande truffa fatta da questo intermediario – indagine che è stata sviluppata dal nostro gruppo di Porto Gruaro – nella quale si è innestato il collegamento con alcuni soggetti campani, che però sono stati investigati credo dalla DIA, sicuramente dalla Direzione distrettuale antimafia di Trieste, anche perché Porto Gruaro, rientra nelle competenze distrettuali di Trieste. Quanto al gioco illegale – lo dico, pur essendo un concetto quasi scontato – la criminalità è da sempre interessata, perché è un ottimo meccanismo per far girare denaro. La difficoltà di intercettarlo in questo momento deriva anche dal fatto che molto spesso queste forme di gioco e di scommessa online si appoggiano su piattaforme collocate in Paesi stranieri, talvolta anche difficilmente gestibili sotto il profilo dello scambio informativo, dell’attività rogatoriale pure di polizia e questo rende molto più difficoltose le attività investigative.

CHERCHI: “Per quanto riguarda il gioco d’azzardo, abbiamo avuto una segnalazione diversi anni fa. Ne rispondo solo per aver cercato di esaminare tutti i fascicoli pendenti – ed erano tanti, inutilmente pendenti – in procura distrettuale. Al riguardo non era stato fatto niente. Si trattava di una segnalazione relativa al casinò di Venezia – fatta dalla procura di Roma, se non ricordo male – per la quale non era stata svolta alcuna attività di indagine. Erano fatti risalenti ad anni addietro e non è stato più possibile fare nulla, perché su queste cose si interviene nell’immediatezza con attività tecniche e con indagini importanti: passato il momento non si può cercare più nessuno. Mi collego al discorso del gioco d’azzardo a Rovigo. Noi sul punto non abbiamo avuto nessun tipo di informazione. Peraltro, a Rovigo è stata fatta una riunione con il Comandante provinciale dei Carabinieri, con i Comandanti dei comandi intermedi e con tutte le stazioni di Rovigo perché ci dicano qualcosa, quindi, per stimolarli ad avere gli occhi aperti e soprattutto – come ho detto ai comandanti di stazione, ma sul punto eravamo d’accordo con il comando regionale, non ho fatto niente oltre le mie competenze – per evitare che stiano troppo in ufficio ma girino per le strade e le stazioni perché solo in questa maniera è possibile acquisire notizie che altrimenti non arrivano per i motivi che ho detto prima”.

Audizione congiunta del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli Nord, del procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli Nord e del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere. GRECO: “Un altro punto è il gioco d’azzardo. La ludopatia, come sappiamo, è diffusissima. Chiaramente la procura si occupa anche di affari civili. Abbiamo avuto anche richieste per la nomina di amministratori di sostegno proprio da parte di familiari nei confronti di persone, anche del ceto borghese, afflitte da questa situazione. Siamo dovuti intervenire nelle procedure per gli amministratori di sostegno. È un fenomeno diffusissimo e me ne sono occupato anche come coordinatore della direzione distrettuale antimafia nel 2013 per la problematica delle slot machine: sono diffusissime e rappresentano un interesse preminente della criminalità organizzata. Sono state emesse dalla direzione distrettuale antimafia di Napoli – lo dico perché ne ho conoscenza diretta – varie misure cautelari sulle slot machine. Si tratta di apparecchiature da gioco che molte volte vengono imposte – mentre altre volte non si crea neanche una conflittualità – da persone direttamente o indirettamente collegate alla criminalità organizzata”.

TRONCONE: “L’ultimo tema è quello del gioco d’azzardo. Come si è detto, l’imposizione delle slot machine è un tema tipico della direzione distrettuale antimafia; si tratta di una forma di estorsione, basata su un’imposizione forzata con accaparramento di parte degli utili. Presso la procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere non ci sono procedimenti che riguardano né questo aspetto (che sarebbe di competenza della direzione distrettuale antimafia), né altri aspetti relativi comunque al gioco d’azzardo”.

Audizione del sindaco di Perugia. VICHI: “Come diceva il sindaco, effettivamente proprio nel mandato precedente il consiglio comunale aveva adottato dapprima un atto di indirizzo e successivamente un regolamento proprio per disciplinare anche la distanza dei luoghi dove si esercita l’attività di gioco rispetto ai plessi scolastici. Si è infatti prevista una distanza adeguata. Di recente so che anche il nostro servizio giovani sta lavorando, in collaborazione con l’ASL, con la Regione Umbria, su iniziativa – se non erro – di due Rotary Club locali, proprio per attivare progetti di sostegno ai ragazzi affinché venga favorito un percorso di conoscenza di questa attività, poiché la premessa è favorire e cercare di veicolare all’interno delle scuole un’allerta essendo questo un problema che effettivamente ha una rilevanza sociale molto importante”.

Audizione del prefetto di Catanzaro. FINOCCHIARO: “La ludopatia è un argomento importante e costituisce sicuramente un settore su cui la mafia e le organizzazioni criminali hanno messo o tentano di mettere le mani. Durante il lockdown anche questo tipo di attività, almeno quella delle sale giochi, ha avuto un grosso fermo, quindi anche i controlli che noi normalmente facciamo in questo settore hanno avuto una contrazione dovuta alla minore attività. Si tratta, tuttavia, di settori in cui l’interesse investigativo e anche preventivo è massimo e sui quali assicuriamo sicuramente la massima attenzione”.

Audizione di giornalisti di inchiesta che si sono occupati delle gestioni commissariali e delle infiltrazioni criminali nelle amministrazioni pubbliche e negli organi elettivi. CACCIAPUOTI: “Per quanto riguarda, invece, la criminalità legata alle famiglie storiche, che spendono con autorevolezza il loro nome dagli anni Ottanta, possiamo dire che i livelli di infiltrazione nell’economia legale sono altissimi, come certificano le numerose interdittive antimafia che hanno interessato attività presenti sul Comune di Sant’Antimo. Il controllo è su tutti i settori, dagli appalti, ai bar, ai ristoranti, alle sale da gioco. Recentemente ho avuto notizia che la criminalità ha la gestione anche delle slot illegali, cioè quelle non collegate in rete”.

Audizione del direttore dell’Ufficio delle dogane di Trieste, dottoressa Lucia Napolitano. NAPOLITANO: “Signor Presidente, sono il direttore dell’ufficio delle Dogane di Trieste. Con la Commissione ci eravamo già incontrati nel 2019, proprio con riferimento alla portualità e all’attività della dogana all’interno del porto di Trieste. L’Agenzia delle accise, dogane e monopoli svolge un’attività inerente all’accertamento, al contenzioso e alla riscossione dei tributi doganali della fiscalità interna connessa agli scambi internazionali e nel settore delle accise e si occupa anche del comparto del gioco e di quello dei tabacchi. L’Ufficio delle dogane, di cui sono il direttore, si occupa del settore della riscossione, accertamento e contenzioso dei tributi doganali e della riscossione delle accise, anche in questo caso con accertamento e contenzioso”.

Audizione del Prefetto di Reggio Calabria, dott. Massimo Mariani, unitamente al Questore di Reggio Calabria, dott. Bruno Megale, al Comandante Provinciale dei Carabinieri, Colonnello Marco Guerrini, al Comandante provinciale della Guardia di Finanza, Colonnello Maurizio Cintura e al Capo Centro operativo DIA di Reggio Calabria, Colonnello Massimo Chiappetta. CINTURA: “Nell’operazione “Galassia” si è dimostrata la loro capacità di costituire società per le scommesse: non solo di gioco clandestino, ma anche di gioco legale, attraverso la costituzione di società a Malta dove, come sappiamo, è anche più difficile ottenere informazioni. Con questa operazione, invece, le informazioni sono arrivate e addirittura, attraverso un mandato europeo, siamo riusciti ad arrestare i responsabili”.

Audizione del Prefetto di Caltanissetta, dottoressa Chiara Armenia, unitamente al Questore, dottor Emanuele Ricifari, al Comandante provinciale dei Carabinieri, colonnello Vincenzo Pascale, al Comandante provinciale della Guardia di Finanza, colonnello Stefano Gesuelli e al Capo Centro DIA, colonnello Giuseppe Ialacqua. GESUELLI: “Caltanissetta è una Provincia fortunata. Se andate a vedere i dati delle vincite nei vari giochi, evidentemente, le persone giocano molto e c’è una certa rilevanza. Questa è un’altra delle modalità attraverso le quali è possibile, per un’organizzazione criminale, entrare. In questa operazione contro la famiglia Luca abbiamo trovato tagliandi di lotterie, “gratta e vinci” e quant’altro. Questo significa che c’era una diversificazione massima rispetto a una realtà imprenditoriale che a Gela, dagli anni Novanta in avanti, era di assoluta rilevanza. Questo significa che una saldatura c’è stata, soprattutto dopo la guerra di mafia, quando poi, alla fine, la pace o la relativa pace ha fatto sì che si guardasse forse più al portafoglio che ad altri strumenti di contrasto. Questa per noi è una luce sempre accesa”.

Audizione del dottor Francesco Russo, Prefetto di Salerno, unitamente al dottor Pasquale Picone, Vice Questore Vicario di Salerno, al Colonnello Gianluca Trombetti, Comandante provinciale dei Carabinieri, al Generale B. Oriol De Luca, Comandante provinciale della Guardia di Finanza, e al Colonnello Vincenzo Ferrara, Capo Sezione operativa DIA di Salerno. TROMBETTI: “Un’altra forma di attuazione dei progetti criminosi della criminalità organizzata è il gioco online e l’imposizione di slot machine all’interno delle case da gioco. Recentemente, c’è stata un’altra operazione molto importante. Era stata costituita una piattaforma perfettamente identica a quella nazionale, che però consentiva di evadere qualsiasi forma d’imposta diretta e indiretta e di tasse e di avere un bacino di utenza a livello mondiale, attraverso la posizione di server all’estero, con una capacità, anche informatica, altissima, che consentiva a chiunque di entrare in giochi virtuali”.

TROMBETTI: “Quanto al gioco d’azzardo, le modalità erano del tutto illegali. Vi era, quindi, una piattaforma totalmente ideata dall’organizzazione criminale, del tutto simile a quella utilizzata dal monopolio dello Stato, ma completamente illegale. Vi era una serie di soggetti, che abbiamo poi assicurato alla giustizia, almeno nella fase cautelare, che si occupavano di tutte gli aspetti organizzativi: allestimento, manutenzione, contatti e apertura al pubblico. In breve, c’erano camere virtuali, alle quali si accedeva con crediti virtuali, che venivano corrisposti con sistemi informatici avanzatissimi, che non lasciavano traccia; oppure c’erano le cosiddette imposizioni di slot machine, fisicamente poste all’interno delle case da gioco. Un doppio sistema, quindi, che eludeva del tutto, nel primo caso, il monopolio dello Stato, mentre nel secondo, attraverso una rete parallela, operava su slot machine fisicamente posizionate nelle case da gioco. Non c’era nessuno, quindi, che illegalmente si prestava a questa situazione, dal punto di vista dell’organizzazione legale del gioco”.

Audizione del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Salerno, dottor Giuseppe Borrelli, accompagnato dal procuratore aggiunto, dottor Luigi Alberto Cannavale, coordinatore DDA di Salerno. BORRELLI: “In realtà vi sono zone diverse ed organizzazioni autonome diverse. Per esempio, sul territorio di Scafati abbiamo una pluralità di famiglie criminali che si contendono il territorio. In particolare la famiglia Matrone, originaria di Scafati, sulla quale siamo intervenuti a gennaio con l’esecuzione di un’ordinanza cautelare a carico di circa 30 persone. Si trattava di una ordinanza che colpiva essenzialmente il fenomeno del controllo, da parte del gruppo Matrone, del gioco clandestino, cioè delle slot machines che venivano piazzate all’interno dei singoli esercizi commerciali”.

Audizione del prefetto di Messina, dottoressa Cosima Di Stani, unitamente al Questore di Messina, dottoressa Gabriella Ioppolo, al Comandante provinciale dei Carabinieri, Colonnello Marco Carletti, al Comandante provinciale della Guardia di Finanza, Colonnello Gerardo Mastrodomenico e al Capo Sezione DIA di Messina, dottoressa Giuseppina Interdonato. CARLETTI: “Un ulteriore passaggio dimostrativo della capacità di controllo quasi completo del territorio che abbiamo investigato è la gestione delle bische clandestine. La famiglia aveva creato una bisca clandestina sempre a Barcellona e impediva agli accoliti di andare a esercitare questo gioco d’azzardo in altre bische che venivano sottoposte a intimidazione”.

MASTRODOMENICO: “Un altro tema è quello delle scommesse clandestine. Cito solo due dati di sintesi per stimolare la riflessione rispetto ad una tematica così delicata. Al di là degli operatori anche internazionali che operano su piattaforme autorizzate dall’amministrazione dei Monopoli di Stato, il centro di questo business criminale è rappresentato dalla creazione di skin illegali, non registrate presso l’amministrazione dei Monopoli di Stato. A fronte di un investimento di circa 130.000 euro per la creazione di una skin illegale che opera su piattaforme estere, il rendimento per singolo punto vendita (chiarisco che per singolo punto vendita si intende la singola sala giochi, il singolo punto di ricarica delle giocate, anche un tabacchino, la singola sala scommesse clandestina, la più classica) viaggia nell’ordine di circa 500.000 euro al mese. Se un master, cioè un organizzatore di questi traffici, gestisce 20 punti scommesse – e stiamo parlando di numeri irrisori – ci rendiamo conto di quale sia il volume di affari di tale fenomeno. Ciò spiega perché, come giustamente sua eccellenza il prefetto ha più volte sottolineato, anche nella realtà messinese si assiste a questo fenomeno criminale sul quale con la Direzione distrettuale antimafia stiamo effettuando significativi approfondimenti. Pertanto, è rilevante il controllo economico del territorio, rispetto al quale l’autorità di vertice come Guardia di finanza ci ha chiesto uno sforzo significativo. Diventa importante anche l’osservazione delle file che singolarmente si creano vicino certe sale giochi il sabato pomeriggio e la domenica mattina, in costanza o in pendenza degli eventi sportivi, peraltro in una realtà fortemente depressa. Sua eccellenza il prefetto, nella sua relazione, ha perfettamente sintetizzato la situazione economica della realtà provinciale. È chiaro che i fenomeni criminali sono necessariamente frutto della realtà economica in cui viviamo”.

Audizione del Presidente del Tribunale di Messina, dottoressa Marina Moleti, e del Presidente della Sezione GIP-GUP del Tribunale di Messina, dottoressa Ornella Pastore. PASTORE: “Altro dato allarmante per il territorio di Messina è l’attività criminale nella zona tirrenica, in particolare nel territorio barcellonese. Di recente, io ho emesso un’ordinanza di custodia cautelare, eseguita a febbraio, a carico di 50 soggetti per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti, estorsioni e associazione dedita allo sfruttamento della prostituzione e al gioco illegale, con delle bische clandestine”.

Audizione del giornalista Antonio Mazzeo. MAZZEO: “Erano grosse operazioni finanziarie, legate al riciclaggio di denaro proveniente sia dai grandi traffici internazionali di droga, sia, nel caso specifico di R. P. C., dalle operazioni sul gioco d’azzardo e sui grandi casinò di Saint Vincent e di Campione, sia anche dal riciclaggio del denaro proveniente dai sequestri di persona, gestito dalle colonie siciliane e calabresi particolarmente nella provincia di Milano e in Brianza”.

Audizione del prefetto di Catania, dottoressa Maria Carmela Librizzi, unitamente al questore di Catania, dottor Vito Calvino, al comandante provinciale dei Carabinieri, colonnello Rino Coppola, al comandante provinciale della Guardia di Finanza, generale Antonino Raimondo, e al capo centro operativo DIA di Catania, dottor Carmine Mosca. RAIMONDO: “Altri fenomeni riguardano in maniera trasversale il trasferimento fraudolento di valori e le attività di riciclaggio, frutto delle attività di traffico di stupefacenti, estorsione e in maniera particolare, come ha accennato il signor Questore, della capacità di inserirsi nel territorio nell’ambito dei giochi e delle scommesse illegali, che consentono di avere ulteriore consenso di carattere sociale. Si tratta, peraltro, di attività fatte in piena evasione d’imposta: si è quindi unito l’utile al dilettevole”. “Un’operazione ricordata dal signor questore e denominata Doppio Gioco ha portato nel 2021 e nel marzo di quest’anno al sequestro di beni per oltre 160 milioni di euro e ha riguardato la capacità di carattere organizzativo del clan Santapaola di gestire con prestanome e soggetti collegati una piattaforma illecita, operante su Malta e non registrata sul territorio nazionale, che ha posto in essere numerosissime operazioni di scommesse sul territorio nazionale. Il volume delle scommesse raccolte tra il 2012 e il 2016 è stato di oltre 670 milioni di euro. Tenete conto che solo per le attività di carattere squisitamente fiscale il sequestro effettuato nel marzo di quest’anno ha riguardato beni per un importo complessivo pari a 160 milioni di euro”. “Il mondo del gioco e delle scommesse, al cui interno si operava prevalentemente con denaro in contanti, creava consenso sul territorio e consentiva di effettuare ulteriore reimpiego e reinvestimento di denaro di carattere illecito. I sequestri che abbiamo operato, anche recentemente, dicono molto in termini di importanza e sensibilità della tematica, che ha sfruttato la capacità dell’organizzazione di allocare una stabile organizzazione in territorio estero, peraltro cercando di sfruttare le maglie delle diverse normative e le capacità tecniche di carattere organizzativo del sito web. La rete non era conosciuta, autorizzata e validata in Italia, ma era del tutto parallela. Come ho già ricordato, i flussi di denaro sono stati molto consistenti. Nel periodo 2012-2016 si è trattato di circa 670 milioni di euro. Quanto all’analisi più squisitamente economica, ricordo che si tratta di dati che analizziamo costantemente in quanto ci poniamo il problema di conoscere quanto più possibile il territorio e, proprio per questo, di capire quali possono essere le sintomatologie. Non a caso, non ho citato indagini di usura che abbiamo svolto in questo periodo e che non hanno avuto connessioni con soggetti appartenenti alla criminalità organizzata. Negli ultimi due anni abbiamo avuto tre indagini in materia di usura, ma non abbiamo visto connessioni con la criminalità organizzata. Vi è stata una grandissima attenzione da parte dell’organo investigativo che ha operato (il GICO di Catania, che dipende dal Nucleo di polizia economico finanziaria). Rispondo all’onorevole Cantalamessa dicendo che grandissima è stata l’attenzione, durante tutte le attività investigative e tecniche, a possibili acquisizioni di imprese o aziende da parte di soggetti appartenenti alla criminalità organizzata. Vi sono un’attenzione e una sensibilità particolari che in questo periodo si stanno continuando a registrare. Concludo soffermandomi sul tema della spesa sanitaria. Riguardando la spesa sanitaria di carattere pubblico nazionale, ho avuto conferma che i dati che lei ha riportato sono quelli reali. La legge di bilancio di quest’anno attesta 126 miliardi di euro a livello nazionale. I dati che ho acquisito e riferito prima sono acquisiti da amministrazione trasparente, quindi non abbiamo fatto alcun accesso. Quest’attività di confronto e dialogo con le amministrazioni che gestiscono denaro pubblico in questo territorio, soprattutto in campo sanitario, rientra in una strategia precisa e puntuale del nostro Comando generale. Il modello di memorandum di intesa che abbiamo siglato, prima con l’università e poi con le tre aziende ospedaliere e l’ASP, è utilizzato dal Comando generale proprio per cercare di garantire sul territorio il maggior dialogo e confronto possibile. Ricordo che, come ho cercato di evidenziare bene ai partner con cui abbiamo siglato questo protocollo, noi non certifichiamo nulla ma avviamo un percorso qualificato di comunicazione, in termini informativi, di elementi che essi individuano come anomalie. Ciò non toglie che la magistratura può in qualsiasi momento avviare e darci deleghe di attività investigative. Cerchiamo di rinforzare il presidio dello Stato in un settore che la Guardia di finanza evidenzia come core in questi anni, ossia quello della spesa pubblica. Da qui, la necessità di avviare un dialogo sistematico e di confronto con chi, all’interno delle proprie strutture, deve avviare una riflessione attenta e analitica di quello che sta andando a fare, segnalandoci analisi di scenario, analisi di fenomeni qualificate o addirittura segnalazioni operative di carattere qualificato. Il mondo dei cavalli è sempre molto appetibile, anche come immagine. Proprio oggi verrà eseguita nella zona di Caltagirone un’attività di misura di prevenzione e tra i beni ci sono anche quattro cavalli da corsa. Si tratta di un mondo che continua a mantenere il suo fascino in certi ceti sociali”.

Audizione dei giornalisti Concetto Mannisi e Antonio Condorelli. MANNISI: “Prevalentemente su gioco d’azzardo e gaming on line, sulle scommesse clandestine, quelle fatte su piattaforme non riconosciute dallo Stato e che, anche con importanti basi a Malta, garantiscono alla criminalità organizzata la possibilità di riciclare il denaro sporco. La famiglia Santapaola, dunque, ha una cellula di parentela su Messina. Per il resto, per quanto riguarda la nostra criminalità organizzata, credo che in questo momento storico, al di là del gaming on line, l’affare più redditizio, oltre a quello legato agli appalti, che evidentemente la mafia continua a seguire con grande attenzione, sia quello legato ai traffici di stupefacenti”.

Audizione del Commissario del Governo, prefetto Vito Cusumano, unitamente al Questore di Bolzano, dottor Giancarlo Pallini, al Comandante provinciale dell’Arma dei Carabinieri, Col. Raffaele Rivola, al Comandante provinciale della Guardia di Finanza, Gen. B. Gabriele Procucci, e al Direttore Agenzia Dogane di Bolzano, dott. Stefano Girardello. GIRARDELLO: “Vogliamo parlare dei giochi? Stiamo facendo delle analisi, da quando abbiamo il controllo sul territorio a livello locale, semplicemente comparando quanto viene giocato in un punto di gioco (dato che sappiamo noi) e qual è il reddito del soggetto autorizzato a giocare. I dati non collimano: non c’è niente da fare. A fronte di milioni di euro di giocate, il che vuol dire anche riciclaggio, dall’altra parte c’è un reddito di 20-30.000 euro. Io qui non parlo di ricevitorie ufficiali, ma di punti privati di gioco, quindi online. I soldi ci sono, ma non si capisce da dove vengano. Non c’è una normativa che dia i mezzi per andare a colpire e costringere chi ha fatto tale operazione in condizione di doversi giustificare”.

“Per quanto riguarda il gioco illegale e tutta l’attività del COPREGI, siccome l’Agenzia delle dogane e dei monopoli ricopre da qualche anno la funzione di polizia giudiziaria in questo settore, tale attività si sta concentrando su ciò che conosciamo, andando quindi a fare verifiche sulle sale da gioco legali. Anche lì, abbiamo trovato delle situazioni irregolari, soprattutto per quanto riguarda la gestione delle macchinette, i sigilli apposti e l’alterazione dei sistemi di gioco. Qui abbiamo avuto solo un caso, dove peraltro il sigillo si era rotto e successivamente è stato verificato che la macchinetta non era stata alterata. Si è proceduto a sanzionare e a recuperare quanto recuperabile, ma lì non c’era dolo. Certo, anche la provincia di Bolzano e la provincia di Trento rientrano nell’ambito di competenza del COPREGI, ma devo fare una premessa necessaria. Quando ci siamo scissi dal Veneto e dal Friuli-Venezia Giulia come Ufficio delle dogane del Trentino-Alto Adige, l’organico era di otto unità. Otto unità che gestiscono 150 milioni di euro di introito per la provincia di Bolzano e 140 milioni di euro per la provincia di Trento. Quindi, otto persone hanno l’onere di gestire tabacchi, ricevitorie e altro per tutta la Regione. Quando in altre Regioni c’è un’azione del COPREGI per il controllo di 20 o 30 esercizi, noi ne controlliamo tre, in collaborazione con il Prefetto e con le Forze di polizia qui presenti. Queste sono le forze di cui dispongo”.

“Bisogna potenziare quelle strutture che, presenti nello Stato, hanno competenze che stanno svanendo, perché i funzionari nel frattempo vanno in pensione e non c’è ricambio. Anche se magari si sostiene di voler potenziare, non ci sono però coloro che hanno la memoria storica, che sanno come andavano i flussi e come gestire e prendere il toro per le corna. Da lì bisogna partire: potenziare le strutture, per fare in modo che riescano a fare il loro lavoro. L’esempio tipico è l’Ufficio dei monopoli per il Trentino – Alto Adige, composto di otto persone. Ma quelle otto persone io le impiego solo a fare le licenze dei tabacchi, delle rivendite, dei giochi e basta. Non posso fare altro. Sono quelle, però, le professionalità, almeno uno per squadra, di cui necessitiamo, anche nell’ambito del COPREGI, per svolgere un’attività efficace”.

Audizione del Presidente del Tribunale di Marsala, dottoressa Alessandra Camassa, accompagnata dal Presidente della Sezione penale del Tribunale di Marsala, dottor Vito Marcello Saladino. CAMASSA: “Parlavamo, invece, di una diversa configurazione dal punto di vista della tipologia di criminalità. In realtà, non è così: prima c’erano gli omicidi, ma c’erano anche le estorsioni; adesso ci sono meno omicidi, ma continuano ad esserci le estorsioni. Ci sono dei settori abbastanza tipici: magari il dottor Saladino vi parlerà del controllo del calcestruzzo e, per quanto riguarda i processi che ho seguito io direttamente, dei giochi e delle scommesse, il nuovo grandissimo punto di riciclaggio del denaro. Il meccanismo è sempre uguale: l’imprenditore si fa accreditare sul territorio dai mafiosi, riesce a posizionare tutte le sue aziende non subendo danneggiamenti, però contemporaneamente foraggia i referenti locali della criminalità organizzata. Questo, sotto il profilo delle scommesse, ormai è diventato un sistema tradizionale”. cdn/AGIMEG