“Le nuove norme introdotte da ADM nel regolamento di gioco sulle scommesse a quota fissa, fanno evincere quanto sia profonda la lacuna che ormai si è generata tra chi dispensa regole e chi gestisce questo tipo di attività con i suoi consumatori. È un cane che si morde la coda. È una roulette russa. È una scommessa nella scommessa..
Questo è un vero azzardo, un giro di vite sulle nostre imprese che incentiva la compulsività, l’illusione di una vincita, alimentando così di fatto la ludopatia”. E’ quanto si legge in una nota congiunta del Comitato Donne in Gioco e A.Gi.Re in merito al nuovo regolamento per le scommesse.
“Un tempo l’importo minimo di giocata era di 10mila lire, poi passammo a 3 euro ed infine con il decreto Abruzzo alle attuali 2 euro. Oggi ci chiediamo, giacché l’introduzione di queste norme era ferma da 3 anni, come mai è stato deciso di metterla in atto così in questo preciso momento storico in cui stiamo vivendo un continuo lievitare dei costi di gestione, energetici e di materie prime? Abbiamo fatto notare da subito che le nostre attività non possono innalzare il costo del prodotto di vendita. La scommessa sportiva a differenza degli altri giochi, non è calibrabile nel suo payout, la vincita è data dall’abilità dello scommettitore e dalla fortuna. I nostri guadagni sono generati dalle puntate, ma soprattutto dell’utile del periodo commerciale( giocato- vinto-tasse). In questo caso, con la riduzione della giocata minima inevitabilmente si ridurranno gli incassi, già esigui”.
“Inoltre – prosegue la nota del Comitato -, con l’introduzione del cash out verrà meno la figura fondamentale del gestore di sala perché ci sarà una contrattazione diretta del giocatore con i concessionari. In questo modo verranno meno quelle giocate generate dalle cosiddette coperture”.
“Dopo 2 anni di pandemia che ci ha visti totalmente chiusi a favore di un mercato illecito e l’introduzione dell’improponibile tassa del 0,50% sul giocato delle scommesse sportive ci chiediamo come faremo a stare dentro ai nostri costi di gestione? Si incentiva la compulsività, le criticità, tra clienti ed esercenti, e si alimenta la ludopatia. A che gioco stiamo giocando? Attenzione, Le imprese del gioco fisico vanno tutelate. I consumatori vanno tutelati, ma anche il gestore va tutelato poiché è il miglior argine affinché il gioco non possa degenerare in un problema”. lp/AGIMEG