Chiusure sale giochi, sale scommesse e sale bingo: un mese di stop costerà all’erario circa 600 milioni di euro. Torna l’incubo per migliaia di lavoratori e aziende del settore

A distanza di quattro mesi dalle riaperture dopo il primo lockdown, che ha tenuto chiuso il comparto per 100 giorni, sul settore di giochi, scommesse e bingo arriva l’ennesima mazzata. Da oggi, lunedì 26 ottobre, e fino al 24 novembre prossimo, per effetto dell’ultimo DPCM firmato dal Premier Conte per contenere l’impennata di contagi da coronavirus, scatta una nuova chiusura per sale scommesse, sale bingo e sale dedicate. Ancora una volta, nel momento in cui stava tentando di rialzarsi, rimettendo insieme i cocci del primo, devastante lockdown, il settore viene nuovamente colpito dalle misure del Governo che, nonostante ad oggi non risultino casi di contagi avvenuti all’interno delle sale giochi – che ricordiamo hanno adottato dei protocolli sanitari particolarmente stringenti in tema di distanziamento e divieto di assembramento, oltre che di obbligo di mascherina e disinfezione delle attrezzature di gioco – ha deciso di chiudere tutto. Una mossa che ricalca quanto già avvenuto lo scorso 8 marzo, quando un DPCM del Premier Conte decretò la chiusura delle sale giochi, scommesse e Bingo a causa dell’emergenza Covid-19. Una chiusura dal sapore di beffa visto che, rispetto ad altre categorie economiche, il comparto giochi fu tra gli ultimi a riaprire, a metà giugno, con l’eccezione del Lazio, che attese il 20 giugno per le sale scommesse, mentre le sale slot e i bingo dovettero attendere fino al 1° luglio, e di Bolzano, che diede disco verde alla riapertura del settore addirittura il 15 luglio.

Quando tutto sembrava tornato alla normalità, ecco che il settore ripiomba nel buio. Di certo per il prossimo mese, ma se la curva dei contagi non dovesse arrestarsi, nulla esclude che la chiusura verrà prolungata, come già successo in primavera. L’unica cosa certa è che lo stop alla raccolta di giochi, scommesse e bingo – da oggi fino al 24 novembre – costerà, secondo proiezioni Agimeg, circa 600 milioni di euro in termini di minori entrate erariali. Cifra che va ad aggiungersi ai 2 miliardi di euro andati letteralmente in fumo a causa del primo lockdown. Nei primi sei mesi del 2020, infatti, le entrate per lo Stato sono state pari a 2,2 miliardi di euro, contro i 4,2 miliardi dell’analogo periodo 2019. Un danno per le casse erariale, ma anche per gli addetti ai lavori, concessionari gestori ed esercenti, per i quali si stima un ‘buco’ nei ricavi di diverse centinaia di milioni di euro. Il comparto del gioco in Italia dà lavoro, tra impieghi diretti e indotti, a 120 mila persone: dopo il primo lockdown, circa il 15% delle imprese del settore non ha più riaperto. Dopo questo secondo stop, che va a colpire imprese già in difficoltà, il bilancio rischia di essere ben più grave e potrebbe segnare un punto di non ritorno per l’intero comparto. cr/AGIMEG