Se in Italia il settore del gioco legale è chiuso da 300 giorni, in Croazia le sale scommesse e le slot machine hanno ripreso a raccogliere gioco già da quasi due mesi. A scattare la fotografia della situazione del comparto dei giochi nel paese balcanico – che nonostante non sia stato immune dal Covid ha mantenuto il più possibile aperte le proprie attività economiche – è Francesco Postiglione, amministratore delegato di PSK Croazia, uno dei più grandi operatori di gioco del Paese, facente parte del gruppo Fortuna Entertainment, che ha rilasciato ad Agimeg questa intervista.
Quanto è stato chiuso il settore del gioco in Croazia e quando ha riaperto?
Il primo lockdown è scattato, così come in Italia, a marzo, per prolungarsi fino a maggio. Il secondo lockdown imposto dal Governo è invece partito dal 1° dicembre (mentre in Italia è iniziato il 26 ottobre ed è tuttora in corso ndr) ed è terminato il 28 febbraio. In questi mesi tutte le attività commerciali sono rimaste aperte, ad eccezione dei negozi di scommesse, bar, ristoranti e palestre. Dal 1° marzo, anche questi settori hanno potuto riprendere a lavorare, anche se bar e ristoranti solamente all’aperto.
Quali protocolli di sicurezza adottate nelle vostre sale?
Nelle nostre sale utilizziamo il disinfettante per le mani, la mascherina obbligatoria, il plexiglass allo sportello per effettuare le scommesse ed un accesso contingentato in base ai metri quadri del locale. Per il governo croato queste misure sono sufficienti per evitare il diffondersi dei contagi e rispettando questo protocollo possiamo tenere le nostre sale scommesse aperte dalla mattina fino alle 20 di sera – ma questa è una scelta nostra, visto che per legge potremmo restare aperti fino alle 21 – mentre le sale slot dedicate restano aperte fino alle 22.
Su quante sale può contare PSK in Croazia?
In Croazia abbiamo 250 negozi di scommesse, all’interno delle quali possono trovare spazio anche le slot, e serviamo 2 mila terminali di scommesse ai bar, oltre ad avere 2 sale slot dedicate.
Come sono andati questi primi due mesi dalla ripartenza? Avete ripreso la raccolta a livelli pre-covid o state procedendo a rilento?
Anche se in Croazia, così come in Italia, il Covid ha picchiato duro, il Governo ha attuato una gestione della situazione non ideologica, aprendo le attività quando possibile per non danneggiare l’economia e l’occupazione. Ogni tanto ci sono lockdown mirati in alcuni Comuni, ma il Paese vive di turismo, la stagione è iniziata e la linea è quella delle aperture. A livello di risultati conseguiti, abbiamo visto che dal 1° marzo ad oggi la raccolta dei terminali automatici è stata sopra la media, già dopo pochi giorni siamo saliti sopra i livelli attesi per il 2021. Viceversa, le giocate nelle sale scommesse sono state sotto la media del 10-15%, questo perché i giocatori hanno ancora un po’ di paura ad entrare in contatto con un’altra persona, come l’addetto allo sportello, e preferiscono effettuare la giocata da soli. Da una parte quindi la situazione è positiva, dall’altra tuttavia il fatto che i bar possono lavorare solo all’aperto penalizza le slot che abbiamo al loro interno, alle quali al momento non si può giocare. Fortunatamente l’online sta compensando parzialmente il calo della rete fisica.
Cosa ne pensa della situazione in Italia, con il settore del gioco unico a non avere una data certa di ripartenza?
Penso che in Italia vi sia una gestione della situazione relativa a giochi e scommesse assolutamente ideologica. Vedo una cattiveria nei confronti del settore, che è composto da persone, famiglie, che lavorano per conto dello Stato. E’ come se lo Stato non facesse lavorare i suoi dipendenti, che chiedono di poter riaprire e lavorare, mentre invece i pubblici dipendenti vengono pagati per stare a casa. Si è venuta a creare una situazione di figli e figliastri che sta creando un danno enorme alle aziende di gioco, ma soprattutto alle persone che ci lavorano. A mio giudizio c’è un rischio di contagio più alto in un negozio di vestiti che non in una sala scommesse, ma il Governo sembra non accorgersene.
Riusciranno le aziende di gioco a resistere e non fallire, dopo 300 giorni di chiusura forzata?
Le grandi aziende hanno alle loro spalle importanti fondi di investimento, non vedo grossi problemi per loro. Invece, per chi ha un’agenzia a conduzione familiare, in franchising, il rischio di non riaprire più è altissimo. Oggi chi ha investito migliaia di euro in una sala giochi rischia di essere spazzato via. Il tutto a beneficio del gioco clandestino, che continua ad ingrassare. Sembra una cosa ovvia, ma i nostri governanti sono guidati da un’ideologia e non si vogliono rendere conto di questo. cr/AGIMEG