Oltre al danno la beffa. Si può sintetizzare così l’incredibile storia raccontata ad Agimeg da un lavoratore di una sala scommesse di Quartu (NA), chiusa da fine ottobre a seguito del DPCM del Governo che ha congelato l’attività di sale giochi, sale scommesse e bingo per evitare il diffondersi dei contagi da coronavirus. Al lavoratore, costretto a restare a casa dal 24 ottobre, lo scorso 28 dicembre – dopo oltre due mesi senza stipendio – è stato versato sul conto corrente un primo accredito di cassa integrazione, pari a 467,02 euro – come certifica un documento inviato alla nostra redazione -. Un vero e proprio schiaffo ad uno delle migliaia di lavoratori del settore del gioco pubblico, considerato dal Governo un comparto non essenziale. Dopo il primo lockdown di primavera, che ha tenuto chiuse le sale per 100 giorni, il settore sta ancora affrontando le chiusure stabilite in autunno, senza che vi sia ancora alcuna data su una possibile ripartenza. Un ritardo nel versamento della cassa integrazione incomprensibile, se si pensa che lo stesso Iban era stato già fornito ed utilizzato per la cassa integrazione di primavera, per una cifra per di più irrisoria e non in grado di garantire la sopravvivenza di una persona. “C’è da chiedersi se alla classe politica sia mai capitato di restare due mesi e oltre senza stipendio”, si domanda sconsolato il lavoratore.
lp/AGIMEG