“Nella giornata di ieri è stata resa nota la bozza di protocollo che la CGSS ha intenzione di presentare al tavolo tecnico con i rappresentanti governativi. La bozza di tale protocollo è subito circolata nei gruppi e nelle pagine più influenti nel settore del gioco legale – si legge in una nota della Confederazione Gestori Scommesse Sportive – a livello nazione e ciò ha visto realizzato il nostro primo obiettivo: far sì che il maggior numero di addetti ai lavori potesse visionarla, valutarla ed eventualmente criticarla al fine di poter apporre le modifiche necessarie ad accontentare il maggior numero di operatori.
Ciò, che rappresentava l’obiettivo primo della pubblicazione della bozza, rappresenta anche l’obiettivo ultimo della CGSS: fungere da portavoce per la maggior parte dei gestori dislocati sul territorio nazionale.
Gli elementi del nostro organigramma hanno ricevuto con piacere tutte le osservazioni poste in essere, sia quelle positive e di apprezzamento sia quelle negative di natura costruttiva.
Purtroppo abbiamo dovuto costatare che taluni personaggi non sono stati spinti da questa volontà collaborativa e si sono limitati a commenti di scherno, inutili, sterili ed improduttivi.
Speriamo vivamente, per il futuro della nostra categoria, che costoro possano cambiare atteggiamento nei confronti di chi, senza scopo di lucro alcuno ed investendo il proprio tempo e denaro, sta tentando di farsi portavoce di una categoria da tempo dimenticata.
Fortunatamente i commenti di questo tenore sono risultati essere un’insignificante percentuale rispetto a tutti i messaggi e commenti di incoraggiamento ricevuti sia dai gestori che da altre associazioni di categoria.
L’apprezzamento e le manifestazioni di stima verso quanto nessuno prima di noi aveva prodotto, sono per noi motivo di orgoglio e incitamento a proseguire in questi impervio cammino,
Fatta questa semplice ma doverosa premessa ci teniamo a puntualizzare il punto che, a seguito di taluni commenti, pare non esser stato recepito, o quantomeno frainteso, da una molteplicità di operatori.
Riporto testualmente quanto espresso nel punto in questione all’interno della bozza:
“Il personale, ove ritenuto necessario o espressamente previsto dalle disposizioni vigenti, prima dell’accesso nell’esercizio, potrà essere sottoposto al rilevamento della temperatura corporea. Se tale temperatura risulterà superiore ai 37,5°, non sarà consentito l’accesso”
Apriti cielo:
* “ma siete pazzi?”
* “Noi vogliamo lo stesso protocollo dei bar”
* “Ma dal tabaccaio vi misurano la febbre?”
* “Ma io sono da solo in agenzia, come faccio a misurare la temperatura?”
Questo è il tenore di una sparuta minoranza di osservazioni poste in essere e vogliamo pertanto fare una precisione al fine di dipanare i possibili dubbi sorti a color che hanno letto la bozza senza comprendere i termini di ragionamento attuati per la sua stesura.
I bar ed i tabacchini, avendo chi riaperto e chi mai sospeso la propria attività, hanno già un protocollo attuativo il quale non prevede né la misurazione della temperatura né la tenuta di un registro degli ingressi.
All’interno di queste attività non è attualmente permessa la permanenza degli avventori.
I ristoranti, invece, hanno anch’essi un protocollo già ufficializzato e, vista la natura del loro business, rendendosi nulle le possibilità di svolgere la propria attività produttiva senza sosta alcuna dei clienti, per loro è obbligatorio sia rilevare la temperatura che tenere un registro delle presenze.
In virtù del fatto che le Agenzie di scommesse non hanno ancora un protocollo ufficialie ed abbiamo preso l’iniziativa di redigerne uno abbiamo inserito, tra le altre cose, il rilevamento di temperatura e la tenuta di un registro presenze, al fine di poter permettere ai proprietari di sale oltre una certa metratura di poter far sostare i clienti all’interno del proprio locale.
Ciò non si sarebbe reso un obbligo per tutti coloro i quali, lavorando magari da soli o in sale di piccola metratura (condizione caratterizzante buona parte dei componenti di CGSS), non avessero voluto adempiere a questo processo al fine di far sostare i clienti in sala.
Come ben sapete non vendiamo frutta e verdura, non siamo dei fruttivendoli in cui le persone entrano, comprano e se ne vanno; l’istituzione di questo passaggio aggiuntivo, ricordo non obbligatorio, era finalizzato a dare la possibilità, a chi lo volesse, di poter rendere possibile la permanenza degli utenti in sala e poter così commercializzare oltre allo sport anche i giochi virtuali e le corse ippiche, prodotto che sarebbe risultato completamente inattivo qualora avessimo deciso di proporre un protocollo del tutto simile ad attività quali i bar e le tabaccherie che, come precedentemente riportato, non possono far sostare gli avventori al proprio interno.
Speriamo di aver chiarito le ragioni e le finalità di questo aspetto del protocollo e ringraziamo di cuore tutti coloro i quali si sono mostrati impegnati al fine di aiutarci a produrre una soluzione concreta per risolvere questa soluzione”. es/AGIMEG