La Cassazione conferma la custodia cautelare in carcere per un affiliato della famiglia di Corso dei Mille. L’uomo in particolare avrebbe di fatto gestito – per conto del clan di cosa nostra – una sala da gioco, che però era stata fittiziamente intestata a un prestanome. La Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione riconosce che il Tribunale della Libertà di Palermo abbia correttamente motivato l’ordinanza con cui dispone la misura cautelare: “il provvedimento impugnato, con le specifiche osservazioni contenute a pagina 5, ha evidenziato come l’indagato si comportava da reale dominus dell’azienda predetta tenendo contatti con clienti e fornitori, avesse partecipato alla individuazione dei locali commerciali ed alla conclusione del contratto di locazione e da tali precisi elementi ne ricavava il coinvolgimento nella fittizia intestazione della suddetta azienda in realtà riferibile proprio ai vertici della famiglia di Corso dei Mille”. rg/AGIMEG