La settimana in Cassazione: Preu slot non versato e l’Operazione Galassia tornano in aula

Questa settimana la Cassazione si è occupata spesso di giochi. In un primo caso, ha emesso una serie di pronunce sul Preu non versato per apparecchi che erano stati manomessi. Il Preu va versato ugualmente e da chi? Torna in aula anche l’Operazione Galassia, per due indagati che hanno fatto ricorso contro la custodia cautelare.

La Cassazione conferma: fino al 2008 il Preu delle slot manomesse lo paga il concessionario

La Cassazione – con una serie di pronunce – conferma che, quando sono state manomesse delle slot, il prelievo erariale unico non versato può essere richiesto anche al concessionario di rete, quando non sia possibile individuare l’autore dell’illecito. La regola vale però fino al 2008, nel 2009 infatti è stata approvata una norma – che non si applica in via retroattiva – che detta una disciplina diversa. Fino al 2008, la legge prevedeva infatti che Preu interessi e sanzioni “sono dovuti dai soggetti che hanno commesso l’illecito o, nel caso in cui non sia possibile la loro identificazione, dal concessionario di rete a cui è stato rilasciato il nulla osta. Sono responsabili in solido per le somme dovute a titolo di prelievo erariale unico, interessi e sanzioni amministrative relativi agli apparecchi e congegni di cui al quarto periodo, il soggetto che ha provveduto alla loro installazione, il possessore dei locali in cui sono installati e il concessionario di rete titolare del relativo nulla osta, qualora non siano già debitori di tali somme a titolo principale”. L’art. 15, d.l. n. 78 del 2009 ha poi modificato questa norma – ma appunto non in via retroattiva – prevedendo che questo denari “sono dovuti dai soggetti che hanno commesso l’illecito”. Nel caso in cui non sia possibile identificare chi ha manomesso le slot, scatta la responsabilità in solido del “soggetto che ha provveduto alla loro installazione, il possessore o detentore, a qualsiasi titolo, dei medesimi apparecchi e congegni, l’esercente a qualsiasi titolo i locali in cui sono installati e il concessionario di rete titolare del relativo nulla osta, qualora non siano già debitori di tali somme a titolo principale”. rg/AGIMEG

Operazione Galassia, Cassazione conferma la custodia cautelare per due degli indagati. “Ruolo di primo piano nella gestione delle scommesse per i Tegano”

La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile i ricorsi intentati da Francesco Franco e da Bruno Iannì, due degli indagati dell’operazione Galassia, contro la custodia cautelare in carcere, già confermata dal Tribunale del Riesame di Reggio Calabria. In sostanza, la Suprema Corte ha spiegato che i ricorrenti hanno “formulato censure che riguardano sostanzialmente la ricostruzione dei fatti ovvero che si risolvono in una diversa valutazione delle circostanze già valutate dal Tribunale del riesame”. E questo tipo di censure, non sono “come tali, esaminabili dalla Cassazione”. La Suprema Corte ha sottolineato che “le attendibili dichiarazioni dei collaboratori di giustizia hanno trovato un forte riscontro nel testo delle intercettazioni di comunicazioni eseguite dagli inquirenti”. Franco “aveva affiancato fiduciariamente Danilo Iannì a gestire, per conto del Tegano (di cui lo Iannì era il ‘braccio destro’), gli investimenti di denaro” effettuati per il business delle scommesse, e per commettere una serie di altri reati. Inoltre, “si era occupato assieme allo Iannì sia del prelievo della percentuale degli incassi delle scommesse clandestine spettanti ai Tegano o della consegna di rilevanti importi (…), che di impedire, con atteggiamenti apertamente minacciosi e intimidatori, che altri imprenditori potessero aprire punti di raccolta scommesse nella zona di Santa Caterina di Reggio controllata dal clan Tegano”. E ancora, dalle indagini è emerso che Franco avesse aderito al clan Tegano dopo “avere ricevuto direttive dal padre, all’epoca detenuto in carcere in quanto condannato proprio quale esponente di vertice del gruppo”; si era inoltre “interessato della distribuzione dei proventi delle attività illecite tra gli associati detenuti in carcere, dimostrando di essere in contatto con altri affiliati in libertà”. L’operazione Galassia è stata condotta nel novembre 2018 e ha consentito alla Direzione Distrettuale Antimafia di smantellare una serie di organizzazioni – 68 i soggetti fermati – che gestiva una serie di siti illegali per la raccolta di scommesse. Ciascuna organizzazione era legata al clan egemone nel territorio e utilizzava la raccolta delle scommesse anche per riciclare i proventi delle attività illecite. lp/AGIMEG