La Prima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha confermato la custodia cautelare in carcere per alcuni esponenti del clan di stampo cammorristico Mercante-Diomede, attivo nella città di Bari e in alcune cittadine dell’hinterland. IL clan controllava diversi racket, dallo spaccio di stupefacenti, all’usura e al gioco. La Cassazione spiega che “Dopo periodi di violenta contrapposizione” con la famiglia rivale dei Capriati, il clan Mercante-Diomede, “aveva raggiunto un accordo per la spartizione delle zone d’influenza e per il controllo delle iniziative criminali d’interesse nei settori delle estorsioni, del traffico al dettaglio di sostanze stupefacenti, dei delitti contro il patrimonio, dell’usura, della gestione degli apparecchi “slot machine”, forzatamente installati negli esercizi commerciali,e dei servizi di sicurezza presso discoteche”. E in particolare, sottolinea che a uno degli imputati il clan aveva aveva affidato il compito di imporre l’istallazione delle slot agli esercenti dell’installazione “e di gestione dei relativi rapporti con riscossione di una quota dei proventi così prodotti, destinati al mantenimento dei sodali carcerati ed al versamento di altra quota all’organizzazione, se diversa da quella del Mercante, che controllava la zona ove era situato l’esercizio commerciale fornito e controllato”. lp/AGIMEG