Casinò S.Vincent: quaranta lavoratori a “intermittenza” sotto scacco dei sindacati, assunzioni bloccate da nodo privatizzazione

Casinò di Saint Vincent terreno di scontro fra sindacati e proprietà sul futuro della casa da gioco – in ballo c’è il tema legato alla privatizzazione – ma a rimetterci potrebbero essere una quarantina di dealer che lavorano nel casinò e che potrebbero rimanere intrappolati, per paradosso, nelle logiche politiche dei sindacati che dovrebbero difenderli. La questione, che in questi giorni si sta allargando a macchia d’olio coinvolgendo sempre più soggetti, parte da lontano e riguarda l’accordo sui contratti a intermittenza, prevista per la giornata di giovedì 15 settembre la firma della proposta aziendale, che metterebbe fine alla vicenda dei dealer che lavorano da anni all’interno della Casa da gioco attraverso una società interinale, ma che continuano a vedere calpestati i propri diritti: i sindacati avrebbero infatti bloccato ogni trattativa in merito se prima non si affronta la questione privatizzazione. Una prova di forza che vede scendere in campo anche la politica. Domani mattina i capigruppo di maggioranza in Consiglio Regionale si dovrebbero incontrare con il Direttore Generale e Amministratore Unico per esaminare la questione, così da trovare una soluzione dignitosa per i lavoratori della casa da gioco.

La vicenda ha origine nel 2008, quando viene indetto un primo bando dal Casinò per giovani che volessero intraprendere la ‘carriera’ di Dealer al Poker: dopo un corso di formazione di qualche mese, nel primo anno sono chiamati a lavorare direttamente dagli organizzatori di tornei che si svolgevano nella casa da gioco, per poi usufruire, a partire dal 2009, di un accordo fra azienda e agenzia interinale per prestare servizio secondo le indicazioni di necessità dell’azienda. Un lavoro retribuito con uno stipendio di circa mille euro al mese, ma le cose si complicano quando dal 2010 vengono organizzati altri corsi per nuovi croupier. Abilitati un centinaio di giovani, troppi per le necessità logistiche della casa da gioco, lo stipendio si è progressivamente ridotto a 700 euro, nel frattempo l’azienda organizza dei corsi affinché i giovani impiegati possano diventare croupier polivalenti, in grado cioè di lavorare tutti i giochi, dal Black Jack a Punto e banco, dal 30/40 alle Fair roulette, nel contempo dei 100 dealer abilitati ne sono rimasti poco meno di 40 che ancora lavorano per l’azienda.

A lasciare perplessi e sfiduciati i croupier, l’atteggiamento dei sindacati Cgil, Cisl, Savt, Uil e Snalc che hanno evidenziato, mentre erano ancora in corso valutazioni giuridiche sulla bozza di accordo proposta dall’azienda, come “tenuto conto dell’attuale andamento negativo e delle valutazioni che risultano essere in atto da parte della proprietà rispetto all’attuale assetto gestionale dell’Azienda (…) prima della eventuale sottoscrizione di nuovi accordi” chiedono “di avere maggiori elementi oggetti sul futuro della società” e sulla sua privatizzazione. Lavoratori, in altre parole, tenuti sotto scacco dai sindacati nella guerra contro la casa da gioco.

L’assessore alle finanze della Regione Valle d’Aosta, Ego Perron, ha incontrato le organizzazioni sindacali affermando che al momento non ci sono novità in termini di privatizzazione, dichiarazioni che hanno esasperato ulteriormente gli animi. I sindacati, giovedì prossimo, potrebbero non firmare l’accordo prospettato dall’azienda portando ancor più incertezza nel futuro dei precari del casinò, proprio coloro che dovrebbero essere più tutelati. lp/AGIMEG