“Quello della ludopatia è un tema che noi viviamo con senso di responsabilità, perchè essendo una realtà economica sul territorio conosciamo e valutiamo tutti i vari aspetti e le tipologie di problematiche che possono essere legate dal punto di vista di ricaduta sociale e di tutto quello che può essere un costo a livello di indotto e di società. Questo aspetto lo abbiamo inserito nel programma di presidenza di quest’anno e lo abbiamo sottolineato come uno dei punti cardine”. E’ quanto ha dichiarato Olmo Romeo, vicepresidente Federgioco, nel corso del Convegno “L’azzardo non è un gioco”. “Da poco abbiamo organizzato e voluto, assieme all’Asl e alla Regione Liguria, un convegno che trattasse i problemi legati alla ludopatia e abbiamo proposto come sede proprio il casinò. Questo perché non ci vogliamo tirare indietro rispetto a questo tipo di problematica, ma anzi vogliamo dimostrare che è un tema che noi abbiamo sempre cercato di combattere e prevenire. Tutte le quattro case da gioco hanno un protocollo per combattere e prevenire la ludopatia. Queste segnalano chi ritengono possa essere un ludopatico o chi è andato oltre il semplice divertimento. Il tutto avviene perché abbiamo tanti controlli, tra cui anche controlli amministrativi all’interno delle sale, sia sale slot che giochi lavorati. Basta la segnalazione di un parente e noi automaticamente attiviamo i servizi sociali e ci interfacciamo con l’Asl. Questo noi lo facciamo in maniera immediata, non vogliamo che si possa trasformare in un problema più difficile da poter gestire. Queste persone vengono segnalate e non hanno quindi più accesso alle nostre sale da gioco”. Il vero rischio per il settore, a detta del vicepresidente Federgioco, arriva dal proibizionismo. “Il fatto che si possa andare in direzione di proibizionismo non fa altro che creare degli spazi per quello che può essere il gioco illegale, che è l’altra nostra grandissima paura e che cerchiamo di denunciare in tutte le possibili sedi mediatiche. Il gioco ormai è estremamente diffuso: il fatto che non possa essere controllato in maniera puntuale avviene, non solamente nel settore del gioco, per carenza di diversi organici all’interno delle forze dell’ordine. Il giocatore patologico, come chiunque voglia andare a giocare, trova comunque i canali. Concordo sul fatto che il proibizionismo non debba essere preso neanche in considerazione ma ci deve essere una forte regolamentazione presa con senso di responsabilità non solo da parte di chi opera, ma anche di chi legifera”, ha concluso Romeo. cr/AGIMEG