Casinò: per Corte d’Appello USA Taj Mahal può rompere patto con sindacati dopo fallimento, Trump: “Nessuna partecipazione in casa da gioco”

Il proprietario del casinò Trump Taj Mahal di Atlantic City, New Jersey, può rompere l’accordo con il sindacato dei lavoratori: è quanto ha stabilito la Corte d’Appello degli Stati Uniti dopo il fallimento della casa da gioco. Donald Trump, in lizza tra i candidati repubblicani alla presidenza degli Stati Uniti, ha detto di non possedere alcuna partecipazione nella società da lui fondata e che porta ancora il suo nome. Nel 2014 Trump Entertainment Resorts Inc. ha presentato istanza di fallimento e lo scorso anno un giudice fallimentare ha imposto un nuovo contratto a basso costo ai lavoratori, al fine di garantire un accordo di salvataggio con il miliardario Carl Icahn per rilevare la struttura. Il sindacato, Unite Here Local 54, ha tuttavia fatto appello sostenendo che il contratto collettivo (CBA) è scaduto prima che Trump entrasse in fallimento. Nella sentenza, la Corte d’Appello degli Stati Uniti ha affermato che un giudice fallimentare deve essere libero di valutare un contratto di lavoro che può determinare il destino di un business. “Per le politiche di diritto fallimentare, è preferibile mantenere posti di lavoro attraverso il rifiuto di un nuovo contratto, invece di perdere posizioni in modo permanente richiedendo al debitore di adempiere agli obblighi stabiliti dalla CBA”, è stato il parere del giudice Jane Roth sul caso. Il Taj Mahal era il più grande casinò di Atlantic City quando è stato inaugurato nel 1990 e impiegava circa 3 mila persone quando il Trump Entertainment Resorts Inc. ha presentato istanza di fallimento. Per la società, respingere l’appello del sindacato è stata una condizione necessaria per consentire alla casa da gioco di trovare una via d’uscita dopo il fallimento. cr/AGIMEG