Casinò: nuove norme per rilanciare le case da gioco. Si punta sulle agevolazioni fiscali

In Svizzera le vincite a lotterie, scommesse sportive e giochi di destrezza saranno esonerate dal pagamento delle imposte solo se inferiori a un milione di franchi. Il Consiglio degli Stati, che ieri ha votato la norma, è contrario a un esonero generalizzato nell’ambito della nuova legge sui giochi in denaro.
La nuova legislazione attua l’articolo costituzionale adottato da popolo e cantoni l’11 marzo 2012. Per la prima volta tutte le norme sul tema sono inserite in una sola legge. Il Consiglio federale aveva proposto di esentare dall’obbligo tutte le vincite al gioco, come già ora avviene per i casinò. “Si tratta di lottare più efficacemente contro la concorrenza estera, che defiscalizza già talune vincite”, ha sottolineato in aula la consigliera federale Simonetta Sommaruga. Tale decisione, approvata dai cantoni, avrebbe però comportato 120 milioni di entrate in meno all’anno.

I “senatori” invece non hanno voluto spingersi così lontano. Con 29 voti contro 13, hanno deciso che l’esenzione dovrebbe riguardare unicamente le vincite a giochi di grande estensione inferiori a un milione di franchi. Dal canto suo, la sinistra ha tentato invano di imporre lo status quo. “È incomprensibile che una persona che lavora deve pagare le imposte e una che gioca invece no”, ha deplorato Robert Cramer (Verdi/GE).

Con 28 voti contro 11, la Camera dei cantoni ha inoltre deciso di venire incontro alle piccole case da gioco titolari di una concessione di tipo B con un incasso inferiore ai 5 milioni di franchi. A queste verrà concesso un maggiore sgravio (tre quarti anziché un terzo).

Gli Stati avevano deciso tacitamente che i casinò di montagna in difficoltà finanziaria dovrebbero poter chiudere il settore dei giochi da tavolo per 270 giorni, anziché 60 come avviene attualmente. Un privilegio che andrà a vantaggio soprattutto dei casinò – nei Grigioni, quelli di Davos e San Moritz – fortemente dipendenti dall’attività turistica stagionale.

Nell’attesa della nuova legge, due settimane fa il Consiglio federale ha posto in consultazione una revisione dell’ordinanza che dovrebbe entrare in vigore il primo marzo del 2017 e aiutare proprio i casinò che versano in gravi difficoltà.

Le case da gioco che vogliono mettere a disposizione dei loro clienti giochi online dovrebbero poterlo fare chiedendo un’estensione della loro concessione. I siti esteri illegali saranno bloccati al fine di meglio proteggere i giocatori. Tali divieti sono già stati pronunciati nei Paesi vicini, ha spiegato Fabio Abate (PLR/TI) a nome della commissione.

Con 30 voti contro 14, i “senatori” hanno deciso che anche i giochi a premi destinati a promuovere le vendite, organizzati dai media o dai commercianti al dettaglio, dovrebbero essere inclusi dal campo di applicazione della legge sulle case da gioco se la partecipazione è gratuita.

In aula, la loro opacità è stata tuttavia denunciata: “questi giochi generano diversi milioni di franchi annui, e non siamo riusciti a sapere chi ne beneficia”, ha rilevato Jean-René Fournier (PPD/VS). La consigliera federale Simonetta Sommaruga si è opposta invano a questo cambiamento.

Nella nuova legge è inoltre prevista una serie di misure per lottare contro le truffe e il riciclaggio di denaro. Infine, con il progetto il governo intende lottare contro la dipendenza dal gioco. “In Svizzera, circa 30’000 persone hanno problemi di dipendenza e 43’000 sono escluse dai casinò. I costi sociali dei giochi d’azzardo ammontano a 600 milioni di franchi all’anno”, ha ricordato Robert Cramer (Verdi /GE).

Ma la sinistra non è riuscita a imporre ancora un giro di vite. La Camera dei cantoni ha infatti respinto l’idea di introdurre una tassa per contrastare la dipendenza dal gioco. Ha peraltro respinto la proposta di introdurre un sistema che limiti l’accesso ai giochi per i minori, nonché quella di creare una Commissione federale le questioni legate al gioco eccessivo.

Anche l’idea di sanzionare le persone che organizzano giochi in denaro senza sapere che occorre un’autorizzazione è stata bocciata dai “senatori” con 36 voti a 6. lp/AGIMEG