Casinò, Di Matteo (Pres. Federgioco): “I casinò risorsa unica, importante e da sfruttare da parte dello Stato. Il gioco online una prateria da controllare di più”

“Il tema è sicuramente scottante, mai come in questo periodo il gioco non deve essere necessariamente azzardo, soprattutto il gioco più diffuso sul territorio nazionale. Il periodo è quello giusto e anche la politica vuole disciplinare a livello nazionale, con attenzione alle realtà locali, questo tipo di tema e attività imprenditoriali. L’approccio a nostro avviso deve essere molto istituzionale: i 4 casinò da 100 anni circa gestiscono il gioco nella sua declinazione più nobile e tradizionale. Il passaggio più essenziale è quello di garantire le regole, l’identificazione, l’assenza di minori che entrano nei casinò. Queste sono le regole che hanno sempre dominato i casinò, in questo vogliamo dare un contributo per normare qualcosa che è uscito dall’ambito dei casinò”. E’ quanto ha dichiarato Giulio Di Matteo, Presidente Federgioco, nel corso di un dibattitto, dal totolo “L’azzardo non è un gioco”, che si è tenuto su Primocanale, una delle tv più importanti della Liguria. “Si è partiti da un approccio al gioco più concentrato sulle finanze dello Stato, oggi è un approccio più attento alla salute dei cittadini, questa molto probabilmente è la strada più corretta, ma serve trovare un punto di equilibrio. A livello di associazione, sia come Federgioco che come Associazione europea dei casinò – ha proseguito Di Matteo – da qualche anno abbiamo stilato un protocollo su come approcciare il tema ludopatia. Si parte dalla conoscenza del fenomeno ludopatia, che a mio avviso non va enfatizzato né minimizzato, è un fenomeno che però va affrontato e risolto. Il punto di partenza è l’identificazione del giocatore, che vuol dire anche circoscrivere e perimetrare spazi e tempi in cui si può e si deve giocare. Tutto ciò fino a oggi è sfuggito probabilmente alle previsioni, ed è il momento opportuno per affrontarlo”. L’offerta di gioco negli anni è cresciuta, e lo Stato nel 2016 ha incassato dai giochi oltre 10 miliardi. Come conciliare entrate erariali e difesa del giocatore? “Parlare di 10 miliardi di euro di entrate in questo momento non è una voce di bilancio indifferente. Da parte nostra sensibilizziamo moltissimo il settore per rendere più concentrata l’offerta di gioco. Probabilmente la polverizzazione, ovunque o nei posti più disparati, di slot machine può aver creato e sicuramente ha creato questo momento di patologia. Il tema si sta spostando da un tema di ordine pubblico e di esazione fiscale in un tema di patologia, quindi da qui la competenza delle singole Regioni che per Costituzione sono delegate a legiferare in materia”. Tra i temi più scottanti c’è quello del gioco online. “In prospettiva sicuramente sarà necessario inquadrare, come adesso sta affrontando il legislatore il tema, tutto l’ambito del gioco online. Quella è una prateria enorme dove, pensando a cosa si può fare oggi banalmente con un telefonino, ci si rende conto della portata di questo spazio, ancora non ben identificato e legiferato, questo in termini prospettici. In termini attuali, la strada evocata dal legislatore e dai singoli legislatori regionali, cioè quello di ridurre il più possibile l’offerta di gioco cosiddetto diffuso è sicuramente la strada, una delle poche, che si può percorrere”. Il presidente Federgioco ha affrontato anche il tema della pubblicità:  “A mio avviso sulla pubblicità si può intervenire e si deve intervenire, dopo un certa ora c’è un forte battage pubblicitario: serve trovare un punto di equilibrio. I disegni di legge che sono al vaglio delle Commissioni della Camera introducono dei criteri molto simili al fumo, quindi dove si responsabilizza proprio fisicamente e visivamente, dai giochi e le lotterie istantanee a quelli più articolati, che il gioco può nuocere alla salute, che il gioco in un certa declinazione patologica nuoce alla salute. Questa è una delle possibili strade. Da parte nostra valorizziamo la portata di quello che è il casinò come luogo protetto e vorremmo che questo fosse, questo nostro senso di responsabilità e di collaborazione con il legislatore, un esempio, da migliorare e da aggiornare ai nostri tempi, da cui partire per trovare una soluzione non difficile a questo tema e a questa problematica”. Perché i casinò oggi sono i luoghi più sicuri in cui giocare? “Oggi i casinò hanno una struttura molto articolata e ben preparata per tutto ciò che attiene l’identificazione del giocatore e quindi anche le normative antiriciclaggio. Dove si può far di più, anche se partiamo da una soglia molto più avanzata rispetto al resto dell’offerta di gioco, è la formazione anche del personale di sala, che deve essere formato per capire, individuare e saper approcciare il giocatore che è caduto in una spirale di gioco patologico. Questo presuppone formazione anche per il personale di gioco. Da qui la possibilità che anche i gestori di sale Vlt debbano formarsi in un’ottica di questo tipo”. Cosa possono fare la case da gioco in questo contesto? “Noi ci siamo sempre messi a disposizione non solo delle associazioni, ma anche delle istituzioni. Non nascondo che non sempre siamo ascoltati, e questo è un ruolo su cui vorremmo rivendicare una maggiore attenzione, sia a livello regionale che nazionale perché davvero intendendoci di gioco vorremmo contribuire a risolvere i problemi che talvolta il gioco può creare. Possiamo farlo partecipando concretamente a una serie di osservatori, che poi è buona cosa diventino comitati di operatività, perché l’osservatorio presuppone una fase di analisi, ma poi ci vuole una diagnosi e una cura. Vorremmo essere resi più partecipi di queste fasi, non essere visti come una parte interessata, perché di casinò in Italia ce ne sono quattro, tutti al confine Nord della nazione proprio per un’impostazione che all’epoca diede il legislatore, che forse vide più lontano di quello che molti credono. E’ indubbio che lo stato economico-finanziario delle quattro case da gioco ha risentito in questi anni di un’offerta molto più diffusa. In questi ultimi tempi si è notato un cambio di rotta: ci sono regioni più attente, come nel caso della regione Liguria, ci sono magari regioni meno attente, ma noi quello che abbiamo ribadito, anche in un incontro con il Sottosegretario Baretta, è la nostra massima messa a disposizione, perché davvero questa materia i casinò la trattano da circa un secolo. Il senso della coscienza – ha concluso Di Matteo – dice che con il gioco non ci si arricchisce. Da parte nostra il contatto passa anche dall’approccio alla clientela, la vicinanza, offrire nell’ambito delle nostre case da gioco un legame con il territorio esterno. Questo per far capire che il gioco può non essere un azzardo”. cr/AGIMEG