“E’ in corso l’istruttoria per l’adozione del decreto del Ministero dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministero dell’interno, con il quale verranno adottate le specifiche tecniche inerenti alle modalità informatiche per l’identificazione e la registrazione dei clienti, alla tenuta dell’archivio informatico e alla loro efficacia per il contrasto al fenomeno del riciclaggio”. E’ quanto afferma il Sottosegretario di Stato per l’interno Gianpiero Bocci, nella risposta a un’interrogazione scritta presentata alla Camera dall’on. Marco Da Villa (M5S). Il Deputato grillino chiedeva quali misure intendesse adottare il Viminale “per far rispettare pienamente la normativa antiriciclaggio e sulla «tracciabilità» dei pagamenti nella casa da gioco veneziana”. Nella sua risposta, Bocci ricorda che ”le attività info-investigative e di monitoraggio del fenomeno del riciclaggio e del reimpiego dei proventi illeciti nel capoluogo veneto sono svolte prevalentemente dal nucleo di polizia tributaria del comando provinciale della guardia di finanza”. Il Nucleo “ha effettuato attività di indagine sul conto di alcuni frequentatori del casinò, anche al fine di rilevare eventuali collegamenti con il crimine organizzato. Gli accertamenti eseguiti hanno consentito, tra l’altro, nel dicembre del 2012, di individuare un’associazione per delinquere composta da cittadini italiani e di origine cinese finalizzata al favoreggiamento del l’immigrazione clandestina ed allo sfruttamento della prostituzione, nonché al successivo reinvestimento dei proventi illeciti. Nei confronti del sodalizio criminale la guardia di finanza ha proceduto all’esecuzione di 14 misure cautelari ed al sequestro e confisca di beni mobili, immobili e valuta per un valore di oltre 20 milioni di euro”. Inoltre, il nucleo “ha sottoposto il casinò di Venezia anche a verifica fiscale e continua tuttora a monitorare l’attività svolta all’interno della casa da gioco”. Bocci affronta anche la que stione della gara che avrebbe dovuto portare alla privatizzazione del Casinò di Venezia, ricordando che “Con decreto dell’11 dicembre 2013, il Ministero dell’interno ha rilasciato l’autorizzazione all’operazione, sulla base di una complessa e ponderata istruttoria supportata anche da un parere espresso dall’avvocatura generale dello Stato”. Con il decreto “è stata approvata una convenzione destinata a regolare i rapporti concessori, con la quale sono stati previsti specifiche prescrizioni e vincoli stringenti finalizzati ad evitare infiltrazioni della criminalità organizzata e a impedire il riciclaggio di proventi di attività criminali”. Venivano inoltre individuati “specifici organi di vigilanza e controllo sull’attività del concessionario”; e si chiedeva la sottoscrizione di “un protocollo di legalità tra le parti interessate”. Il Viminale inoltre avrebbe potuto effettuare, “in qualunque momento, mirate verifiche e specifici controlli tramite la direzione investigativa antimafia nonché i gruppi investigativi delle forze di polizia”. E quindi, conclude Bocci, “si ritiene che il decreto ministeriale di autorizzazione contempli un dispositivo di controlli tali da garantire un’adeguata prevenzione dai rischi di infiltrazioni della criminalità organizzata e di riciclaggio dei proventi di attività criminali. A chiusura del sistema, è previsto anche che, ricorrendone i presupposti, il Ministero dell’interno possa revocare l’autorizzazione rilasciata. Si aggiunge, a riprova della congruità della scelta di autorizzare l’affidamento della gestione della casa da gioco a un soggetto terzo, che la procedura di gara aperta prescritta per la scelta del contraente, garantisce la massima partecipazione degli operatori economici, in attuazione dei principi di trasparenza, imparzialità e concorrenza. gr/AGIMEG