“Qualcuno deve rispondere all’onorevole Scandroglio (Pdl) – dichiara Giovanni Carboni, Managing Director di Carboni&Partners – ed ai parlamentari di ogni schieramento, tra cui gli on. Angeli, Barani, Beccalossi, Bellotti, Bergamini, De Corato, Di Virgilio, Formichella, Tommaso Foti, Gottardo, La Loggia, Lisi, Mantovano, Pagano, Pelino, Saltamartini (Pdl), Binetti, Carlucci, Cera, Compagnon e D’Ippolito (Udc), Bobba e Tullo (Pd), Montagnoli (Lega Nord), Raisi (Fli).”. Carboni domanda “come può pensare Scandroglio che i Ministri delle Finanze che si sono succeduti negli ultimi 13 anni, dalla legalizzazione delle scommesse, tutti alla ricerca spasmodica di introiti fiscali, abbiano risparmiato il gioco?” Secondo Carboni “tutti i Ministri delle finanze hanno sempre cercato di estrarre il massimo dal gioco. Le misure possibili costituiscono correzioni ed affinamenti. La strategia per ottenere incrementi significativi del gettito, che lo ha portato da 3,5 miliardi nel 2003 a 8,7 miliardi nel 2011, è stata la canalizzazione del gioco illegale sul circuito legale, attraverso la progressiva introduzione di nuovi giochi. Ha garantito gli obiettivi di interesse generale e nel contempo ha incrementato il gettito. Su ciascun gioco il prelievo punta ad ottimizzare il gettito, cosa sennò? Si può affinare ulteriormente adottando in modo generalizzato come base impositiva per i giochi multi-concessionario il margine lordo anziché la raccolta. In tal caso i concessionari sul libero mercato adotteranno il margine che massimizza il proprio ricavo, trascinando necessariamente sul massimo anche l’introito fiscale. La modifica delle aliquote di imposta del gioco – ammonisce Carboni – è una leva delicatissima ed il suo uso maldestro può determinare il crollo dei volumi, e quindi delle entrate erariali. E c’è pure il rischio della beffa assieme al danno. Non si deve infatti escludere che i giocatori insoddisfatti dal prezzo del gioco legale invece di smettere di giocare vengano ri-attratti sui circuiti illegali. Questa è poi una certezza nel caso del gioco online, perché internet non lo si può chiudere con un lucchetto. Anche la Commissione Europea riconosce che l’unica strategia vincente è costituita dalla realizzazione di una offerta legale competitiva ed attrattiva. E noi italiani non eccelliamo certo nell’enforcement.”. mf/AGIMEG