Promuovere l’attività sportiva giovanile dilettantistica e professionale nonché l’attività del Comitato italiano paralimpico, in particolare destinando parte dei proventi derivanti dalle scommesse sportive a tali scopi.
E’ quanto prevede la proposta di legge “Incremento delle aliquote dell’imposta unica sui concorsi pronostici e sulle scommesse relativamente ad alcuni giochi e destinazione del gettito alla promozione dell’attività sportiva” presentata da alcuni deputati del PD.
Ecco il testo integrale:
Il mondo dello sport in Italia, secondo i dati che emergono dal lavoro svolto dall’Osservatorio sullo sport system italiano della Banca IFiS, genera un giro d’affari imponente, importante da analizzare per l’economia da indotto e le positive ricadute sociali che genera. Nel 2021 il fatturato delle oltre 74.000 società sportive (per l’88 per cento), professionistiche (10 per cento) e dilettantesche (2 per cento) in Italia ammonta a circa 37,5 miliardi. Considerando anche l’indotto, il giro d’affari della sport industry in Italia nel 2021 è stato pari a 78,8 miliardi, pari al 3 per cento del PIL nazionale. Il valore indiretto generato dallo sport per l’economia e la società italiana è stato di quasi 8,2 miliardi di euro nel 2021, di cui la maggior parte in risparmi per il sistema sanitario nazionale. Infatti, basandosi sui dati riguardanti le principali cause di morte in Italia, si può affermare che se anche solo una piccola percentuale dei pazienti affetti da malattie cardiovascolari sedentari iniziasse ad effettuare esercizio fisico si risparmierebbero centinaia di milioni di euro spesi per l’assistenza sanitaria. Secondo l’Istituto superiore di sanità i costi diretti sanitari correlati alle quattro patologie principali associate all’inattività fisica (tumore della mammella e del colon-retto, diabete di tipo 2, coronaropatia) ammontano a oltre 1,6 miliardi di euro annui. Gli investimenti pubblici nello sport e nella cultura del movimento hanno dunque una forza propulsiva particolarmente elevata. Nel 2019, l’Italia ha registrato una spesa pubblica di 4,7 miliardi di euro che ha messo in moto risorse private, finalizzate a produrre attività sportiva, per quasi 42 miliardi di euro. Il fatturato annuo generato pari a 96 miliardi di euro è stato infine pari a oltre venti volte l’investimento pubblico iniziale e 2,3 volte le risorse investite dagli operatori economici. Sostanzialmente, nel 2019, 1 milione di euro d’investimento pubblico ha attivato quasi 9 milioni di euro di risorse private che hanno generato un fatturato annuo di 20 milioni di euro, senza contare il risparmio per il Servizio sanitario nazionale, più difficilmente quantificabile, come dimostrato dalla letteratura scientifica, almeno quattro volte superiore all’investimento in attività motoria. Il « Global status report on physical activity 2022 » dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) che analizza le modalità di attuazione – adottate dai governi – delle raccomandazioni fornite nel Global action plan on physical activity 2018- 2030 (GAPPA), con l’obiettivo di garantire l’aumento dei livelli di partecipazione all’attività fisico-sportiva, dimostra che i progressi sono lenti e che i Paesi devono accelerare lo sviluppo e l’attuazione di politiche per aumentare i livelli di attività fisica e ridurre il carico sui sistemi sanitari. In particolare, dal rapporto emerge che, attualmente, oltre l’80 per cento degli adolescenti e il 27 per cento degli adulti non soddisfa i livelli di attività fisica raccomandati dall’OMS, con conseguente generazione di costi sui sistemi sanitari e sulla società. Per quanto riguarda in particolare l’Italia, la scheda evidenzia subito che le malattie non trasmissibili (diabete, malattie cardiovascolari, tumori, malattie dell’apparato respiratorio e altro) rappresentano un tasso di mortalità del 91 per cento. In questo quadro, appaiono rilevanti i dati dei sedentari divisi per fasce d’età, che vedono tra gli adolescenti (11-17 anni) il 92 per cento delle ragazze rispetto all’86 per cento dei ragazzi e nella fascia adulta (+18 anni) il 46 per cento delle donne rispetto al 36 per cento degli uomini. Il costo economico dell’inattività fisica è significativo: se i governi non adotteranno misure urgenti per incoraggiare una maggiore attività fisica tra le loro popolazioni, tra il 2020 e il 2030, quasi cinquecento milioni di persone svilupperanno malattie cardiache, obesità, diabete o altre malattie non trasmissibili (NCD), per un costo di 27 miliardi di dollari all’anno. Per l’Italia in particolare il report stima costi diretti per il sistema sanitario legati alle malattie NCDs pari a circa 1 miliardo di dollari l’anno e corrispondenti a 11,7 miliardi di dollari fino al 2030. Nella scorsa legislatura è stata discussa la riforma costituzionale volta a introdurre all’interno della Carta fondamentale il riconoscimento del valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme, sia esso professionistico, dilettantistico, amatoriale, organizzato o non organizzato; riforma, tuttavia, non approvata definitivamente a causa dello scioglimento anticipato delle Camere. La riforma intendeva in particolare dare risalto al valore educativo dello sport, legato allo sviluppo e alla formazione della persona, al quale si affianca il valore sociale del medesimo: lo sport, infatti, rappresenta spesso un fattore di aggregazione e uno strumento d’inclusione per individui o cerchie di soggetti in condizioni di svantaggio o marginalità del più vario genere, quali quelle di tipo socio-economico, etnicoculturale o fisico-cognitivo. Da ultimo, lo sport ha una innegabile correlazione, come precedentemente dimostrato, con la salute, intesa nella sua più moderna concezione di benessere psico-fisico integrale della per- sona, anziché come mera assenza di malattia.
La presente proposta di legge è volta a promuovere l’attività sportiva giovanile dilettantistica e professionale nonché l’attività del Comitato italiano paralimpico, in particolare destinando parte dei proventi derivanti dalle scommesse sportive a tali scopi. Il presupposto si basa proprio sul fatto che il settore delle scommesse deve molta parte dei propri guadagni proprio al comparto delle scommesse sportive, rispetto al totale degli eventi su cui scommettere. Tutto ciò porta a un giro di affari di miliardi di euro in cui i principali artefici, che sono gli atleti e le federazioni, non vengono coinvolti a danno in particolare dei settori giovanili e senza una visione di lungo periodo che permetterebbe di puntare sui nuovi campioni delle generazioni future o semplicemente cittadini più sani e consapevoli. Ogni giorno sono sempre di più i giocatori che scelgono di tentare la fortuna utilizzando i propri smartphone e tablet, grazie ai quali possono scommettere rapidamente ed in totale sicurezza utilizzando le App sviluppate dagli operatori del settore. Nel 2019, secondo il libro Blu pubblicato dall’Agenzia dei Monopoli, il canale telematico del gioco legale in Italia ha raccolto circa 36,4 miliardi di euro (che rappresentata il totale della raccolta realizzata attraverso i canali di gioco a distanza autorizzati) di cui 7,72 miliardi di euro per le scommesse sportive a quota fissa. Per quanto riguarda il canale di vendita fisico, sempre nell’anno 2019, secondo i dati dell’Agenzia, la raccolta totale è stata di 74,1 miliardi di euro (che rappresenta il totale della raccolta realizzata presso i punti fisici) di cui 4,80 miliardi di euro relativi alle scommesse sportive. Nel corso del triennio 2017-2019 il valore della raccolta complessiva delle scommesse sportive a quota fissa è cresciuto del 26 per cento passando da circa 10 miliardi di euro a 12,5 miliardi di euro. Nel tempo la raccolta a distanza è cresciuta di più rispetto a quella fisica; mentre nel 2017 la raccolta fisica contribuiva al valore complessivo della raccolta per il 43 per cento, nel 2019 tale percentuale è scesa al 38 per cento; ciò anche se in termini assoluti ha registrato un apprezzamento del 10,85 per cento, passando da 4,33 a 4,80 miliardi di euro. Poiché gran parte del gioco pubblico verte proprio sulle scommesse sportive che senza lo sport, evidentemente, non potrebbero esistere, riteniamo necessario istituire un principio di redistribuzione di parte di quegli utili in maniera diretta ed esplicita al mondo dello sport stesso che, appunto, ne garantisce l’esistenza e la possibilità di business. Pertanto la presente proposta di legge, che si compone di un unico articolo, è volta a destinare una quota delle risorse del gioco pubblico derivante dalle scommesse, sia su rete fisica, sia a distanza, alla promozione dello sport in tutte le sue forme. In particolare, il comma 1 prevede l’istituzione di un fondo destinato alla promozione dell’attività sportiva con una dotazione di 80 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2023, destinata a progetti di promozione dello sport, nonché alla promozione di investimenti nei settori sportivi giovanili e nella promozione dell’attività del Comitato italiano paralimpico. Il successivo comma 4 prevede la ripartizione del citato fondo tra le varie destinazioni, entro il 30 giugno di ogni anno, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, con il Ministro dell’istruzione, con il Ministro della cultura e con il Ministro per lo sport e i giovani. Il comma 2 individua le risorse da destinare alla copertura degli oneri ai sensi del comma 3. In particolare il comma 2 modifica, a decorrere dal 1° gennaio 2023, le aliquote dell’imposta unica sui concorsi pronostici e sulle scommesse nei termini seguenti: l’imposta unica per i giochi di abilità a distanza con vincita in denaro passa dal 25 per cento al 30 per cento; l’imposta unica per il gioco del bingo a distanza passa dal 25 per cento al 30 per cento; l’imposta unica per le scommesse a quota fissa, escluse le scommesse ippiche, passa dal 20 per cento al 22 per cento, se la raccolta avviene su rete fisica, e dal 24 per cento al 26 per cento, se la raccolta avviene a distanza; l’imposta unica per le scommesse a quota fissa su eventi simulati (« scommesse simulate » o « scommesse virtuali ») passa dal 22 per cento al 24 per cento. Poiché, in conclusione, il mondo dello sport ha urgente necessità di investire sul futuro e sui giovani talenti, si auspica un rapido esame della proposta di legge e la sua approvazione da parte del Parlamento.
PROPOSTA DI LEGGE Art. 1. (Destinazione di quota delle risorse del gioco pubblico alla promozione dello sport) 1. A decorrere dal 1° gennaio 2023 è istituito nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, per il trasferimento al bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri, un fondo denominato « Fondo per la promozione dello sport » con una dotazione di 80 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2023. Le risorse del fondo sono destinate al finanziamento di progetti di promozione dello sport, alla promozione di investimenti nei settori sportivi giovanili e alla promozione delle attività del Comitato italiano paralimpico. 2. A decorrere dal 1° gennaio 2023, l’aliquota dell’imposta unica di cui al decreto legislativo 23 dicembre 1998, n. 504, è stabilita: a) per i giochi di abilità a distanza con vincita in denaro e per il gioco del bingo a distanza, nella misura del 30 per cento delle somme che, in base al regolamento di gioco, non risultano restituite in vincite al giocatore; b) per le scommesse a quota fissa, escluse le scommesse ippiche, nelle misure del 22 per cento, se la raccolta avviene su rete fisica, e del 26 per cento, se la raccolta avviene a distanza, applicata sulla differenza tra le somme giocate e le vincite corrisposte; c) per le scommesse a quota fissa su eventi simulati di cui all’articolo 1, comma 88, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, nella misura del 24 per cento della raccolta al netto delle somme che, in base al regolamento di gioco, sono restituite in vincite al giocatore. 3. Agli oneri di cui al comma 1, pari a 80 milioni di euro a decorrere dall’anno 2023, si provvede a valere, fino a concorrenza dei relativi oneri, su quota parte delle maggiori entrate derivanti dall’applicazione del comma 2. 4. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, con il Ministro dell’istruzione, con il Ministro della cultura e con il Ministro per lo sport e i giovani, sono stabilite annualmente entro il 30 giugno le modalità e i criteri di ripartizione delle risorse del fondo di cui al comma 1. cdn/AGIMEG