Il Consiglio di Stato condanna a risarcire 15mila euro di spese legali un bar di Bolzano che – colpito dal distanziometro – aveva istallato una serie di Totem. Il Comune nel 2013 aveva invitato il bar a rimuovere le slot, l’esercizio si trovava a meno di 300 metri di distanza da diversi luoghi sensibili. Il bar sembrava essersi adeguato al provvedimento, ma poi la Guardia di Finanza nel luglio 2016 ha effettuato un controllo, trovando – e sequestrando – un totem. Nel novembre dello stesso anno le Fiamme Gialle hanno effettuato un nuovo controllo, trovando questa volta due totem all’interno del bar. A quel punto è intervenuto anche il sindaco di Bolzano, disponendo – nel febbraio 2017 – la chiusura del locale per 60 giorni. In particolare, il Sindaco spiegava di ritenere “un fatto grave per l’ordine pubblico e la sicurezza che in un comunissimo esercizio pubblico di quartiere, punto di ritrovo di giovani e meno giovani sia consentito attraverso l’utilizzo di giochi di tipo totem il collegamento con siti di giochi illeciti”. Il bar ha quindi impugnato quest’ultimo provvedimento, ma il ricorso è stato respinto sia in primo, sia in secondo grado. Il Consiglio di Stato infatti, nella sentenza appena pubblicata, sottolinea che l’ordinanza del Sindaco è correttamente motivata. “Va ritenuto che il pericolo per l’ordine pubblico e la sicurezza venga appalesato dal fatto che, oltre ad avere il titolare dell’esercizio pubblico omesso in passato di rimuovere spontaneamente i giochi illeciti installati presso il suo locale, dopo il primo sequestro dell’apparecchio totem, ne ha installati due nuovi, dimostrando un atteggiamento incline a reiterare le medesime violazioni e, quindi, da porre in pericolo l’ordine e la sicurezza pubblica, pericolo che, nella specie, non può essere nemmeno evitato attraverso il sequestro dei giochi, tant’è vero che, già in passato, ciò non lo ha trattenuto dall’installazioni dei giochi nuovi”. E ancora, ” A ulteriore conferma della attinenza della fattispecie all’ordine ed alla sicurezza pubblica, depone, poi, la circostanza che, nella fattispecie, è stato accertato l’accesso a giochi illeciti (ossia al gioco non controllato dallo Stato, che potrebbe alimentare i circuiti illegali facenti capo alla criminalità organizzata)”. Equa anche la decisione di chiudere l’esercizio per un periodo di tempo così lungo – 60 giorni – in considerazione della “recidiva”. Di qui la condanna a risarcire al Comune di Bolzano le spese legali del giudizio, quantificate appunto in 15mila euro. rg/AGIMEG