Il Consiglio di Stato respinge la richiesta di risarcimento avanzata da un operatore dei giochi nei confronti del Comune di Vincenza a causa della mancata apertura di una sala bingo. La vicenda risale ai primi anni 2000, il Comune aveva dato un sostanziale via libera al progetto, ma aveva posto alcune condizioni, come ad esempio l’apertura di un parcheggio nelle vicinanze. Il progetto tuttavia ha incontrato una serie di ostacoli, tanto che a fine 2004 l’operatore ha inviato al Comune una diffida a realizzare gli oneri di urbanizzazione, “riservandosi in caso contrario una richiesta d’intervento sostitutivo al competente organo regionale ed una azione giudiziale innanzi ad ogni autorità competente”. Il Comune ha replicato con “una risposta interlocutoria”. Di lì a pochi mesi poi l’ADM ha revocato la concessione per il bingo, dal momento che la sala non era stata aperta entro il termine previsto. L’operatore a quel punto ha chiesto al Comune un risarcimenti di circa 2 milioni di euro, tra cauzione prestata, canoni di affitto versati e mancati guadagni. Il Consiglio di Stato ritiene tuttavia che l’operatore non abbia reagito nella maniera dovuta all’inerzia del Comune: “la parte privata non ha mai chiesto l’esercizio dei poteri sostitutivi regionali, né proposto ricorso giurisdizionale contro il silenzio, essendosi solo riservata di farlo in un secondo momento, ma senza esiti pratici”. lp/AGIMEG