Lavoratrice sala bingo Carpi: “A chi ci giudica direi siete mai passati in una sala? Sapete quante famiglie vivono di questo? Sapete a quante persone sole regaliamo momenti di serenità?”

Il lockdown che ha messo in ginocchio le imprese italiane non ha risparmiato i lavoratori del gioco pubblico. In particolare, c’è grande amarezza tra i lavoratori delle sale bingo per il fatto di non poter ancora riaprire nonostante, rispetto a tante altre attività commerciali, possano contare su un’ampia metratura dei locali che garantirebbe un’adeguata applicazione del distanziamento sociale. Una lettera di denuncia dell’insostenibile situazione dei lavoratori del gioco pubblico arriva da una dipendente di una sala bingo di Carpi, in provincia di Modena, che ha scritto al più importante giornale locale. “Mi chiamo Sabrina Borgogna e sono una dipendente di una sala bingo di Carpi. In questo periodo di emergenza ho notato come nei programmi Tv si sia parlato di tutte le categorie, ma ci si è completamente dimenticati della nostra. Alcuni politici si sono esposti con l’affermare che non avremmo più dovuto aprire. Il settore del gioco porta allo Stato miliardi di euro annuali e questa categoria non può e non deve essere invisibile o classificata come ‘rovina famiglie’. Le sale bingo non sono solo locali da gioco, ma un vero e proprio intrattenimento dove la gente viene a distrarsi e a socializzare. Mi verrebbe da chiedere a chi giudica e infanga le sale bingo, avete mai passato del tempo nelle medesime sale? Sapete la realtà che c’è dietro di esse? Credo proprio di no. Io come molti miei colleghi possiamo raccontarvi di centinaia di persone, tra cui molti anziani, che sono sole e passano del tempo nella nostra sala bingo per poter stare in compagnia, per ricevere una carezza, un sorriso e persino un dolcetto offerto da noi del personale. Che ne sapete voi della gente che per le feste comandate decide di passarle con noi perché sole. Vi ricordo che ci sono migliaia di famiglie che vivono grazie a questo lavoro, compreso lo Stato. Concludo nel dire a gran voce che noi non siamo ‘criminali’ e siamo un vero e proprio ostacolo per lo sviluppo e la crescita delle bische clandestine”, conclude la lettera. cr/AGIMEG