“Lo Stato non avrebbe dovuto lasciare alle Regioni, ma soprattutto ai Comuni, la responsabilità di normare il gioco d’azzardo, è una materia troppo delicata. Oggi di fatto tutte queste attività vengono discriminate, sono fatte chiudere o dislocare a causa del rischio ludopatia, quando in realtà tantissime persone giocano in modo assolutamente sano e le dipendenze sono ben altre”. E’ quanto ha dichiarato ad Agimeg Laura Conte, che ha tentato inutilmente – almeno fino ad oggi – di aprire un’agenzia di scommesse ippiche e sportive nel Comune di Quart, in Valle d’Aosta, ma dopo due anni non ha ancora ottenuto le licenze per poter raccogliere gioco. “Dopo aver lavorato 25 anni in un’agenzia Snai ho deciso di aprire una sala scommesse tutta mia. Ho trovato una zona giusta sul territorio, rispettando tutti i vincoli della Legge regionale che impone il distanziometro a 500 metri dai luoghi sensibili, come scuole, chiese, compro-oro o strutture sportive. Vicino all’area dove ho scelto di aprire la mia agenzia, dove in precedenza vi era una discoteca, motivo per il quale ho dovuto anche cambiare la destinazione d’uso, c’è una palestra privata. Dunque una struttura sportiva privata, mentre la Legge regionale indica le strutture sportive pubbliche tra i luoghi sensibili. Sono stata rassicurata sul fatto che questo non fosse un problema e sono andata avanti investendo quasi 100 mila euro per la sala scommesse. A gennaio 2020 ho avuto il permesso di costruire, a marzo il Comune ha ribadito che le strutture private non sono intese come luoghi sensibili, poi ad aprile è arrivata la delibera in cui sono state aggiunte anche le palestre tra i luoghi sensibili. Ho fatto ricorso al Tar – ha proseguito – impugnando la delibera del Comune, ma per il Tribunale non abbiamo avuto alcun danno. Nei prossimi giorni presenteremo tra i motivi aggiunti il diniego della Questura all’apertura dell’attività e tutta la documentazione relativa alla Legge regionale della Valle d’Aosta, che è anticostituzionale, in quanto di fatto espelle il gioco dall’intero territorio. Ho l’agenzia pronta, ho già le vetrofanie attaccate, ma non posso aprirla in quanto non mi hanno concesso la licenza. Sono in mezzo ad una strada, quando la mia unica intenzione era quella di lavorare, lavorare in un settore legale, è un mio diritto. Lo Stato deve intervenire. La ludopatia non si sconfigge impedendo alle sale giochi di aprire, sale che tra l’altro rispettano tutte le regole imposte dalla legge, anzi è proprio chiudendo il gioco legale che si dà spazio alla criminalità, all’illegalità. Senza contare che la mia sala avrebbe dato occupazione a me, alla mia famiglia e ad altre persone che in questi mesi difficili hanno perso il lavoro”, ha concluso. cr/AGIMEG