Baretta (già sottosegr. MEF): “Urgente riordino complessivo del settore del gioco pubblico”

“Il dibattito odierno conferma il punto di partenza che anche il Direttore di ADM, Marcello Minenna, ha posto, ovvero il fatto che vi è assolutamente l’urgenza di un riordino complessivo del settore, molto esposto per la complessa interpretazione che gli viene attribuita dalla politica e dalla società. Quello del gioco è un settore che ha subìto la penalizzazione della pandemia, a cui si è aggiunta una penalizzazione in alcuni casi ideologica, nonostante sia un comparto importante per caratteristiche sociali e finanziarie”.
E’ quanto ha detto Pier Paolo Baretta, già sottosegretario al Mef con delega ai giochi, nel corso del webinar organizzato da Acadi “Analisi dell’impatto sociale del settore del Gioco Pubblico nella Regione Lazio e delle conseguenze dell’entrata in vigore della L.R 5/201”.
“Il settore del gioco è pubblico, questo è il punto politico della questione. Vi è responsabilità diretta da parte dello Stato che opera in un sistema concessorio. In passato abbiamo perso l’occasione di definire una riforma che rispondesse a certe esigenze, anche se abbiamo ridotto del 35% le slot diffuse sul territorio, che oggi sono 265 mila, e
abbiamo costruito proposte su qualità dell’offerta. Tuttavia alla fine è mancata la regolamentazione nazionale. In questo quadro, questi sono i punti fondamentali per il riordino del comparto. Il primo è la trasformazione in atto nel settore. Serve un riconoscimento della natura industriale di questo settore, a forte tecnologia, in alcuni casi ha una componente tecnologica più avanzata di quella disponibile a livello pubblico, come il controllo a distanza delle slot. Il secondo punto è prevedere una regolamentazione vera e propria della diffusione del gioco, partendo dalla Conferenza unificata: la strada migliore è ripartire dalla conferenza stato regioni del 2017, anche se un punto controverso come la questione del distanziometro non è stato risolto completamente, ma a distanza di 4 anni quello è il terreno più fertile su cui ricostruire una nuova forma regolamentazione. Abbiamo visto come legittimamente regioni e comuni chiedono di essere i regolatori del comparto del gioco, ma è evidente che ogni regolazione federale o locale deve essere all’interno di un quadro generale di compatibilità, anche perché sono convinto che bisogna evitare le zone rosse del gioco, altrimenti si creano zone in cui il gioco si concentra ed altre dove non si potrà fare, con una situazione che altera la competitività di impresa con ricadute anche sociali. Il terzo punto riguarda la qualità e tipologia dell’offerta, dunque la riduzione dei punti gioco. Possiamo infatti pensare di ridurre i punti di offerta sul territorio, vi è un problema di rapporto tra sale dedicate e generalisti, va ridotto il gioco negli esercizi generalisti. Infatti 70 mila luoghi di distribuzione di offerta di gioco possono essere ridotti in modo rilevante, in modo più razionale sotto il punto di vista di territorialità dell’offerta. E’ un tema delicato che ha a che fare con distanziometro, che potrebbe essere superato da una drastica riduzione di punti gioco. Il quarto punto è il tema dell’illegalità, che è stato sottovalutato. Tuttavia lotta all’illegalità è decisiva per un settore così complesso. Le restrizioni non aboliscono il gioco, rischiano solo di spostarlo. Andrebbe riconosciuta agli enti locali una parte economica nell’operazione fiscale complessiva. Infine, il quinto punto riguarda la concezione del rischio della compulsività, ma negli ultimi anni è cresciuta molto la sensibilità degli operatori del gioco, che hanno assunto questa tematica come condizione per far sì che questo settore si muova in ottica sociale. L’attenzione alla legalità è un fattore di legittimazione del settore del gioco. Appena la pandemia sarà superata, e quindi sarà superato il tema delle chiusure, noi avremo una ripartenza complessiva di tutti i settori, ma come ripartiamo?”, si chiede Baretta. “Come prima, o approfittando di questa situazione per impostare il riordino di cui si parla, ma che è condizione attraverso cui far uscire il settore dal limbo in cui è collocato dalla politica? E’ opportuno che si acceleri questa riforma: serve tempo, in questo senso è opportuno che la Conferenza Stato regioni consenta quel tempo necessario per far sì che la regolamentazione che emergerà sia compatibile con le esigenze territoriali”. cr/AGIMEG