Strada in salita per il Def, dopo le bocciature ricevute ieri nel corso delle audizioni svolte dalle Commissioni Bilancio di Camera e Senato. La prima stroncatura è arrivata da Luigi Federico Signorini, vice direttore generale della Banca d’Italia, secondo cui gli interventi su cui punta il Governo – reddito, pensioni di cittadinanza, flat tax e neutralizzazione dell’Iva – avrebbero in realtà effetti modesti sulla crescita. Al contrario la tensione che già sta colpendo i mercati potrebbe penalizzare i risparmiatori, Signorini ha chiesto quindi “chiarezza e certezza” sulla strategia che il Governo intende seguire per ridurre il debito pubblico. Anche la Corte dei Conti ha sollevato una serie di dubbi, ma lo stop più forte è arrivato però dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio che ha negato la validazione alla Nota di aggiornamento. Secondo il presidente dell’Authority Giuseppe Pisauro, le stime di crescita infatti sono “troppo ottimistiche”, il Govedrno al contrario potrebbe dover fronteggiare “forti rischi al ribasso” dovuti alla congiuntura economica e alle turbolenze finanziarie. Appare scontato adesso che le opposizioni – basta un terzo dei componenti delle Commissioni – attivi il meccanismo del comply or explain, in sostanza chieda al Governo di tornare in Parlamento per adeguarsi alle indicazioni dei tecnici -ma in sostanza sarebbe costretto a riscrivere la Nota – oppure spieghi perché intende attenersi alle cifre del Documento. Tria sarà a breve in Parlamento per rispondere alle censure del UPB. lp/AGIMEG