Audizione Istituto Superiore Sanità al Senato, Endrizzi (M5S): “La prevenzione al gioco patologico si deve basare solo sull’educazione oppure è necessario prevedere un contenimento quantitativo dell’offerta?”

Si è svolta in Commissione parlamentare di inchiesta sul gioco illegale e sulle disfunzioni del gioco pubblico al Senato l’audizione del Direttore del Centro nazionale dipendente e doping dell’Istituto Superiore di Sanità, Roberta Pacifici. Ecco tutte le domande rivolte dai senatori:

“La relazione della dottoressa Pacifici è molto interessante e fornisce degli spunti. Lei però ha esposto dati da uno studio del 2018, ma da una serie di audizioni già svolte è emerso che c’è stato uno spartiacque con il 2020 e il dato più evidente sono appunto i dati sul gioco online. La prima domanda che le faccio è se avete intenzione di fare uno studio nuovo, perché ho come l’impressione che ci siano due mondi diversi e una comparazione potrebbe essere molto interessante. Inoltre, vorrei chiedere se quando si fa riferimento al gioco d’azzardo dei minori vengono considerate anche le schedine e se ci sono giochi che si presentano come non a pagamento ma che poi invece hanno acquisti in App, che in alcuni casi comportano sia dipendenza sia esborsi considerevoli. Questi coinvolgono anche gli adulti, ma in maniera più pervasiva i giovani. Le chiedo, inoltre, quando vi siete interfacciati con i giovani avete verificato i luoghi di gioco? Mi spiego: siccome i temi in campo sono il distanziometro e i limiti orari, temi su cui anche gli auditi hanno opinioni diverse, quello che volevo capire è se rispetto ai giovani voi avete percepito una frequentazione in luoghi vicino alle scuole. Per noi sarebbe molto importante capire se questi strumenti sono validi, poiché nelle ultime audizioni si stanno dimostrando meno brillanti di quanto ci si aspettasse”. E’ quanto ha domandato il presidente della Commissione Mauro Maria Marino (IV-PSI).

“Innanzitutto chiedo se ci sono dei dati su quante persone transitano dal profilo di giocatore sociale al profilo di giocatore problematico. Se tali dati non esistono, chiedo di individuare questa tipologia di persone nel prossimo studio. Le volevo chiedere inoltre se ci sono risorse adeguate nei centri di salute mentale per poter sopperire a tutte le richieste d’aiuto che ci arrivano dai vari territori e, successivamente, se ci sono delle differenziazioni tra le varie territorialità italiane. Un’altra curiosità: voglio capire cosa si intende con giochi di abilità a distanza. Infine, la domanda principale: spesso ci siamo confrontati in questa Commissione per capire se il gioco d’azzardo crea una dipendenza che sia paragonabile a quella della droga. Abbiamo visto delle correlazioni, ma vorrei sapere cosa ne pensa la relatrice. Inoltre, le chiedo se gli acquisti in App sono assimilabili al gioco d’azzardo”, ha chiesto Fabrizio Ortis (Misto).

“E’ molto interessante il fatto che i giocatori problematici si differenzino anche per aree geografiche. La nostra Commissione è stata creata anche per poter capire quanto il gioco d’azzardo possa incidere sulle problematicità delle persone e vogliamo capire anche perché ci sono queste differenze tra aree geografiche. I dati forniti oggi sono interessanti per comprendere che ci sono anche altre dinamiche rispetto a questa dipendenza. E’ al pari interessante cercare di capire se le altre dipendenze facilitano l’ingresso al gioco problematico. A mio avviso, è necessario capire se queste dipendenze sono indipendenti o hanno conseguenze l’una con l’altra. Rispetto alle audizioni precedentemente fatte dalla Commissione è emerso che nel periodo del lockdown sono aumentati i volumi del gioco illegale. Quindi, anche questo studio dovrebbe essere completato rispetto ad un’offerta diversa che non è solo quella legale, ma anche illegale. Purtroppo, il travaso c’è stato quando è stato chiuso il gioco lecito”, ha domandato Roberta Toffanin (FIBP-UDC).

“Sono preoccupata dalla percentuale dai giocatori dai 9 ai 12 anni presente nelle slide. Le volevo chiedere inoltre se il numero verde d’aiuto non sia troppo poco pubblicizzato? Lo chiedo perché la percentuale che chiede aiuto è veramente residuale”, ha sottolineato Michelina Lunesu (L-SP-PSd’Az).

“A parere della dottoressa Pacifici voglio chiedere quanto l’offerta di gioco legale determini o incoraggi la patologia e la dipendenza. Mi spiego meglio: se si moltiplicasse l’offerta aumenterebbe in proporzione anche il numero dei dipendenti dal gioco, oppure se con il calare dell’offerta aumenterebbe il numero di persone che si rivolgerebbero all’illegalità?”, ha chiesto Andrea Cangini (FIBP-UDC)

“Avete detto che durante il lockdown le persone non hanno giocato. Vorrei sapere se questa è stata una deduzione o è stata la risposta degli intervistati. A me non risulta che ci siano dati oggettivi che dimostrino l’aumento dell’illegalità. Ci sono solo – come dice lo stesso Procuratore Nazionale Antimafia Cafiero de Raho – ipotesi presuntive, basate sull’anelasticità della domanda. Ritengo che il campione degli intervistati sia maggiormente rappresentativo rispetto allo spostamento verso l’online perché durante il lockdown anche la raccolta fisica illegale era comunque interdetta dalle norme di limitazione alla circolazione, mentre non lo era l’utilizzo dell’illegale online. Infine, lei ha parlato molto dell’offerta come fattore che incide sullo sviluppo della dipendenza e questo è tipico anche per lo sviluppo di altre dipendenza. Quindi, mi chiedo se le politiche di prevenzione possano basarsi solo sull’avvertimento e l’educazione della popolazione oppure è necessario prevedere un contenimento quantitativo dell’offerta?”, ha domandato Endrizzi (M5S). lp/AGIMEG