“Il caso della Puglia non è isolato, anche nel Lazio e in Molise abbiamo avuto questo tipo di problemi, ma va riconosciuto ai colleghi della Puglia la capacità di reazione che in altre regioni non c’è stata. I mancati fondi alle imprese del gioco legittimano la nostra partecipazione a sit-in del prossimo 9 luglio”. Lo ha detto Massimiliano Pucci (Pres. Astro) nel corso della diretta Facebook con il direttore di Agimeg, Fabio Felici. “Già il ritardo nelle riaperture per gli operatori di gioco è stato un danno, ora è odioso questo ulteriore divieto a beneficiare dei fondi regionali. Il principio del covid era che dovevano essere aiutate tutte le aziende, a prescindere dal settore, ma così non è”, sottolinea Pucci. “Io dico che non dobbiamo abbassare l’attenzione su queste cose, molto più che su un aumento del Preu, è qui si gioca la partita vera: se non ci riconoscono questi diritti, il nostro settore non ha futuro”. Ma si potrà sperare mai di uscire da questa situazione di discriminazione del comparto giochi? “Ormai sono saltate tutte le regole, in Emilia Romagna ad esempio un odg della consigliera Gibertoni propone di riconvertire il gioco pubblico. La politica è rimasta indietro su queste cose, c’è solamente una smania di chiuderci. Fino a quando saremo riconosciuti dalla legge come operatori del gioco pubblico e legale, dovremo combattere per i diritti che conseguono quel riconoscimento. Tra l’altro tra un anno e mezzo scadranno le concessioni, il mondo del gioco deve spingere la politica a fare delle valutazioni. Non è possibile che da una parte si voglia abolire il settore e dall’altra gli si chiedano soldi. Il M5S ha presentato proposte di legge sulla legalizzazione delle droghe leggere, quindi non sono proibizionisti, lo sono solo con il gioco. Il compito del settore del gioco – ha detto ancora Pucci – è coinvolgere l’opinione pubblica. Anni fa nel Comune di Anacapri è stato chiesto con un referendum se si voleva abolire il gioco e le slot nel bar: il 98,8% dei voti è andato a favore dell’abolizione. Ma se nella domanda fosse stato detto che i 12 miliardi di entrate erariali dal settore devono essere versati dalle famiglie, forse l’esito sarebbe stato diverso. In attesa che il Governo decida del nostro futuro, serve un lavoro sull’opinione pubblica”. Infine una chiosa sulle banche, che non concedono prestiti e finanziamenti alle imprese di gioco: “A mio giudizio non si tratta solamente di un problema etico. Le banche chiudono i rubinetti perché spaventate dalle minacce legislative. Come fanno le banche ad erogare denaro a imprese che il governo ogni giorno minaccia di chiudere?”. cr/AGIMEG