Dopo l’annullamento dell’ordinanza del Comune di Fara Gera D’Adda (BG), il Tar Lombardia torna a pronunciarsi sulla questione delle limitazioni orarie alle attività di gioco, accogliendo il ricorso contro l’ordinanza del sindaco del Comune di Treviglio, presentato da una società di gestione facente parte del Direttivo As.tro e difesa dall’avv. Massimo Piozzi del Centro Studi As.tro.
Il Tar Lombardia parte dal presupposto che lo strumento ordinario della regolazione degli orari delle attività di gioco ex art. 50 comma 7 del D.lgs. 267/2000 è certamente utilizzabile, tuttavia deve farsi carico della necessità di rispettare l’equilibrio tra esigenze pubbliche (prevenzione della ludopatia) ed esigenze private (iniziativa economica, libero accesso al gioco). In altri termini, vi è un sistema di controlli a monte che attribuisce ai gestori dell’attività̀ di gioco un’aspettativa tutelabile a svolgere un’attività̀ economicamente remunerativa, e al pubblico un’aspettativa parimenti tutelabile ad accedere alle diverse tipologie di gioco con modalità̀ non penalizzanti.
Dunque, la discrezionalità̀ nella riduzione degli orari di gioco è necessariamente limitata e, secondo il TAR lombardo, <<non deve mai spingersi fino al punto da cancellare il valore economico della concessione>>.
Il punto focale è però se la riduzione degli orari di gioco sia una misura realmente necessaria per contenere il gioco d’azzardo patologico: a questo proposito -insistono i giudici amministrativi- è evidente che la regolazione del gioco per fasce orarie è maggiormente giustificabile se inserita in strumenti con efficacia temporalmente circoscritta, come le ordinanze contingibili e urgenti, sul presupposto di un’emergenza sanitaria da gioco d’azzardo patologico accertata dall’autorità̀ sanitaria. Presupposto, quest’ultimo, che però manca all’interno del Comune di Treviglio dove, secondo il Tar Lombardia, <<non vi è un’emergenza sanitaria, visto l’esiguo numero di residenti in cura presso i Servizi per le Dipendenze per problemi legati al gioco d’azzardo patologico (0,072% della popolazione adulta). È vero che secondo una stima vi sarebbero 747 giocatori problematici, (…) ma trattandosi di un numero stimato, la consistenza del fenomeno è solo ipotetica. Il dato è quindi utile per impostare politiche di sensibilizzazione rivolte ad alcuni segmenti della popolazione, ma troppo disomogeneo e impreciso per costituire il fondamento di misure limitative del gioco, che hanno un sicuro e immediato effetto negativo sull’attività̀ economica dei gestori>>.
Infine i giudici amministrativi rimarcano la necessità << che gli enti locali consultino l’ADM prima dell’introduzione di una disciplina restrittiva nei rispettivi territori>> e, a questo riguardo <<può̀ essere utile anche il coinvolgimento dei gestori, o dei rappresentanti dei gestori, per comprendere in quale misura l’introduzione di nuove soluzioni tecnologiche possa in concreto prevenire o limitare il fenomeno del gioco d’azzardo patologico>>. cdn/AGIMEG