Askanews, videointervista a Fabio Felici (dir. Agimeg): “No al proibizionismo, sì alla formazione. I concessionari sono partner affidabili e leali dello Stato”

Roma, (askanews) – La volontà espressa dal Presidente del Consiglio, Matteo Renzi di togliere le slot da bar e tabaccherie, per combattere la ludopatia, non deve contribuire a creare proibizionismo, ma stimolare misure per la formazione di personale all’interno dei luoghi che offrono il gioco. Ne è convinto Fabio Felici, direttore dell’agenzia Agimeg specializzata nel settore dei giochi e delle scommesse (CLICCA QUI PER LA VIDEOINTERVISTA INTEGRALE).

“Prima di tutto è giusto fare chiarezza delle dimensioni del fenomeno di cui stiamo parlando – dice Felici -, parliamo di un mercato da 200 mila addetti, quindi, le proporzioni della Fiat tanto per renderci conto, di migliaia di aziende. Non ci sono solo multinazionali ma tante aziende a livello familiare e introiti per le casse dell’erario di 8 miliardi e mezzo l’anno. Quindi dimensioni molto importanti per far capire di cosa stiamo parlando. Per quanto riguarda l’esondazione del gioco dagli argini del buonsenso questa purtroppo è vero c’è stata negli anni passati. Il gioco è andato al di là di quella che sarebbe una buona distribuzione, quindi, la riduzione di cui parla il premier e anche il sottosegretario alle finanze Baretta è giusta: si punta a ridurre questi apparecchi che si trovano nei bar, nelle tabaccherie, in tanti esercizi commerciali del 30% in due anni. Però – continua – io non sono per il proibizionismo. Credo che sia più importante, più giusto seguire una strada di istruzione, di formazione del personale. Io sarei per sale, tabaccherie con personale formato per prevenire le ludopatie, per intervenire con gli strumenti giusti. Quindi io non punterei sul proibizionismo che storicamente ha sempre fallito, punterei più su istruzione e formazione anche di chi gioca”.

Riguardo allo stallo nella trattativa tra governo ed enti locali in merito alla distanza dei luoghi dove si può giocare rispetto a quelli sensibili, l’augurio è che si si arrivi presto ad un’intesa. “C’è da augurarselo perché questo sta creando tanti problemi anche a livello normativo, problemi anche per lo Stato. C’è questo contrasto – ricorda il direttore di Agimeg – tra enti locali e governo. Ci sono alcune regioni dove mettere una sala di scommesse, mettere una slot vuol dire metterla in montagna perché deve stare lontano da cimiteri, scuole, chiese, stabilimenti balneari. Si potrebbe arrivare a creare quasi dei quartieri a luci rosse per il gioco, cosa che assolutamente il governo vuole evitare. Però non è possibile che ho una sala in una regione che posso mettere al centro di una città e una sala in un altra regione e la devo mettere in periferia. C’è questa normativa a macchia di leopardo che non va bene. Il problema è che già da aprile, quando si sono incontrati per la prima volta, enti locali e governo, non si è arrivati ad un accordo. Oggi, siamo a settembre, e questo accordo ancora non c è. Il sottosegretario Baretta mi ha raccontato di voler chiudere questa trattativa entro settembre perché c è anche una gara di scommesse in piedi, per cui lo Stato conta di incassare 400 milioni di euro altrimenti si troverebbe un buco nel bilancio del 2016 perché questa gara non si può fare non essendoci una normativa comune.

L’augurio è che si faccia presto ma non è un passaggio semplice”.

Per Felici il settore del gioco, inoltre, potrebbe contribuire in maniera maggiore al finanziamento di opere e infrastrutture importanti per l’Italia come accade in altri paesi. “Diciamo che tante volte lo Stato chiede agli operatori di fare lo Stato, ma gli operatori non sono lo Stato, sono parte dello Stato, sono partner affidabili, seri che hanno sempre contribuito alle buone cause. Il gioco ha dato miliardi di euro per quanto riguarda Telethon, piuttosto che la missione Arcobaleno tanti anni fa, per passare al restauro di opere importanti architettoniche in Italia dalle piccole chiede al Phanteon. I giochi hanno sempre contribuito in maniera importante tante volte sostituendosi allo Stato. Quindi in Italia siamo a un buon punto da questo punto di vista. L’unica cosa che sarebbe importante è far capire al cittadino dove vanno questi soldi per i giochi. Non buttati nelle casse dell erario senza uno scopo. Una destinazione di scopo, questo sarebbe importante far capire: prendo 8 miliardi all erario? Bene ci costruisco scuole, ci riparo ponti, faccio strade. Far capire che sono utili anche quei soldi giocati per divertimento”.

Riguardo al Superenalotto e all’incredibile jackpot in palio da 140 milioni di euro, Felici ammette che in Italia sta scoppiando la febbre per questo gioco. “In Italia scoppierebbe la febbre anche per una cifra molto inferiore. Purtroppo vista la crisi si è abbassata la soglia di attenzione per il gioco quindi ci si accontenta di molto meno. Diciamo che la speranza per un jackpot così alto, uno dei più alti di sempre, segua la strada della vincita più alta di oltre 170 milioni di euro che si divisero 70 persone. Oppure la famosa storica del ’98 a Peschici quindi gli allora 33 milioni di euro al cambio, allora si parlava di miliardi di lire, furono divisi da un intero paese. Quindi – conclude – la speranza è questa però vincere anche meno per la gente farebbe molto comodo”.