“E’ importante capire che non è un problema del singolo giocatore, ma riguarda altre dieci persone: famiglia, datori di lavoro, il collega che ti copre al turno notturno mentre giochi”. Sono le parole di Franco Milani, dirigente del dipartimento Salute mentale e dipendenze di Regione Lombardia, pronunciate a margine dell’incontro ‘Costi sociali del gioco d’azzardo problematico’, che si è svolto all’Università Milano-Bicocca per presentare la prima ricerca scientifica sui “costi esterni” dell’azzardo, realizzata dal Centro studi e ricerche consumi e dipendenze, in collaborazione con Federserd e l’ateneo milanese. E’ di 2,7 miliardi di euro la stima dei costi sociali fatta dai ricercatori. Il tema dell’Italia nella conferenza è stato affidato a Fabio Lucchini, sociologo dell’ateneo milanese, che ha spiegato che gli stessi dati sui giocatori problematici sono variabili. Se l’industria del settore a livello globale per il sociologo Lucchini vale “450 miliardi di euro secondo le stime”, l’Italia è stata considerata dall’Economist “la quarta nazione per spesa complessiva”. Lucchini ha fornito dati ancora diversi sui costi sociali di scommesse e simili nella penisola, confrontandoli con ricerche internazionali condotte in Germania, Australia e citando una stima che ha applicato al Bel Paese un modello già sperimentato in Svizzera. Al momento, l’assessorato alla Sanità sta trattando proprio con erogatori privati per stanziare 1,5 milioni degli 8 milioni ricevuti dal governo centrale nell’ambito del Piano nazionale sul gioco d’azzardo. Un altro milione e mezzo andrà a diagnosi e terapie, mentre cinque milioni saranno destinati alla prevenzione. cdn/AGIMEG