Alessandro Di Bella, direttore da più di 10 anni del settore padel del Circolo Canottieri Aniene, è uno dei tre italiani che hanno contribuito maggiormente a far conoscere e sviluppare il padel nel nostro paese. Gli altri due sono Gianfranco Nirdaci, primo presidente del Comitato per il Padel della vecchia FIT (Federazione Italiana Tennis), oggi FITP e Luigi Carraro, attuale presidente della FIP – International Padel Federation.
Alessandro Di Bella è noto nel mondo del padel per la sua passione, per il suo incessante impegno e per la sua capacità di fiutare talenti in questo sport. Hanno giocato e continuano a giocare per l’Aniene campioni del calibro di Federico Chingotto, Gemma Triay, Martin Di Nenno, Carolina Orsi, Lucas Bergamini, solo per citarne alcuni. L’Aniene del padel sotto la sua guida ha vinto 10 scudetti del campionato italiano della serie A di Padel.
Alessandro parlami della tua passione per il padel?
È una passione che inizia nel 2008, quando al Circolo Aniene viene realizzato un campo da padel. Se devo essere sincero non mi sono subito appassionato a questo nuovo sport, proprio Gianfranco Nirdaci ha fatto sì che io cambiassi opinione. Gianfranco ha radunato un gruppo di amici e si è partiti, poi si è agganciato al gruppo dei bolognesi delle Molette, preesistente, e da lì ha creato il Comitato padel della FIT.
Ci sono, diciamo, due persone a cui noi tutti amanti del padel dobbiamo tanto, uno è proprio Gianfranco, l’altro è Luigi Carraro. In seguito al conflitto di interessi, in senso buono, tra la gestione del Comitato padel della FIT e la gestione del padel dell’Aniene, Gianfranco lascia la guida del padel dell’Aniene e io ne prendo le redini.
Questo è l’inizio di un grande ‘amore’, dopo essere stato un semplice giocatore di Circolo arrivano i tanti successi come direttore del padel del Circolo Aniene. Mi piace sottolineare che anche mia moglie, Federica, è una grandissima appassionata di questo sport, questo mi fa particolarmente piacere.
Come ti sembra si stia sviluppando il padel in Italia?
Questa è una domanda complessa, ci vorrebbe una giornata intera per rispondere. Intanto direi che la pandemia del 2020 ha, paradossalmente, contribuito a far conoscere il padel. Il padel era uno dei pochi sport che poteva essere giocato, questo gli ha dato una forte ed inaspettata popolarità. Passata la pandemia il padel ha attecchito e molti circoli hanno iniziato a realizzare campi da padel, considera che oggi in Italia ci sono circa 9.000 campi gestiti da oltre 3.000 club, e si è raggiunta la cifra impressionante di praticanti di un milione e mezzo.
Resta ancora qualche difficoltà ad essere seguito a livello professionistico, i soldi che girano sono ancora pochi rispetto a sport più noti, lo so per esperienza diretta occupandomi di alcuni atleti.
Voglio anche ricordare il grande sforzo fatto dalle televisioni, in particolare Sky Sport che fa un lavoro incredibile. Non dimentichiamo l’immenso lavoro svolto dalla Federazione Internazionale, guidata dal mio caro amico Luigi Carraro, questo ha permesso all’Italia di diventare uno dei paesi con il maggior sviluppo del padel al mondo. Sono contento che Luigi sia stato appena rieletto quale presidente della FIP, trovo molto intelligente non cambiare gli uomini che hanno fatto un così meritevole lavoro.
Sei noto nel mondo del padel anche per la tua capacità di fiutare talenti. All’Aniene sono passati Federico Chingotto e Martin Di Nenno, Gemma Triay e Carolina Orsi, questi sono solo alcuni atleti che hanno giocato con voi. Come fai?
Ti ringrazio ma non voglio apparire presuntuoso, direi che sono stato particolarmente fortunato. Devo ringraziare le persone che mi hanno aiutato a raffinare questa capacità, tra queste voglio citare Juan Manuel Restivo, grande amico e prezioso conoscitore del mondo degli atleti nel padel.
Juan mi ha più volte consigliato sulla scelta di atleti, ad esempio Lucas Bergamini e Lucas Campagnolo. Quando mi fece i loro nomi entrambi non giocavano ancora nel circuito più prestigioso, non erano neppure classificati, io li presi a giocare per l’Aniene. Aiutai tutti e due a districarsi con la burocrazia per la procedura di naturalizzazione, poiché dai loro cognomi si intuiscono chiaramente le loro origini italiane.
Per conseguire il passaporto italiano Bergamini passò il mese di Natale in un paesino in provincia di Vicenza, era evidentemente il paese di origine della famiglia, come sai l’iter prevede alcuni controlli da parte della Polizia. Per un brasiliano il clima natalizio del nord Italia non era proprio congeniale alle sue abitudini.
Anche Federico Chingotto decise di prendere la doppia cittadinanza, italo-argentina, e anche lì lo accompagnai per tutta la procedura, divenne uno dei nostri atleti.
Presi a giocare per l’Aniene, sempre su consiglio di Restivo, anche Martin Di Nenno. Martin ebbe un terribile incidente automobilistico nel 2016, non si sapeva se sarebbe stato in grado di tornare a camminare regolarmente, appena si rimise venne a giocare con noi.
Con Gemma (Gemma Triay, ndr) invece fu un po’ più complicato, erano un paio di anni che ci cercavamo ma non si riusciva a concretizzare, poi è entrata a far parte della squadra dell’Aniene e vinse tutto. Divenne in quel periodo la numero uno del ranking mondiale del padel. Mi piace anche ricordare che Gemma conobbe la sua attuale compagna di vita, Carolina Orsi, proprio qui all’Aniene, questo mi fa particolarmente piacere.
Gemma è la prima associata per meriti sportivi nel padel del Circolo Aniene.
Oggi gli atleti che hai citato, Chingotto, Triay, Di Nenno, Bergamini, Orsi, Campagnolo sono ai vertici mondiali del padel. Ci racconti qualche aneddoto legato a loro?
Penso che una delle cose importanti sia far conoscere l’aspetto umano di questi campioni, raccontarli al grande pubblico che li segue. Federico Chingotto è un ragazzo meraviglioso, nelle tante trasferte fatte insieme si è creato un legame di vera e propria amicizia. In tutte queste occasioni ci capitava spesso di giocare a carte tutti insieme, ebbene con Federico non sono mai riuscito a vincere a ‘tressette’, è imbattibile.
Anche con Di Nenno il passatempo erano le carte, Martin mi ha insegnato il gioco cosiddetto ‘Uno’ simile al nostro ma con regole differenti, molto divertente giocato nel modo argentino. Ricordi molto piacevoli del tempo che ho trascorso con loro, siamo tuttora molto amici. Quando passano da Roma cenano spesso a casa mia, conoscono mia moglie Federica e le mie bambine, andiamo allo stadio insieme e giriamo per la capitale alla scoperta delle sue bellezze. Sono molto affezionato a ciascuno di loro.
Alessandro, mi parli del campionato di serie A di padel che si svolge in Italia? Oramai non si contano più le volte che lo avete vinto con l’Aniene.
Intanto voglio ringraziare tutto lo staff dell’Aniene, poiché la vittoria è sempre di squadra. Ho sempre pensato che tutti gli elementi, dal fisioterapista ai magazzinieri, dal direttore tecnico al capitano, sono determinanti per ottenere il successo. La serie A oggi è diventata meno importante, non voglio nasconderlo, e anche la Federazione ha posto una minore attenzione.
I motivi probabilmente li troviamo nel fatto che i tornei internazionali, come il Major di Roma, il P1 di Milano o il P2 di Genova e molti altri hanno una grande capacità di dare spettacolo e attrarre consensi. La serie A è sicuramente servita in passato per far conoscere i grandi campioni di padel che venivano a giocare per i vari circoli, oggi non è più il veicolo principale. Mi piace aggiungere che l’Aniene ha sì vinto tutte le dieci edizioni della serie A, ma ha sempre trovato degli avversari molto ben preparati e altrettanto forti.
Oggi l’Aniene disputa solo il girone femminile per una scelta ben precisa, stiamo lavorando sul settore maschile per far crescere una nuova generazione di giovani atleti, mi auguro che in futuro possano cimentarsi in questo campionato.
Nella squadra femminile tra le altre abbiamo quattro atlete formidabili, reduci dalla conquista del bronzo ai Mondiali in Qatar, Carolina Orsi, Chiara Pappacena, Giorgia Marchetti e Lorena Vano. È parte integrante della nostra squadra anche Saverio Palmieri, assistant coach di Marcela Ferrari, direttore tecnico delle nazionali azzurre del padel.
Mi dai una tua opinione sul fatto che in finale arrivano spesso gli stessi giocatori?
Guarda, credo sia molto legato ai periodi di forma dei singoli giocatori, senza togliere nulla a Coello e Tapia, formidabile coppia di campioni. Nella finale del Major di Roma, ad esempio, Ale Galan e Federico Chingotto hanno dominato contro Arturo Coello e Agustin Tapia. Ti ripeto, secondo me è molto legato alla forma fisica del momento e alle condizioni del campo nel quale si gioca, a Parigi faceva piuttosto freddo. Resta il fatto che le due coppie in cima al ranking, Coello/Tapia e Chingotto/Galan, sono di una spanna sopra le altre.
Aggiungo che ci sono nel circuito pochi giocatori di sinistra veramente forti, Galan e Tapia sono di un’altra categoria in mezzo ad un mare di giocatori forti, loro oggi fanno la differenza. Belasteguin e Navarro erano formidabili in quel ruolo ma, il primo si ritirerà quest’anno ed il secondo inizia a non essere più giovane. Mentre a destra sono 4 o 5 i giocatori di quel livello, Coello, Chingotto, Di Nenno e Lebron, tra questi. Vedo crescere bene alcuni atleti giovani, da Miguel Yanguas a Leandro Augsburger, da Juanlu Esbri allo stesso Lucas Bergamini.
Come si sta preparando l’Aniene del padel alle prossime sfide?
Intanto vogliamo continuare a supportare tutti i nostri atleti, vorrei citare tra tutti Giorgia Marchetti. Giorgia ha avuto un’annata incredibile, partiva da una posizione nel ranking mondiale intorno al settantesimo posto oggi occupa la 47esima posizione, questa per noi è una grande soddisfazione. Ci sono Carolina Orsi e Lorena Vano che stanno facendo molto bene, anche diversi ragazzi della nostra scuola stanno sbocciando, insomma vedo un futuro roseo per il padel all’Aniene. Il mio sogno è tirare fuori dal nostro vivaio di giovanissimi una giocatrice o un giocatore che possa arrivare ai vertici di questo bellissimo sport.
Parliamo dei Mondiali di padel in Qatar, come ti sono sembrati?
Penso sia stato uno dei grandi successi della FIP guidata da Luigi Carraro. Probabilmente in futuro si disputeranno in luoghi con più pubblico, però era anche giusto disputarli in un paese che ha dato una grande mano economica a questo sport.
Trovo molto bello vedere compagni diversi giocare insieme, dovuto ovviamente alla nazionalità rappresentata.
È stata una manifestazione organizzata in maniera impeccabile ed ha offerto uno spettacolo incredibile. Grandi soddisfazioni sono arrivate dalla Nazionale italiana femminile che ha vinto il bronzo e la Nazionale maschile non ha demeritato arrivando quarta.
Attendo con trepidazione, ma sono convinto che Luigi Carraro non ci deluderà, di vedere un Mondiale in Italia, e perché no il padel alle Olimpiadi. js/AGIMEG