“Nei primi 10 mesi del 2013 sono stati confiscati in tutta Italia 4277 beni per un valore di 2 miliardi e 877 milioni di euro e siamo riusciti a mantenere sul mercato sia le aziende sequestrate che confiscate”. Sono i risultati che lo Stato ha ottenuto aggredendo i patrimoni delle organizzazioni mafiose, secondo quanto ha riferito la scorsa settimana il ministro dell’Interno Angelino Alfano in un’audizione della Commissione Antimafia che si è tenuta riunita alla prefettura di Milano.
Alfano ha disegnato una geografia della mafia al Nord: la Lombardia vanta 1187 beni confiscati, il 26% dei valori immobiliari nazionali, per un valore di 3 miliardi di euro solo nel 2013 “dove la ‘ndrangheta ha riprodotto lo schema autoctono, un vero e proprio mandamento di locali, con una forte dipendenza dalla casa madre reggina, vero e proprio centro propulsore. Anche a Torino, Biella e Vercelli c’è una presenza pervasiva della mafia calabrese che, in Piemonte e Lombardia, occupa una posizione preminente nel traffico di stupefacenti”.
Seguono gli appalti pubblici, traffico di armi ed estorsioni. In Emilia-Romagna e Liguria, ha evidenziato il ministro dell’Interno, “c’è un’attitudine all’inserimento mafioso nel commercio. In particolare, in Emilia la ‘ndrangheta, la camorra legata al clan dei Casalesi e Cosa Nostra si dedicano all’estorsione nel settore dell’edilizia e al gioco clandestino con la gestione di bische”.
Genova è il regno di Giuseppe Madonia, vertice di Cosa Nostra, attivo nel traffico di stupefacenti, estorsione ed usura. In Veneto, ha evidenziato il ministro, “le organizzazioni criminali mafiose non sono radicate anche se operano nell’edilizia, nel settore delle energie rinnovabili e nei cantieri navali”. Altro settore sotto attacco dalle mafie in tutta la Penisola è quello agroalimentare, da sempre il più redditizio, con un indotto di 14 miliardi di euro. lp/AGIMEG