E’ una situazione in peggioramento quella che vede coinvolto il nostro Paese. Dopo alcune settimane in cui l’Italia era riuscita a rimanere “pulita”, l’aumento dei contagi, dovuti in gran parte alla variante Delta, ha di nuovo fatto scattare l’allarme.
Ecco quindi finire in zona “rossa” le due isole maggiori, Sicilia e Sardegna, mentre finiscono in zona “arancione” Lombardia, Liguria, Veneto, Provincia Autonoma di Trento, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Campania e Calabria. Si salvano invece in zona “verde” Valle d’Aosta, Piemonte, Provincia Autonoma di Bolzano, Friuli Venezia Giulia, Abruzzo, Molise, Puglia e Basilicata.
Questa è la fotografia scattata nell’ultima settimana dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) che ha aggiornato i colori dei Paesi europei.
I parametri stabiliti dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie prevedono il passaggio da una zona all’altra prendendo in considerazione il numero di casi ogni 100.000 abitanti e il tasso di positività del virus in relazione al numero di tamponi effettuati. La zona rossa scatta in automatico nel momento in cui, nei 14 giorni precedenti, si sono registrati tra i 75 e i 200 casi ogni 100.000 abitanti con un tasso di positività pari o superiore al 4%, o nel caso in cui vi siano più di 200 contagi ogni 100.00 abitanti. Con più di 500 contagi ogni 100.000 abitanti si finisce nella zona rosso scuro.
Si tratta di parametri che non incidono sulle valutazione del Ministero della Salute che utilizza valori diversi per il cambiamento di colore delle regioni e territori italiani. Ma sono comunque parametri che danno l’idea di come sta evolvendo la situazione di emergenza sanitaria.
Ricordiamo che una eventuale entrata in zona “rossa” comporta questi provvedimenti:
- Si fermano tutte le attività non essenziali. Restano aperti supermercati, negozi di generi alimentari e farmacie. Ovviamente saranno sempre possibili gli acquisti online.
- Chiusi anche bar, ristoranti, pasticcerie e gelaterie che potranno fare consegna a domicilio e asporto (fino alle 22 e con divieto di consumazione del cibo anche nelle immediate vicinanze). Quindi sarà possibile spostarsi fino alle 22 per comprare cibo da asporto da consumare a casa. Per bar e locali senza cucina e per quelli che fanno vendita al dettaglio di bevande l’asporto non è possibile dopo le ore 18.
- Chiusi anche i musei, le mostre e le altre attività culturali. Restano aperte le biblioteche su prenotazione e gli archivi. Chiuse sale giochi, sale scommesse e sale bingo.
- Restano aperte le industrie. I datori di lavoro pubblici limitano la presenza del personale nei luoghi di lavoro per assicurare esclusivamente le attività che ritengono indifferibili e che richiedono necessariamente tale presenza.
- Anche in zona rossa saranno in presenza le scuole dell’infanzia, la scuola primaria e le tre classi medie. Per le superiori l’attività in presenza sarà garantita per una percentuale di studenti compresa tra il 50% e il 75% (si deciderà in base ai contagi e alla presenza di varianti).
- Vietati gli spostamenti in entrata e in uscita dai territori e la mobilità all’interno delle Regioni (in entrata e uscita dal Comune di residenza e all’interno del proprio comune se non per motivi di lavoro, malattia o estrema urgenza). Sarà sempre possibile il rientro al proprio domicilio o residenza. Gli spostamenti turistici saranno possibili anche verso altre Regioni con il Green Pass
- Sospese le attività sportive dei centri all’aperto, tutti gli eventi e le competizioni organizzati dagli enti di promozione sportiva.
- Sempre possibile l’attività motoria nelle vicinanze della propria abitazione con mascherina e da soli e l’attività sportiva svolta all’aperto e individualmente, anche con la bicicletta.
- Sono sospesi tutti i servizi alla persona tranne barbieri, parrucchieri, lavanderie e pompe funebri.
- Il personale pubblico farà in presenza unicamente le attività che la richiedono, usando per il resto unicamente lo smartworking.
- Gli spostamenti verso Comuni diversi da quello in cui si abita sono vietati, salvo che per specifiche esigenze o necessità fra questi andare a fare la spesa anche in un altro Comune vicino se il proprio Comune non dispone di punti vendita o se nel Comune vicino al proprio ci sono maggiori disponibilità anche in termini di maggiore convenienza economica.
lp/AGIMEG